SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dopo dieci anni scompare dalla Riviera un appuntamento che era ormai diventato consueto durante il periodo natalizio.

Stiamo parlando del Palanatale. Contenitore di eventi musicali e artistici, situato in piazza Mar del Plata a San Benedetto del Tronto, che radunava puntualmente una grande massa di giovani provenienti dalla provincia di Ascoli ma anche dal resto delle Marche e dal vicino Abruzzo.

Nel 2010 l’evento era gestito da Piceno Eventi ma l’anno seguente l’organizzazione fu condotta dalla cooperativa “O.per.O”. Nella tensostruttura si sono susseguiti concerti di vario genere musicale ma anche intrattenimento, arte e animazione per bambini.

L’amministrazione comunale sambenedettese, un paio di settimane fa, ha comunicato alla cooperativa “O.per.O” la decisione di non dare vita al Palanatale 2016. Abbiamo incontrato a tal proposito Paolo Miti, promotore principale dell’evento natalizio, per chiedere considerazioni sulla vicenda.

Paolo, quando hai saputo che il Palanatale non avrebbe avuto seguito a San Benedetto?

“Durante il Maremoto, ad agosto, già si vociferava che il Palanatale non si sarebbe fatto. Un paio di settimane fa l’assessore Pierluigi Tassotti mi ha comunicato, di fatto, l’ufficialità”.

Qual è stata la motivazione?

“Mi ha detto che quest’anno puntano ad investire su altri target e veicoli per gli eventi natalizi. Una sorta di cambio di strategia”.

Le tue reazioni quali sono state?

“Un pò me l’aspettavo. Naturalmente mi dispiace. Per me si perde un punto di riferimento importante per i giovani delle Marche e dell’Abruzzo. Giungevano anche molti studenti sambenedettesi che studiano fuori città per poter passare insieme ai propri coetanei le serate di festa tra musica e svago. Il Palanatale nel corso degli anni aveva ospitato personaggi musicali importanti ma non solo. Abbiamo dato spazio a Giorgio Montanini (comico, conduttore e attore di Fermo) che all’epoca non era ancora noto come adesso e abbiamo avuto l’onore di ospitarlo nuovamente. E’ stata data la possibilità agli amanti della musica di ogni genere di assistere a concerti di artisti affermati ed emergenti. Negli anni abbiamo dato voce a mostre artistiche e fotografiche, al teatro dialettale e all’animazione per i bambini. Mi dispiace anche perché quel tipo di struttura consentiva di fare cose di alto livello, non semplici per San Benedetto nel periodo invernale. Le buonissime presenze che riscontravamo lo testimoniano”.

Quando pensi ai Palanatale passati, cosa ti viene in mente?

“Tanti bellissimi ricordi. Sono molto fiero delle serate dedicate alla musica elettronica. Ospiti importanti come Alex Neri dei Planet Funk in un dj-set esclusivo e Boosta dei Subsonica solo per citarne alcuni. Inoltre concerti di gruppi che all’epoca erano emergenti e ora sono affermati nel panorama nazionale come i Nobraino, Lo Stato Sociale e La Rua. Per non parlare della Bandabardò, giunti nell’ultima edizione: 1400 paganti in un martedì sera di dicembre. Abbiamo ospitato il Montelago Celtic Festival, manifestazione molto importante. Eventi musicali conditi da Rap e Reggae. Le serate di capodanno ‘vintage’ con gruppi rockabilly. Ci sono stati edizioni in cui dovevamo aprire i tendoni per contenere la folla. Sto scordando sicuramente di citare altri personaggi ed eventi ma staremmo ore e ore a ricordare”.

So, però, che vuoi dedicare una menzione speciale.

“Esatto. Non posso non citare i numerosi ZapFest allestiti dal grande Marco ‘Zap’ Mignini. Lavori magnifici organizzati dall’associazione Implacabile e il Centro Giovani Giacomo Antonini. Serate a tema che vedevano protagonisti numerosi musicisti del nostro territorio dal talento immenso. Una vetrina importante per loro e meritata data la loro bravura. Sono riusciti, ad ogni edizione, a coinvolgere con tre ore di musica e intrattenimento il pubblico che giungeva numeroso al Palanatale: parliamo di 2 mila presenze“.

Quindi possiamo considerare morto il Palanatale?

“Beh, a San Benedetto sicuro. Però posso anticiparvi che siamo in trattativa per farlo ‘rinascere’ da un’altra parte. Tra fine novembre e inizio dicembre dovremmo avere importanti novità a riguardo. Molti Comuni si sono interessati a noi: varie persone sono venute al Palanatale e sono rimaste affascinate dall’evento. Alcune di queste ci hanno chiesto di organizzarlo da loro. Staremo a vedere”.

Qualcuno vocifera che il cambio di amministrazione (e ‘colore’) abbia agevolato la cancellazione del Palanatale.

“Per me sono solo illazioni. Create ad arte e fomentate anche da vari organi di stampa. Non credo a questa motivazione, sarebbe assurda e controproducente per tutti. Semplicemente il Comune ha voluto puntare su altri target non credendo più nel nostro progetto. Ci può stare anche se dispiace. Sappiamo che i costi per manifestazioni come il Palanatale possono essere alti per un’amministrazione. Gli investimenti devono essere valorizzati e dati credendo nel progetto. A San Benedetto, quest’anno, hanno mirato a fare altro. Prendiamo atto e andiamo avanti“.

Hai rimpianti riguardo al Palanatale?

“Rimpianti no. Sarebbe stato bello poter continuare e ampliare il Palanatale coinvolgendo nel progetto altre associazioni della Provincia che però non hanno voluto aderire. L’unità, si sa, porta più risorse e di conseguenza eventi importanti. A San Benedetto, infatti, c‘è difficoltà nell’allestire un grande evento poichè manca una collaborazione completa. Non si farà mai se non c’è un’unione. Ognuno pensa al proprio orticello, purtroppo. Il territorio, da questo punto di vista, ne risente e rimane fermo. C’è la sensazione che da noi si lancino bei progetti ma poi non vengono mantenuti ed emigrano. Un esempio è il Summer Games, trasferito a Porto Sant’Elpidio”.

I concerti, o eventi simili, non attraggono più il pubblico secondo te?

“Secondo me è cambiato proprio il pubblico e la mentalità. Il concerto non viene più vissuto intensamente come accadeva negli anni precedenti. Tanti concerti di gruppi importanti avvenuti sul territorio hanno avuto cali impressionanti in termini di presenze. Richiamano gente solo band storiche come i Deep Purple a Fermignano. Ciò crea disagi anche alle attività culturali che organizzano gli eventi. Le persone preferiscono andare a sentire musica nei bar o in attività che comunque non hanno lo stesso potenziale. Non è semplice organizzare concerti con questa attuale mentalità. Bisogna ripartire dal basso. E come detto prima, ci vuole unità tra associazioni per incrementare risorse da investire in maniera adeguata”.

Anche il Maremoto potrebbe cessare di esistere?

“Non lo so, è ancora presto per dirlo. Però potrebbe anche succedere. Pure il Maremoto è una manifestazione (musicale, artistica ed enogastronomica) che richiede investimenti importanti e soprattutto una determinata convinzione nel progetto. Se ciò manca, non si può andare naturalmente avanti e lontani. Staremo a vedere”.