Elezioni Usa. La vittoria di Donald Trump si può leggere in diversi modi ma credo che non si discosti molto da questo mio pensiero.
Il mondo intero e le economie nazionali vivono da anni un progresso (quello vero e giusto) che in un grafico rappresenterei in salita fino agli anni sessanta (da dopo la seconda guerra mondiale) e in lenta e lunga discesa fino alle degenerazioni odierne. Risultato: poveri sempre più poveri e numerosi e ricchi sempre più ricchi e meno numerosi.
Alle comunità mondiali è servito tempo per capire quanto stava accadendo. Da circa dieci anni la realtà è però diventata una chiara evidenza per gran parte di un popolo, solitamente disinteressato, che oggi sta diventando maggioranza.
In altri tempi il fenomeno diventava una scusa per aspiranti e crudeli dittatori.  Oggi, nelle nazioni più evolute e democratiche, grazie a Dio,  non è più possibile: la potenza dei mezzi di comunicazione gioca a tale scopo un ruolo importante perché rendono la ‘prepotenza’ immediatamente visibile e quindi più vulnerabile.
Visto però che, chi ha portato il mondo ad un’economia che penalizza le grandi masse a vantaggio di pochi, non intende fare passi indietro, le campagne elettorali più fruttuose sono quelle che mirano a svegliare le grandi masse con una ‘bella’ strattonata. Per esempio quella che ha usato mister Trump nelle elezioni democratiche più importanti del mondo. Una frase mi ha colpito più di tante altre “Deve finire lo strapotere delle multinazionali rispetto alle medie e piccole imprese“.
Giusto ma la mia paura è che certe parole e certi atteggiamenti non siano finalizzati al cambiamento vero bensì alla tattica migliore usata per vincere le elezioni e poi tutto torna come prima. Un cambiamento vero che, per evitare fraintesi, non vedo nell’alzare nuovi muri o nel respingere i migranti (altra cosa utile in campagna elettorale per rafforzare certi concetti ma che non si farà) ma in manovre economiche atte a spostare masse di denaro da chi ne ha troppo a chi vive in estrema povertà fino al raggiungimento di un equilibrio nel quale sussistano classi medie e ricche con la scomparsa dei poveri. Obiettivo irraggiungibile? Sì ma avvicinarci non sarebbe sbagliato.