SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Alla fine la sconfitta del Sì al referendum, e con esso di una parte consistente del Pd, potrebbe non essere la débacle che tanti hanno dipinto. Le recenti cronache politiche parlano infatti di un vertice dei renziani doc (Boschi, Orfini, Lotti e lo stesso Renzi) in cui sarebbe emersa la strategia del premier di puntare alle elezioni anticipate, sfruttando il 40% fresco fresco del referendum. Con l’Italicum infatti questi numeri, anche se non confermati pienamente, avvicinerebbero il Pd al Graal del premio di maggioranza fissato al 37% . O in ogni caso avrebbero fatto del 4 dicembre una grande prova generale di ballottaggio.

Resta da vedere cosa uscirà dalla direzione nazionale del partito. Sul referendum si era puntato molto, se non tutto, e i “dalemiani” potrebbero mettersi di mezzo. Certo però che se la linea renziana dovesse rimanere la più forte e sopravvivere anche al congresso di gennaio, la tentazione di giocarsi quel 40% guadagnato al referendum, e da spartire con nessuno, sarebbe fortissima.

Ed è quello che pensa anche un “renziano” della prima ora come Tonino Capriotti, consigliere Pd a San Benedetto che ritiene che, con il referendum “questo Parlamento ha concluso la sua missione” auspicandosi il voto “il prima possibile”.

Ovviamente con le modifiche all’Italicum ordinate dalla Corte costituzionale per l’elezione del Senato. Ipotesi a cui anche Grillo strizza l’occhio, pensando di potersi accaparrare buona parte del restante 60%. Ma per il democratico Capriotti “non bisogna avere paura della democrazia” e l’apertura di Grillo “è un’occasione che va colta al volo” secondo il consigliere che alla fine individua anche una lezione dalla sconfitta al referendum: “gli italiani chiedono un cambiamento più profondo e serio”.