Le città italiane, da qualche settimana, sono coperte da manifesti pubblicitari che esaltano il risparmio conseguente la revisione della Costituzione. L’argomento in sé non è esaltante e volgarmente populista (questo sì), ma vale la pena anche sorridere con una pillolina del NO che dimostra come questo argomento, oltre che usato a fini meramente propagandistici, sia anche inesistente.

Diversi studi stimano un taglio di 49 milioni dalla modifica del Senato e 9 milioni dall’abolizione del Cnel.

Ebbene, nel “combinato disposto” di revisione costituzionale e nuova legge elettorale, si è previsto il turno di ballottaggio per decidere la forza che avrà la maggioranza alla Camera dei Deputati.

Posto che le elezioni si svolgano alla scadenza naturale della legislatura (5 anni) e non che, magari, accada di votare con data più ravvicinata (eventualità possibile), il costo del turno di ballottaggio prospettato, se si vota in un solo giorno, è stimato in 300 milioni di euro.

Spalmare questo costo di ballottaggio sui 5 anni di legislatura implica un aggravio dei costi di 60 milioni l’anno, praticamente la cifra che si risparmierebbe nelle intenzioni della Renzi-Boschi.

Si tratta solo di un esempio scolastico ma utile a far capire, a chi dice “tanto qualcosa è“, che non ci sarà neanche quel qualcosa.