‘Piccole e Grandi cose’. Sabato scorso ho assistito per un’ora circa al consiglio comunale della città di San Benedetto del Tronto. Ho letto poi tutti i commenti da noi registrati nella diretta on line e poi trasferiti sul settimanale cartaceo. Tutto ciò per dare la possibilità ai cittadini di informarsi nel modo più semplice e corretto su quanto sta accadendo a livello amministrativo e politico. Ognuno, poi, si fa una propria opinione a vantaggio di un voto più consapevole. Sarà, cioè, più in grado di capire se è il caso di confermare chi comanda oggi o viceversa. A me ha colpito particolarmente un “piccolo” particolare che rimetto al giudizio di tutti i nostri lettori.

Lo spunto mi è venuto da un titolo “Gaspari ter” che esemplifica il pensiero dell’opposizione, quella del Pd in particolare.
In pratica si contesta all’attuale amministrazione Piunti di copiare e continuare quanto ha fatto negli ultimi dieci anni la giunta precedente, di colore esattamente opposto al suo.

La cosa mi ha sorpreso anche se resta da capire se è una critica o un complimento. Se è un complimento lo capisco perché i maggiori fautori del pensiero “Gaspari ter” sono coloro ((tra i quali inserirei anche il consigliere regionale Urbinati) che, tranne Paolo Perazzoli dopo e Loredana Emili durante, non hanno mosso una virgola per correggerne l’andamento; segno evidente che tutto filava per il giusto verso: dovrebbero quindi ringraziare Piunti & C. che, a parer loro, non avrebbero intenzione di disperdere il tesoro dell’ultimo decennio.  La sensazione mia e del pubblico presente, però, non è stata esattamente quella.

L’altra motivazione, cioè quella critica e più verosimile, è invece abbastanza assurda per altri due fattori che non ammettono contraddizioni: gli stessi consiglieri di opposizione addossano al governo attuale la colpa di voler proseguire qualcosa di sbagliato che lo stesso Piunti aveva più volte evidenziato (seppur senza la fermezza che sarebbe servita,) sempre nell’ultimo decennio. Giusto ma mi vien da ridere, per non piangere, al pensiero che Capriotti, Di Francesco e C. oggi condannano la gestione gaspariana dopo che il loro stesso Partito, tra il coerente Perazzoli (l’unico veramente che ha condannato Gaspari & C.) e una giunta di centrodestra, hanno scelto la seconda.
Non deve offendersi il sindaco Piunti perché ogni vittoria proviene sempre dalla disunione e dal disfacimento degli sconfitti. Loro stessi in passato ne sono stati un esempio vivente.

Quanto ho ascoltato sabato sono ‘piccole cose’ che non avrebbero dovuto tediare o far perdere tempo ai cittadini intervenuti in aula consiliare. D’accordo che l’attuale giunta non ha ancora fatto quelle “grandi cose” che tutti i cittadini (tutti, non solo gli elettori di Piunti) si aspettano ma, proprio per questo motivo, nei consigli comunali bisogna essere meno banali e più concreti.

Le auspicabili “grandi cose”, magari una alla volta, hanno la loro sede naturale in Consiglio dove vanno esplicitate e sollecitate con forza e continuamente, affinché il potere le realizzi o le bocci a favore di altre. Degli aspetti politici o partitici è meglio parlarne nelle rispettive sedi o sui social dove il proprio dire assume valenza personale seppur pubblica.

Questo è quanto la gente vuole e si aspetta nei conclavi comunali, non le beghe personali come se fossero un mezzo o un modo per far crescere la città. Devo dire che le stesse cose le abbiamo sempre dette all’opposizione degli ultimi dieci anni mentre adesso da loro ci aspettiamo i fatti e su quelli informeremo e criticheremo, se necessario.

Chiudo con un altro pensiero forse più importante: si rimprovera all’attuale giunta di saper fare solo le ‘piccole cose’ ma nessuno ancora ci fa capire quali sarebbero le “grandi cose” che i nostri 24 consiglieri comunali e il sindaco vorrebbero realizzare. Parlare di ‘piccole cose’ e grandi cose’ così, equivale a parlare di nulla. Su coraggio, la città vi sta guardando con tanta curiosità e speranza.

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DA WIKIPEDIA: Guelfi e Ghibellini erano le due fazioni opposte nella politica italiana dal XII secolo fino alla nascita delle Signorie nel XIV secolo. Le origini dei nomi risalgono alla lotta per la corona imperiale dopo la morte dell’imperatore Enrico V (1125) tra le casate bavaresi e sassoni dei Welfen (pronuncia velfen, da cui la parola guelfo) con quella sveva degli Hohenstaufen, signori del castello di Waiblingen (anticamente Wibeling, da cui la parola ghibellino). Successivamente, dato che la casata sveva acquistò la corona imperiale e, con Federico I Hohenstaufen, cercò di consolidare il proprio potere nel Regno d’Italia, in questo ambito politico la lotta passò a designare chi appoggiava l’impero (Ghibellini) e chi lo contrastava in appoggio al papato (Guelfi).