SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il 25 novembre, giornata internazionalmente dedicata all’eliminazione della violenza contro le donne, ha visto l’Amministrazione comunale impegnata con due iniziative di psicoeducazione volute dall’assessore alle pari opportunità Antonella Baiocchi.

Venerdì 25 novembre alla Palazzina Azzurra, nella splendida cornice offerta dalla mostra delle fotografie Vito Sforza dedicate al tema, si è parlato di “Gelosia e Possesso”: con il coordinamento della consigliera Brunilde Crescenzi, sono intervenuti la psicanalista e scrittrice Pascale Chapaux Morelli (che ha parlato di “Manipolazione affettiva”), l’antropologa Maria Rita Bartolomei (che si è espressa su “Possesso e onore” ) e l’assessore alle pari opportunità Antonella Baiocchi, in veste di psicoterapeuta e criminologa.

Sabato 26 novembre, all’Auditorium Comunale, moderato dalla giornalista Laura Ripani, si è tenuto un confronto pubblico che ha visto riunite le rappresentanti delle maggiori istituzioni preposte alla tutela e alla promozione delle pari opportunità: il Prefetto Vicario di Ascoli Piceno Anna Gargiulo; Meri Marziali, presidente Commissione Pari Opportunità della Regione Marche; Maria Antonietta Lupi, presidente Commissione Pari Opportunità della Provincia di Ascoli Piceno; Franca Maroni, Consigliera della commissione regionale Pari Opportunità; Paola Petrucci, consigliera di Parità della Provincia; Francesca Rossi Bollettini, presidente Club Soroptimist International di San Benedetto; Alessandra Ascolani, vicepresidente dell’associazione A.Pro.S.I.R..

Particolarmente toccante ed originale è stato l’evento di sabato 26, al quale ha presenziato un folto gruppo di studenti di quinta e quarta superiore di varie scuole: non si è trattato di una classica conferenza, ma si è offerta la narrazione di un toccante racconto di un femminicidio. La voce narrante di una improvvisata e sorprendente attrice, la signora Mara Vena, volontaria dell’associazione A.Pro.S.I.R., ha trasportato tutti i presenti nei tormenti di Luca, un giovane che, non tollerando l’abbandono, all’ultimo tentativo di convincere la sua amata a non lasciarlo si macchia di un femminicidio.

“Con questo racconto – spiega l’assessore Baiocchi – abbiamo cercato di arrivare al cuore dei giovani con un sistema a loro più consono. Facendoli immergere nella vita del protagonista, abbiamo voluto far comprendere che la violenza non ha nulla a che fare con l’essere ‘maschio’, ma con l’educazione: la prevaricazione e la violenza (da chiunque siano esercitate, donne e uomini) non sono frutto della “cattiveria”, intesa come “nascere con un animo ostile”, né di particolari turbe genetiche, ma spessissimo si sviluppano in chi, da piccolo, a sua volta è stato ferito, subendo o assistendo a violenza. Si apprende ad “amare” così come si è stati amati – prosegue l’assessore – e si può uscire da questa situazione con un capillare lavoro di “bonifica” degli equivoci con mirati interventi di psicoterapia. Dall’altro lato – è la conclusione dell’assessore – è indispensabile operare una vera e propria alfabetizzazione dal basso, iniziando da famiglie e scuole, perché i primi da alfabetizzare sono gli adulti di riferimento che hanno la responsabilità delle modalità relazionali che i più piccoli apprendono”.