Rimetto il cappello da commentatore per rivolgere uno sguardo alle passate elezioni comunali, evento che ho potuto seguire da vicino come candidato di Orgoglio Sambenedettese, e per analizzare se e come l’esito potrà cambiare in meglio la nostra città.

Il risultato è in linea con ciò che si poteva presagire negli scorsi mesi, e che avevo descritto tempo addietro negli ultimi due articoli di questo blog su RivieraOggi:

1) L’amministrazione degli ultimi 10 anni è apparsa troppo priva di sambenedettesità, e c’era voglia di recuperare vicinanza con il sentimento popolare.
www.rivieraoggi.it/2016/02/26/214320/la-sambenedettesita-candidati-allo-sbaraglio/

2) La città aveva voglia di rinascita e di cambiamento, dopo 10 anni di nettissima decadenza in cui ha mal amministrato il Partito Democratico a guida Gaspari.
www.rivieraoggi.it/2016/04/16/218130/dopo-la-rinascita-della-samb-arrivera-la-rinascita-della-citta-ecco-perche/

Pensavo dunque che non avrebbe rivinto il Pd, e che il nuovo sindaco sarebbe stato un sambenedettese; non pensavo tanto a Pasqualino Piunti, ma più a Giorgio Fede del Movimento 5 Stelle, o dopo la sua defezione a Giorgio De Vecchis, che portava avanti una idea civica simile a quella grillina, molto critica verso i partiti tradizionali e in particolare verso il Pd e Perazzoli.

I Cinque Stelle non sono riusciti a certificare la loro lista, e De Vecchis, pur cogliendo un buon risultato, non è riuscito ad intercettare l’elettorato grillino deluso dalla mancata presentazione, che ha preferito arricchire le ampie file degli astensionisti. Ne ha beneficiato Piunti, grazie ad alcune circostanze favorevoli, ma anche molto abile a presentarsi come una seria alternativa moderata, tranquilla e marcatamente “sambenedettese” rispetto al cavallo di ritorno Paolo Perazzoli.

Nel ballottaggio tra Perazzoli e Piunti ci sono stati dei veleni, presunti tradimenti e fuoco amico di parte del Pd contro il suo candidato; non ci sono stati apparentamenti ma c’è stato l’appoggio spontaneo di gran parte dell’elettorato di Castagna e De Vecchis a Piunti, reputato più affine e meno peggio rispetto al vecchio sindaco Perazzoli; quest’ultimo invece è apparso forse più antipatico, e una parte consistente del suo elettorato del primo turno non è tornata a votare scoraggiata anche da personaggi di spicco del Pd che remavano contro la sua affermazione.

Voglio fare un inciso: dal mio punto di vista a farla da padrone nella competizione elettorale è stata decisamente l’insincerità di tutti gli attori, come da pessima tradizione italica.
Guelfi e Ghibellini si sono affrontati acriticamente per partito preso (come sta avvenendo di nuovo per il referendum) calpestando in modo indecente le loro stesse intelligenze per remare sfacciatamente dalla loro parte, esaltando a mille i punti a favore e demonizzando in modo strumentale quelli contro, ben sapendo di mentire. Quasi tutti i politici hanno promesso troppo e hanno preso in giro costantemente l’elettorato. Quasi tutti gli elettori hanno promesso voti a tutti, in primis ai loro parenti arruolati nell’assurdo esercito dei 408 candidati, usando poi a casaccio il voto disgiunto che ha prodotto tante schede e preferenze annullate, o peggio ancora astenendosi dal voto per consegnare ad altri la propria scelta o per favorire l’avversario.

Non è mancata nemmeno la classica competizione in stile retró, con manifesti strappati e sovrapposti nottetempo, distribuzione di santini e volantini a profusione, comizi in piazza con pochissimi uditori interessati, porchettate e spettacolini in piazza a supporto di alcuni candidati (stavolta con molti interessati), vele gigantesche per sconosciuti aspiranti consiglieri, post a profusione sui social network solitamente ignorati, telefonate moleste, confronti televisivi, e ovviamente il porta a porta spinto che resta il primo e forse unico meccanismo realmente utile ad oggi per accattare voti.

Alla fine della fiera c’è stato un vincitore, Pasqualino Piunti, che pur avendo ottenuto solo il 30% al primo turno, beneficia del premio di maggioranza per la vittoria al ballottaggio; è scongiurata anche l’ipotesi di “anatra zoppa” bocciata dal Tar, salvo pronunciamenti improbabili in appello del Consiglio di Stato, quindi si preannuncia un orizzonte di 5 anni pieni di legislatura.
Gli assessori che gestiranno gli anni a venire sono stati scelti senza valutare esperti esterni, ma andando a premiare principalmente i candidati che hanno avuto più voti, penalizzando quindi il volume complessivo “teorico” delle competenze nella giunta; ovviamente le valutazioni di merito dovranno attendere la prova dei fatti.

Dall’insediamento dell’amministrazione sono passati alcuni mesi, è trascorsa una estate incolore che non ha visto significativi cambi di rotta, tra i vari Anghio’, Antico e le Palme, Oktoberfest, simil Notte bianca, e poco altro. Sta trascorrendo un autunno altrettanto incolore in cui le commissioni faticano a insediarsi, e la giunta ad operare con efficacia. Alcuni timidi segnali registrati finora vanno più nella direzione della continuità che della svolta, e gli oppositori parlano addirittura di un “Gaspari ter”. I difensori dell’amministrazione hanno avuto gioco facile a rimarcare come la predica non possa venire da certi pulpiti, visto che il Pd è stato al governo per 10 anni trascurando sfacciatamente i problemi, e oggi ha la faccia tosta di reclamare una pronta soluzione.

E’ altrettanto vero che l’alibi del poco tempo non vale più da adesso in avanti, è necessario operare quel cambiamento tanto atteso affrontando con decisione i numerosi temi già toccati in campagna elettorale: turismo, pulizia, decoro urbano, movida, eventi, porto e pesca, agroalimentare, servizi, sostegno sociale, progettazione futura e pianificazione a lungo termine. Su ciascuno di essi c’è bisogno di intervenire con grande efficacia in modo compatibile con le risorse a disposizione, evitando di sperperare per contributi a pioggia o finanziamento di eventi che danno scarsi ritorni alla città.

Niente libro dei sogni dunque, ma nemmeno volare troppo rasoterra come si è fatto nel Programma di Mandato recentemente presentato, in cui è stato addirittura escluso il lungomare, destinati pochi fondi al Ballarin, omessi i possibili obiettivi più ambiziosi di medio-lungo periodo che una città turistica come la nostra non può non avere; penso al recupero di un Cinema in centro, alla piazza dell’Erba, ad una soluzione di bretella collinare o di accordo con la società autostrade, alla metro di superficie, ad evoluzioni urbanistiche anche in funzione movida, alla zona portuale.