SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Amici mai, cantava Antonello Venditti. Anche se il cantautore romano si riferiva alla possibilità di compiere il passo tra amicizia e amore, il brano è utilizzabile anche per rappresentare l’eterna divisione del Partito Democratico sambenedettese che lo immaginiamo diviso in due poli, perennemente opposti, costituiti da Margherita Sorge e Paolo Perazzoli.

Divisi già nella precedente amministrazione Gaspari per la posizione della consorte di Perazzoli, Loredana Emili, divenuta una “Diversamente democratica” per i contrasti insanabili con l’ex sindaco e la sua giunta, la frattura è poi esplosa alla luce del sole nelle primarie comunali dello scorso 6 marzo, con la clamorosa affermazione di Perazzoli proprio ai danni di Margherita Sorge e di Antimo Di Francesco. Quasi 2500 preferenze per l’ex sindaco, che staccò nettamente non solo gli altri due principali contendenti ma l’intero “alto comando” democratico, che forse si pentì, già dalla mattina del 7 marzo, di non aver scommesso su un solo cavallo.

Fu quella la vittoria di un underdog, continuando nel solco e nel gergo delle corse, il trionfo di chi per anni, “anni duri” commentò proprio la Emili in quei giorni, dev’essersi sentito ai margini del progetto democratico. E finalmente capace di una rivincita, la cui proporzione fu testimoniata per esempio dalle magliette, una la indossò anche Marco Curzi, con scritto “Game Over”. Non proprio un clima da partita amichevole, come la competizione alle primarie idealmente dovrebbe essere.

Pur “ebbro” per la rivincita ottenuta però, lo stesso Perazzoli si premurò, fin da subito, di aprire il più possibile all’interno del centrosinistra,  (parlò di “squadra ampia” la sera della vittoria) conscio che la vera partita si sarebbe giocata alle elezioni, dove il rancore degli sconfitti poteva essere pericoloso. Tutti sappiamo come è andata e lo stesso Perazzoli sfiorò soltanto l’elezione a sindaco al primo turno per poi essere azzoppato nel ballottaggio successivo, a favore di Piunti. Facile immaginare che alle urne una parte del suo partito abbia preferito il candidato berlusconiano. Anche perché lo stesso Perazzoli di dietrologia sull’argomento ne ha fatta tanta (celebre la frase “con le preferenze ci incartate il pesce”). E mai particolari smentite sono arrivate sulla questione.

Il referendum costituzionale del 4 dicembre adesso, vede di nuovo Perazzoli contro gran parte del suo partito, anche se lo stesso Perazzoli non è il solo, all’interno del Pd, a sponsorizzare il NO. Anzi, in tanti della minoranza di sinistra sono espressamente a favore del NO. Purtuttavia l’ex consigliere regionale è indubbiamente la figura più rappresentativa e anche attiva su quel fronte.
Allo stesso modo dall’altra parte, a spingere per il Sì, vi è una folta rappresentanza tra cui i consiglieri comunali Maria Rita Morganti, Tonino Capriotti e Antimo Di Francesco. Vi è però tra i più assidui sostenitori anche Margherita Sorge, coordinatrice comunale del comitato Basta un Sì.

Dunque all’interno del Pd sambenedettese, anche nel grande voto del 4 dicembre un ruolo da protagonisti, i due eterni contendenti Perazzoli e Sorge, se lo sono ritagliato ancora una volta, e ancora una volta sarà una sfida. Sfida che potrebbe essere l’ultima da “finti amici” però, perché dopo il voto del 4 dicembre, vada come vada, niente sarà più come prima. L’eventuale prevalenza del NO sul tema referendario su cui Renzi ha fatto “all-in” prefigurerebbe uno tsunami politico di portata nazionale che difficilmente risparmierebbe qualche “onda” in riva all’Adriatico e a quel punto la dottoressa, senza cariche istituzionali e sconfitta anche ai “supplementari” del referendum, potrebbe pure decidere di salutare tutti.

Dall’altra parte la vittoria del Sì metterebbe ancora più in bilico la posizione di chi già, come Perazzoli, non si sente particolarmente “di compagnia” tra i banchi del Consiglio Comunale. In ogni caso, comunque vada, è difficile che il Pd non perda pezzi. Bisognerà vedere chi, tra i due, sarà costretto a compiere il passo d’addio.