CUPRA MARITTIMA – Albert Einstein sosteneva che per misurare la salute del nostro pianeta basterebbe verificare quella delle api: senza il lavoro fondamentale di questi insetti, infatti, al genere umano resterebbero solo quattro anni di vita. Partendo da questa considerazione la Nextolife, associazione costituita da imprenditori marchigiani, ha scelto l’ape come simbolo e firma per le proprie iniziative, tutte legate alla sostenibilità ambientale, energetica e alimentare. L’obiettivo: dare visibilità e sostegno a tutti quei progetti virtuosi condotti a favore del territorio.

In quest’ottica, il 29 Ottobre si è tenuto a Cupra Marittima l’incontro “L’ecosostenibilità oggi per il nostro domani”, convegno al quale hanno partecipato professionisti di vari settori uniti a doppio filo da un ideale comune: operare sul territorio rispettandone la circolarità economica e produttiva tramite iniziative sostenibili e politiche di riciclo. Come hanno dimostrato i relatori, un simile paradigma, così semplice ma estremamente efficace, si adatta ad ogni aspetto della nostra vita, dalla casa in cui viviamo agli oggetti di cui ogni giorno facciamo uso.

“Il 50% della produzione di CO2 non arriva dall’eccessivo uso di automobili – spiega Franco Lamante, dell’omonima impresa edile – ma dall’arretratezza architettonica. Uno studio del Politecnico di Milano ha dimostrato come, modernizzando appena il 10% degli edifici seguendo una politica di riduzione dell’impatto ambientale, si avrebbero effetti benefici pari ad un blocco del traffico di sei settimane consecutive”. Per questo motivo è di fondamentale importanza perseguire politiche ecosostenibili in campo urbano, costruendo abitazioni ad alta classe energetica che strizzano l’occhio alla salute ambientale ed al portafogli. “Un complesso di edifici progettati seguendo il modello del Nearly Zero Energy Building produrrebbe un risparmio annuo di circa 2.500 euro” spiega Gianluca Rosso, architetto a capo del progetto “Borgo Zero Energy” – Basiliano (Ud) – innovativo sistema di abitazioni a ridottissimo impatto ambientale. L’imperativo è combattere l’idea del metabolismo lineare secondo cui si consuma energia senza produrne di nuova; tutto può e deve essere riutilizzato.

Dello stesso avviso sono Lucia Pietroni, Professoressa della Scuola di Architettura e Design dell’Università di Camerino e presidente dello spin off universitario EcodesignLab, e Jacopo Mascitti, Project Manager del laboratorio di design. “Questo progetto consente di correggere gli errori di progettazione che impediscono ad un prodotto di essere riciclato correttamente”, afferma la Pietroni mostrando alcune case history di aziende che hanno chiesto ai progettisti del laboratorio di sviluppare nuovi modelli dei loro prodotti cercando di renderli più funzionali ed innovativi. “Spesso, quando un cliente ci chiede di rimodernare un accessorio o un complemento d’arredo è spinto da una necessità economica: ridurre i costi di produzione. Utilizzando il design sostenibile noi non solo raggiungiamo questo obiettivo, ma agiamo come strumento preventivo della produzione di rifiuti”. Altre strategie utili al raggiungimento di questo traguardo, aggiunge Dominique Thual dell’associazione Marche a rifiuti zero, possono essere l’avvio del compostaggio vegetale, la distribuzione di kit di stoviglie riciclabili, una maggiore diffusione di prodotti alla spina e un minor utilizzo di inchiostro nelle etichette commerciali, che potrebbero recare un semplice codice identificato tramite il quale controllare su internet ingredienti e informazioni annesse.

E proprio sul tema della produzione di rifiuti ruota l’intervento di Rossano Ercolini, golden boy dell’ecosostenibilità padre della Zero Waste Europe e vincitore del Goldman Enviromental Prize nel 2013. “Quello che faccio è parlare con i rifiuti aprendo il famoso ‘sacco grigio’, quello per il conferimento dell’indifferenziata. In parole povere, perché un rifiuto è finito qui? Perché non è stato possibile riciclarlo?” Con l’attenzione e la cura di un maestro elementare, Ercolini spiega alla platea l’idea alla base della Zero Waste Europe: ridurre i prodotti impossibili da riciclare e contemporaneamente educare ogni cittadino intervenendo sulla sua attitudine alla sostenibilità e promuovendo iniziative e politiche virtuose. Un esempio: la creazione di un villaggio ecologico del riciclo e del riuso ed una tariffazione puntuale sui rifiuti, come già avviene dal 2013 a Capannori, comune natale di Ercolini.

Si tratta di un sistema di calcolo della bolletta più preciso e più equo basato sul numero dei ritiri del rifiuto non riclabile (sacco grigio). Ad ogni famiglia viene assegnato un numero di sacchi per il conferimento dell’indifferenziato, in base al numero dei componenti: ogni sacco utilizzato in più comporta una maggiore tariffazione della parte variabile dell’imposta determinando al contempo un sistema di premialità nei confronti dei cittadini più attenti. “Chiaramente non possiamo pensare che il cittadino da solo possa assorbire il 100% della raccolta della propria abitazione: dei prodotti non si prestano al riciclo. La nostra organizzazione si occupa anche di questo, di bussare alla porta dell’azienda produttrice per chiederle di correggere il difetto”. Un esempio è quello della produzione delle cialde di caffè: dopo una lettera aperta alla Lavazza nella quale Ercolini sollevava il problema della scarsa riciclabilità del prodotto, l’azienda si è resa disponibile ad ospitare i ricercatori della Zero Waste presso il proprio Innovation Center torinese, centro nevralgico di tutte le attività di ricerca, soprattutto di tipo ambientale.

A questo sistema deve poi sposarsi una puntuale cooperazione tra i Saperi informali del territorio e quelli formali delle Università e dei centri di ricerca perché, come ricorda Ercolini al termine del suo intervento, “sono i cittadini informati a fare la differenza, e la differenziata”.