SA BENEDETTO DEL TRONTO – Si tratta forse di una delle figure d’organigramma più vecchie nel calcio, vecchia almeno quanto la stessa storia di questo sport. Stiamo parlando della figura del segretario, conosciuta già dal 19° secolo quando il secretary dei primi club inglesi era praticamente un factotum, il punto di riferimento se non l’intero concetto stesso di dirigenza. Allo Sheffield United, glorioso club d’oltremanica fondato nel 1889, si hanno notizie infatti di un secretary, o segretario, rimasto in sella per oltre 40 anni, tal John Nicholson.

L’evoluzione di questo sport ha portato con sé anche una parallela evoluzione dei suoi aspetti organizzativi e la figura del segretario factotum è andata via via scomparendo tra le maglie di organigrammi societari sempre più complessi e il segretario di un club di calcio, oggi, può essere paragonato per mansioni a quello di un ufficio. Con le dovute differenze però, visto che dal lavoro di un segretario dipendono a volte le sorti sportive di una squadra perché è lui per esempio che tiene saldi i rapporti istituzionali, con la Federazione in primis, e il trattamento di squalifiche, rimborsi, multe, ripescaggi e iscrizioni spesso passa dalle sue mani.

La Sambenedettese sotto questo profilo ha una situazione sui generis che si è venuta a creare con l’arrivo dei Fedeli, i quali hanno portato da Rieti Giancarlo Palma che, assumendo il ruolo di Segretario Generale, è andato ad affiancare il totem rossoblu Nazzareno Marchionni (da decenni in società).

Giancarlo Palma, professione Segretario Generale, si presenti e ci spieghi il suo approccio al mondo del calcio.

“Sono nato a Roma e ho 64 anni, sono sposato da quasi 40 con due figli maschi e un nipote. Mi sono avvicinato a questo mondo nel 1986 quando mi trasferii a Rieti da Roma perché l’azienda per la quale lavoravo, che produceva spazzole e spazzolini, spostò lì la produzione. Iniziai delle collaborazioni ma è nel 1990 che assunsi per la prima volta il ruolo di segretario per l’Alba Rieti, società che militava in promozione all’epoca e che, fondendosi col Reti Calcio, mi ha permesso di entrare nell’organigramma di quest’ultima, nel quale sono rimasto per 20 anni, anche se per i primi due o tre non ero il segretario generale, bensì un responsabile del settore giovanile.”

E’ lì che ha conosciuto Franco Fedeli…

“Sì lui ha rilevato il Rieti nel 2013 e l’anno dopo fummo ripescati in Serie D, un ripescaggio di cui io e Andrea Gianni fummo gli artefici principali visto che si trattò di un ripescaggio certamente giusto ma la cui prassi era sfuggita a molti. L’anno successivo poi perdemmo i play-off contro il Castelfidardo e fu una brutta pagina che non nego di aver in parte vendicato con la vittoria dello scorso anno della Samb.”

Perché è finita l’avventura della proprietà a Rieti?

“A Rieti la situazione era diventata un po’ statica, la squadra non ha un grosso pubblico, ma la goccia che fece traboccare il vaso fu una dinamica col comune laziale per una questione di vecchi conti. Franco Fedeli era disponibile a versare quanto doveva ma non accettava di pagare quanto spettasse ad altri. D’altronde lui è fatto così, ha dei saldi principi, paga tutto ciò che deve e ci tiene moltissimo a farlo, ma non chiedetegli di dare ciò che non deve.“

Dopo venti anni la scelta di seguire la famiglia Fedeli a San Benedetto, è stata dura staccarsi?

“Premesso che abito ancora a Rieti, è stato in ogni caso difficile andare via perché un pezzo di cuore era lì, ci sono stato 20 anni prendendo anche un riconoscimento alla carriera nel 2014 dalla FIGC per la lunga militanza diciamo. Forse però, dopo tanti anni mi ero appiattito e venire qui mi ha fornito nuovo entusiasmo. Il presidente poi, che è un continuo pungolo perché vuole essere informato su tutto, è un fattore per mantenere alti gli stimoli.”

 

Cosa fa un segretario in una squadra di calcio?

“A Rieti ero un po’ un tuttofare e mi occupavo anche degli aspetti che usualmente attengono a un Team Manager mentre qui ho trovato la collaborazione di Nazzareno Marchionni, di grande esperienza e una persona squisita che si occupa della parte sportiva mentre io curo soprattutto quella amministrativa. E’ un aspetto importante, soprattutto con un presidente come Franco Fedeli perché è molto esigente e ci tiene pesantemente al fatto che tutto sia in regola. Nel giorno della gara poi ho altre mansioni che attengono all’accoglienza degli arbitri e degli ispettori federali, un compito che richiede cura dei rapporti, sempre improntati sul rispetto.”

Quali sono le qualità che deve avere un Segretario Generale?

“Innanzitutto calma, e poi pazienza perché si ha a che fare ogni giorno con persone dal carattere diverso, tra proprietà, calciatori e dirigenti visto che ognuno ha il suo carattere. Occorre anche diplomazia perché ci sono tanti rapporti istituzionali da mantenere. A questo si aggiunge una necessaria conoscenza della burocrazia e delle carte federali, che sono fondamentali per questo lavoro.”

Quale futuro vede per la Samb con questo assetto societario?

“Credo che con queste ultime notizie, mi riferisco al supermercato che il presidente vuole aprire in città, ci siano segnali positivi per tutti. Vuol dire che ha visto un ambiente giusto per stabilizzarsi e fare calcio. San Benedetto è una città laboriosa in cui si può fare davvero calcio, si parla molto di Serie B e crescere per il futuro è certamente un nostro obiettivo, non siamo qui certo per andare in Eccellenza. Per la Serie B occorreranno una serie di concatenazioni che coinvolgono squadra, dirigenza e anche un po’ di fortuna secondo me.”