GROTTAMMARE – Giornata conclusiva dedicata al “Mese della Partecipazione” quella del 1 dicembre, in cui viene trattato il delicato problema delle barriere architettoniche.

Intervenuti alla conferenza: il sindaco di Grottammare Enrico Piergallini, il consigliere delegato alla partecipazione e all’innovazione tecnologica Stefano Novelli, gli architetti Liliana Ruffini, Elisabetta Schiavone e Laura Cennini, oltre ad alcune scolaresche e ai familiari di persone diversamente abili.

Interviene innanzitutto il sindaco Enrico Piergallini: “Dobbiamo iniziare a guardare la città partendo dalle esperienze personali dei cittadini, in tal modo ci accorgeremmo di quanto siano diffusi, ma soprattutto apparentemente invisibili, gli ostacoli presenti per le vie della città. Dobbiamo collaborare anche con i funzionari che lavorano fuori dal comune, in modo da rendere gli interventi pubblici mirati. Abbiamo avviato un programma d’intervento suddiviso in 10 punti d’azione, che portino all’eliminazione di tutte quelle barriere che ostacolano il collegamento tra i vari punti nevralgici della città. 10 i chilometri interessati, ogni anno dedichiamo una cifra presente nel bilancio, da destinare agli interventi principali, individuati,soprattutto, raccogliendo le opinioni dei cittadini che maggiormente risentono di questi ostacoli. Due sono le vie capostipiti del progetto di eliminazione delle barriere architettoniche: Via Dante Alighieri e Via Laureati”.

Interviene in seguito il consigliere Stefano Novelli: “Oggi Grottammare assume una funzione educatrice, soprattutto riguardo al tema del confronto e della tutela della disabilità. La costruzione, soprattutto in una città, è efficace se fondata sulla dialettica tra cittadini e istituzioni, punto di arrivo del turismo sostenibile”.

L’architetto Elisabetta Schiavone del Cerpa (Centro europeo di ricerca e promozione dell’accessibilità), sostiene poi l’importanza dell’accessibilità: “che deve essere trattata come argomento globale. E’ vero che da un lato, queste esigenze nascono con la disabilità, connessa alla partecipazione, ma dobbiamo tenere presente il concetto di diversità, coinvolgendo così le difficoltà di tutti i cittadini. L’immagine dell’assistenza va di pari passo con la tecnologia e con l’evoluzione dei servizi pubblici; se l’accessibilità manca, la comunità deve investire in servizi che la permettano (abbattere gli ostacoli, ma anche, agevolare i servizi utili). L’approccio di un architetto è anche quello di disegnare una città accessibile e sicura. Le barriere non sono soltanto costituite da servizi e strutture non usufruibili da tutti i cittadini, ma possono anche concretizzarsi nella scarsa manutenzione o nella mancanza di sicurezza”.

Interviene in seguito l’Architetto Laura Cennini, presidente club Unesco di San Benedetto del Tronto: “Per intervenire su queste problematiche, bisogna saper vedere, prima di intervenire. Grazie agli occhi delle persone che presentano difficoltà (disabili, anziani, ciechi, ecc) riusciamo a capire quanto un luogo sia accessibile e quanto un servizio sia affidabile. La diversità è un criterio atto a evitare che vengano trascurate alcune necessità, nella costruzione di opere o nell’installazione di servizi pubblici. Saper vedere, va di pari passo col saper chiedere, per questo motivo esortiamo i cittadini a far presenti le proprie esperienze, in modo da focalizzare tutte le loro esigenze”.