SAN BENEDETTO DEL TRONTO-“E’ stata una lunga e bella cavalcata quella dello scorso anno a cui mi fa piacere pensare di aver contribuito portando qui calciatori importanti, uno dei quali è tutt’ora protagonista, Fabio Pegorin.” Le parole sono di Simone Perotti, lo scorso campionato a capo dell’area tecnica rossoblu e a tratti Direttore Sportivo de facto dopo che Fabrizio Alunni fu investito dal ricambio tecnico attorno alla squadra che portò anche all’esonero di Loris Beoni. Il 42enne ternano, riparte quest’anno dal settore giovanile, nell’ambito del quale ricopre il ruolo di responsabile organizzativo con il sogno, un giorno, di diventare Ds.
Come ti sei avvicinato al mondo del calcio?
“Nel 2003 ho vinto un concorso per agente di calciatori a Roma, nel quale, su 700 partecipanti, arrivai 18esimo rientrando nei 50 che riuscirono a prendere l’abilitazione, ho fatto quindi l’agente di calciatori per circa 12 anni e in un contesto diverso dall’attuale, che è stato toccato dalla liberalizzazione della professione nel 2015. Grazie alla famiglia Fedeli mi sono poi avvicinato al lavoro all’interno di un club, prima a Rieti dov’ero responsabile dell’area tecnica e poi qui, con il medesimo ruolo”.
Quest’anno, con l’arrivo di Sandro Federico, la società ha deciso di offrirti un altro ruolo…
“Sì la proprietà mi ha offerto questa posizione da responsabile organizzativo del settore giovanile che ho accettato con molto piacere perché lo ritengo un ruolo altamente formativo visto che il vivaio, per una società, è un punto di partenza fondamentale. Io sono parte di un’organizzazione che comprende Gianluca Mirra che è il Ds e responsabile scouting e Pasqualino Provaroni che ricopre il ruolo di coordinatore generale”.
Spiegaci com’è stato il vostro lavoro finora e di cosa ti occupi invece nella quotidianità
“Diciamo che il mio lavoro da giugno, quando sono entrato in carica, si è suddiviso in tre fasi: nella prima abbiamo valutato i giocatori che orbitavano già nel nostro settore, poi in un secondo momento c’è stata la formazione delle rose partendo dalla generazione 2000 in giù, in questa fase abbiamo dovuto prendere, per la Berretti, giovani da fuori regione perché a giugno molti dei migliori del posto si erano già accasati, nelle altre orse però, il 95% dei calciatori è fatto di ragazzi del posto. Sono entrato poi in questa terza fase, che continua tutt’ora, in cui mi occupo fondamentalmente della gestione logistica. La mia giornata tipo infatti inizia con il coordinamento delle varie squadre tra orari di allenamento, scelta dei campi e delle strutture e gestione del materiale. Mi occupo poi di organizzare ogni trasferta a livello logistico per tutte le squadre”.
Il vivaio era gestito, prima di quest’anno dall’associazione Noi Samb, che tipo di passaggio di “redini” è stato?
“Noi Samb va ringraziata perché ci ha lasciato una base, una struttura e una credibilità importanti su cui lavorare, tant’è che o staff tecnico è stato confermato. Il passaggio in ogni caso è stato fisiologico e il lavoro piuttosto impegnativo perché la Samb non giocava campionati nazionali giovanili da anni e quest’anno si sono aggiunte tre squadre che competono su base nazionale ovvero la Berretti gioca sulla falsa riga della prima squadra con trasferte a Pordenone, Parma e Venezia ad esempio. Le altre 2 squadre, allievi e giovanissimi nazionali giocano entrambe nel girone del Sud rendendo più impegnativa anche l’organizzazione.”
E i risultati come sono?
“Per essere praticamente l’anno zero possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti perché la Samb mancava da tempo a questi impegni e sappiamo di avere buoni giovani calciatori, che col giusto lavoro potrebbero darci grosse soddisfazioni”.
Come funziona lo scouting e anche la sistemazione giornaliera dei ragazzi fra scuola, vitto e alloggio?
“Allora per lo scouting ci avvaliamo di segnalazioni esterne e anche dei rapporti con le società limitrofe come il Porto d’Ascoli, che ha fatto tanto con noi, assieme anche ad alcuni club nel fermano e in Abruzzo. Per quanto riguarda l’organizzazione dei ragazzi fuori sede abbiamo una convenzione con l’Ipsia che si occupa dell’aspetto scolastico e, tramite il loro convitto, anche del vitto e dell’alloggio.
Qual è l’importanza del settore giovanile per una squadra e soprattutto che peso gli dà la famiglia Fedeli?
“La Famiglia Fedeli è una famiglia certamente all’avanguardia che rispetto al trend attuale del calcio, in cui si investe sempre meno nei settori giovanili, diciamo che ha la massima soglia di attenzione su un settore che ritiene strategico. E’ ovvio che però qualche problema c’è, come la mancanza di strutture di proprietà della Samb, che ci costringe spesso a essere ospitati in altri campi in città, un nostro centro sportivo penso sarebbe fondamentale. La famiglia Fedeli non lesina investimenti pur non facendo mai il passo più lungo della gamba e il loro lavoro è buono tenendo presente che la nostra Berretti si deve scontrare con squadre come il Modena , per esempio, da anni in A e B e con un gap di lavoro che vogliamo assolutamente colmare”.
Che cosa si aspetta invece Simone Perotti dal futuro professionale?
“Per me questo è un ulteriore anno di crescita in un settore stimolante. In un futuro però mi piacerebbe fare il Ds ma dove come e quando non so dirlo perché il calcio è talmente imprevedibile che non posso predire nulla. In ogni caso spero di continuare il mio ciclo a San Benedetto a lungo e, comunque in ogni caso spero di concluderlo, se dovesse arrivare il giorno, nel miglior modo possibile”.
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