Da Riviera Oggi 1096, in edicola dal 31 ottobre al 6 novembre

Di Alessandro Bollettini

Per la terza volta un best seller dello scrittore americano Dan Brown viene tramutato in blockbuster da grande schermo. Dopo il successo de “Il codice da Vinci” e de “Angeli e Demoni”, il regista texano Ron Howard ha deciso di portare avanti la collaborazione girando anche “Inferno”.

Ancora una volta l’Italia si fa teatro di intrighi, misteri e dilemmi, codici da decifrare, anagrammi da analizzare e fughe da intraprendere per evitare di finire nelle mani sbagliate. Protagonista della vicenda è il professore americano Robert Langdon, interpretato magistralmente dal pluri-Oscar Tom Hanks, che si risveglia in un ospedale di Firenze ferito alla testa senza ricordarsi il modo in cui è finito lì, né tantomeno il motivo. Delirante e colto da allucinazioni, prova a ricostruire passo dopo passo i fatti, venendo a scoprire pian piano perché si trova nel capoluogo toscano e perché è ricercato da più soggetti pericolosi. Sin dall’inizio del film infatti, il leitmotiv è quello della fuga, cui si accompagna quello dell’inconsapevolezza.

Diversi personaggi, dalla polizia italiana ad una donna travestita da carabiniere, cercano di catturare il professore che però riesce sempre a scappare grazie alla sua conoscenza dei luoghi del centro storico fiorentino e grazie all’aiuto della dottoressa Sienna Brooks, che lo aiuta a mettersi in salvo dai suoi inseguitori e che lo aiuta a riconquistare i suoi ricordi e montare tessera dopo tessera il puzzle di indizi che gli si viene a creare davanti. Gli indizi che Langdon analizza riconducono sempre all’Inferno dantesco e alle sue sofferenze, così come le sue allucinazioni che lo portano a vedere città moderne brulicanti di infermi e anime che subiscono le pene dei vari gironi danteschi. Tra le varie visioni spicca spesso la maschera della morte nera, la peste, che più volte dai tempi degli antichi Romani ai tempi dei Promessi Sposi, aveva falcidiato le popolazioni italiane ed europee. Ricomponendo i pezzi Langdon riesce a risalire ad un tale Zobrist, uno scienziato miliardario sostenitore del controllo dell’aumento demografico. Zobrist, aveva intenzione di creare un virus letale, capace di dimezzare la popolazione mondiale, per salvare il genere umano.

Questo tema, sicuramente stravagante, non è così fantascientifico. Il problema del sostentamento del genere umano è sempre stato attuale. Già ai tempi dei Greci, in cui si creavano miti per giustificare fatti reali, l’inizio della famigerata Guerra di Troia fu attribuito ad una decisione presa a tavolino dagli dèi, che volevano accontentare il titano Gea (la Terra) della sua richiesta: rendere il peso della superficie terrestre minore perché era diventato troppo pesante a causa dell’incremento demografico dei greci e degli anatolici. Molti studiosi hanno parlato degli eventi drastici della storia dell’uomo, come grandi guerre o grandi epidemie, evidenziandone gli aspetti positivi piuttosto che quelli drammatici.

A testimoniare le loro tesi sono il Rinascimento, arrivato dopo la grande peste del 1300 ed il boom economico-tecnologico del ‘900, di cui siamo figli, avvenuto dopo la drammatica Seconda Guerra Mondiale. Lo storico Malthus sosteneva che la popolazione mondiale crescesse con progressione geometrica (1,2,4,8,16…), e che al contrario i mezzi di sussistenza crescessero con progressione aritmetica (1,2,3,4,5…). Per evitare dunque che tutta la popolazione mondiale rimanga indigente e priva di materie prime e di sussistenza è fondamentale secondo Malthus, così come secondo Zobrist nella finzione letteraria e cinematografica, limitare la crescita demografica.

È in questa cornice fittizia ma tutto sommato plausibile che bene e male si intrecciano, si confondono tra loro a seconda dei punti di vista. Per chi sostiene le teorie di Zobrist, il miliardario è un benefattore che ha il coraggio di salvare l’umanità, seppur drasticamente; per chi sostiene che l’umanità possa trovare il modo negli anni di incrementare le proprie capacità produttive senza danneggiare  il proprio ecosistema Zobrist è chiaramente un folle che trama un genocidio di massa. Quel che è certo, nel film, è che tutti vogliono il virus. Soldi, potere. Sempre le solite due parole ad alimentare ricerche, inganni e morti. E Robert Langdon riuscirà stavolta ad uscirne indenne? Riuscirà a evitare che il virus venga diffuso e che l’umanità si ritrovi dimezzata?

Consigliamo di scoprirlo davanti al grande schermo, dove il professore mostrerà tutta la propria arguzia e sapienza, tra panorami aerei mozzafiato di Firenze, ma anche di Venezia e Istanbul, o nei cunicoli di Palazzo Vecchio e nel Corridoio Vasariano, il tutto nel segno di Dante e del suo profetico immaginario dell’Inferno. Abbiate speranza, o voi che entrate.