Da Riviera Oggi 1095, in edicola dal 24 al 30 ottobre

GROTTAMMARE – A Grottammare, sulla Valtesino, è presente una struttura attualmente abbandonata. Immersa nella vegetazione e circondata dalle palme. Un edificio anonimo che però a molte persone evoca dolcissimi ricordi di gioventù. In particolare a due generazioni: quelle che hanno vissuto l’adolescenza negli anni 90 e 2000. Stiamo parlando di coloro che hanno frequentato il Ghibli e successivamente il Sugo. Stessa struttura, due epoche diverse ma unite dalle stesse cause: musica e divertimento. Un locale polivalente capace per 12 anni di radunare masse di giovani durante la settimana. Specialmente il sabato e la domenica pomeriggio. Il primo piano della discoteca era l’ideale per chi amava ballare sia in pista che sui tavoli, la più bella selezionata dai Dj. Salendo le scale dal primo piano della si arrivava al secondo dove i clienti andavano volentieri a rilassarsi vedendo dall’alto qualsiasi cosa succedeva in pista. Molti adolescenti, grazie al Ghibli e al Sugo, hanno assaggiato per la prima volta l’atmosfera della discoteca. In maniera sana e all’insegna dello svago. Amicizie e storie d’amore si sono intrecciate in quel locale. Nella società odierna non esiste più la “domenica pomeriggio” in discoteca. Sono cambiati i tempi e i luoghi d’intrattenimento. Ma quella struttura rimarrà comunque storica per chi l’ha frequentata ma anche gestita.

A tal proposito abbiamo raccolto la testimonianza di Natalino Mori, fondatore del Ghibli nel 1995. “Data la particolarità della struttura, somigliante a un edificio egiziano, mio fratello mi suggerì di darle il nome del vento del deserto: Ghibli. All’inizio il locale non doveva essere prioramente una discoteca. Avevamo iniziato con molte esibizioni Live di vario genere musicale. Avevamo buoni impianti sonori e di luce. Inoltre la presenza del palcoscenico permise gli spettacoli. In collaborazione con il Comune e l’associazione Lido degli Aranci lanciammo le serate di Cabaret. Un’innovazione a quei tempi. Comunque la struttura poteva contenere 1200 persone ed era autorizzata per l’intrattenimento. Il locale aveva le fondamenta con i talloni di gomma in modo da non far propagare all’esterno il rumore della musica. Inoltre era anche una birreria/ristorante. Divenne un luogo di riferimento per i giovani della Riviera ma anche del vicino Abruzzo e di altre zone delle Marche. C’era parecchia aspettativa nei nostri confronti. Abbiamo ottenuto la licenza il venerdì del carnevale 1995 e il giorno dopo, senza pubblicità, c’erano 2 mila persone all’apertura. Molte abbiamo dovute mandarle via. Non c’era internet e non avevamo Pr. Però era tanta la voglia dei ragazzi di stare in un locale del genere. Era bello vedere i giovani divertirsi così tanto. Non avevamo particolari problemi di ordine pubblico. La situazione all’interno del Ghibli era monitorata in maniera costante. L’unico ‘disagio’ per i residenti della zona era l’invasione di veicoli nell’area per l’assenza di parcheggi che poteva determinare qualche sosta molesta contrastata con numerose multe. In confronto a quello che succede oggi è una barzelletta. Al Ghibli ho lasciato un importante pezzo del mio cuore”.

Nel 2003 la struttura cambiò nome e divenne Sugo con l’entrata di Gianni Schiuma e Mario Fagioli. Natalino Mori spiega: “Avevamo bisogno di un intrattenitore di alto livello. Gianni era la figura perfetta. Il Sugo, dato i tempi, era socialmente diverso dal Ghibli ma aveva la stessa concezione: il divertimento polivalente. Era un teatro per spettacoli e balli. Organizzammo varie serate e il riscontro dei giovani fu positivo. Lavorare con Gianni e Mario è stato soddisfacente. Sono persone serie a cui voglio molto bene e sarò sempre grato. Dal 1995 al 2007 ho sudato e compiuto molti sacrifici anche economici. Ma è così bello incontrare gente, ora adulta, che ricorda con affetto quegli anni. Una bellissima gratifica”.

Gianni Schiuma, contattato al telefono, ci ha confidato: “Diedi il nome Sugo perché volevo trasmettere, con ironia, il significato di ‘buono’ riferito al locale. E’ stato bello lavorare con Natalino e Mario (molto determinato nell’occasione). Avevamo impianti sonori e tecnologici di alta qualità. Forse eravamo troppo avanti per quegli anni. Siamo stati i precursori del Donoma (locale di Civitanova Marche). E’ stata comunque un’esperienza davvero bella”.

Il Ghibli e il Sugo hanno caratterizzato l’adolescenza di numerosi giovani della Provincia di Ascoli e dintorni. Tra le numerose testimonianze di quei tempi ne abbiamo raccolte due.

Per quanto riguarda il Ghibli abbiamo ascoltato Lorenzo Santori di Grottammare, attualmente imprenditore, che era un assiduo frequentatore del locale negli anni 90 (sottofondo: Bla Bla Bla di Gigi D’Agostino, canale YouTube Gigi D’Agostino Classic)

“Erano gli anni della mia adolescenza. Il Ghibli per noi era quello che per gli adolescenti degli anni 80 era stato l’Atlantide, un’eredità importante. Punto di riferimento per la ‘movida’ invernale del sabato sera ma per noi giovani era il punto di ritrovo della domenica pomeriggio. Ci si arrivava prevalentemente in motorino e accoglieva ragazzi dalla Riviera e Pedaso, dalla vallata del Tesino alla vallata del Tronto fino a sconfinare in Abruzzo. La musica era la dance anni 90, hit che duravano una stagione di cui il padrone assoluto era Gigi D’Agostino. Erano i tempi in cui si andava a ballare e vedere l’ospite, solitamente un Dj famoso. Oggi non attirerebbe più nessuno. Il look di quei tempi era caratterizzato da pantaloni e maglie attillate e psichedeliche. Si ballava nella pista centrale, immersi nel fumo bianco di scena misto a quello delle sigarette ancora non vietate nei locali. Non c’era Facebook, nn c’era WhatsApp. Gli eventi del locale erano pubblicizzati da volantini distribuiti per le strade e nelle scuole. Alle 19.30 andavamo tutti a casa che il giorno dopo si andava a scuola. Bei tempi“.

Testimone dell’avvento, negli anni 2000, del Sugo è stata anche Federica Capriotti di Porto d’Ascoli, laureanda in psicologia alla facoltà di Torino (sottofondo: Get Busy di Sean Paul, canale YouTube Osvaldo ZC).

“Attendevamo la domenica pomeriggio per tutta la settimana. Non vedevamo l’ora di andarci. La maggior parte di noi andava rigorosamente in macchina accompagnati dai genitori che facevano a turno per portarci. Poi c’era chi veniva in scooter o con il bus. Alle 13.30 già fremevo per essere lì. I pass per l’ingresso o le riduzioni venivano distribuiti dalle Pr a ricreazione negli istituti. Facebook e WhatsApp non c’erano naturalmente. All’epoca noi ragazze indossavamo minigonne, vestitini corti. Alcune si cambiavano nel bagno del locale per non farsi vedere dai genitori. Non venivano usate scarpe con i tacchi ma Converse e ballerine. I ragazzi avevano magliette multicolori, pantaloni larghi e molti indossavano cappellini. Era molto sereno come ambiente. La musica variava a seconda dei Dj. La più diffusa, naturalmente, era la commerciale. Si faceva a gara a stare sul cubo: bisognava farsi notare specialmente per attirare l’attenzione della persona che ti piaceva. Sembrava di stare in discoteca il sabato sera. Buio, luci giuste e musica ad alto volume e tanti tavoli. Dove però nella maggior parte c’erano genitori. Infatti loro potevano entrare tranquillamente nel locale senza Pass per riprendere i propri figli. Un giorno è successo pure a me con mia madre che venne a prendermi perché non rispondevo al cellulare. Abbastanza imbarazzante per una 15enne ma ora ci rido su”.

Foto di Giulio Jay Privato pubblicata e ripresa dalla pagina Facebook “Discoteca Ghibli-Sugo”