SAN BENEDETTO DEL TRONTO-Si chiama Daniele Diomede, ha 32 anni ed è nato a San Benedetto. Nell’organigramma dei rossoblu ricopre il ruolo di Team Manager, un lavoro che ormai un po’ tutti abbiamo assimilato nel vocabolario “pallonaro” ma che forse non è noto a qualcuno nei dettagli: “io mi occupo un po’ di tutto” ci spiega Daniele “il Team Manager è colui che vive la squadra e lo staff a pieno, si occupa di organizzare molti aspetti della vita della squadra, come la quotidianità degli allenamenti, le esigenze di staff medico e tecnico oltre alle trasferte con la scelta dell’Hotel, la logistica degli spostamenti e quant’altro, sempre in concerto con il Dg Gianni, il Ds e lo staff tecnico. Daniele Diomede poi ha la fortuna di fare tutto questo nella città in cui è nato e di lavorare “per la squadra per cui facevo il tifo fin da bambino. Un sogno”.

Come sei entrato nel mondo del calcio?

“Sono laureato in scienze manageriali con una specialistica in economia, dopo la laurea ho vinto una borsa di studio all’università e sono andato a Londra per otto mesi dove lavoravo per la British International School occupandomi di accogliere le scuole che venivano in gita in Inghilterra da tutta Europa. L’incontro col calcio però è stato casuale, perché tornato a San Benedetto ho conosciuto, casualmente, il presidente del Sansepolcro Calcio che cercava un segretario generale, ho presentato il mio curriculum e dopo quattro giorni mi ero già trasferito e sono stato lì per due anni. Poi è arrivata l’esperienza di Arezzo, due anni da team manager e col cambio di proprietà sono diventato direttore generale. Ho dei bei ricordi perché siamo stati ripescati in Lega Pro dopo una vittoria a Taranto nei quarti di finale play off proprio al posto dei pugliesi. Lì ho conosciuto anche Sandro Federico che ad Arezzo era Ds in quel periodo.”

Ci hai messo una buona parola con i Fedeli allora..

“Beh io conoscevo le sue qualità umane oltre che le sue competenze tecniche, e quando Sandro è venuto qui la prima volta c’ero anch’io e ho consigliato alla proprietà Federico a livello umano soprattutto.”

Dicevamo che dopo l’Arezzo è arrivata la Samb

“Sì dopo quell’esperienza ho deciso di tornare a casa prendendo al volo l’opportunità di lavorare per la squadra che tifavo fin da bambino. A dire il vero sono felicissimo di questa nuova vita, anche oltre l’aspetto lavorativo, perché tornare qui mi ha permesso di conoscere Ester che a maggio mi renderà padre per la prima volta.”

Il ruolo da Team Manager ti impone un rapporto quotidiano con la squadra, sei amico dei calciatori?

“Il rapporto che un calciatore ha con un team manager è per forza di cose diverso rispetto a quello che instaura con un Ds o un Dg. Io metto nella condizione i giocatori di dirmi tutto, li devo mettere a loro agio e farli pensare solo al campo cercando di instaurare una certa confidenza ma sempre nel rispetto dei ruoli. Do loro fiducia e la mia fiducia viene ripagata, non credo in certi metodi drastici che molti nel calcio ancora usano per controllare la vita extra-calcistica dei ragazzi come le ispezioni alle due di notte per esempio.”

E allora raccontaci com’è lo spogliatoio della Samb.

“Sabatino su tutti è l’anima dello spogliatoio, ma tra noi si scherza molto. Io ad esempio a volte prendo in giro Berardocco perché l’anno scorso giocava a Carrara davanti a pochi tifosi e lo provoco dicendo che qui se la fa addosso con una tifoseria così calda. E’ anche un modo per spronarlo perché è un ragazzo introverso ma che sa stare allo scherzo e con tutti la presa in giro finisce sempre in una risata. Una menzione speciale voglio riservarla poi a Marco Pezzotti che facendo qui il capitano è cresciuto molto. Lo scorso anno pur soffrendo per un utilizzo non assiduo da parte del mister non ha mai detto una parola fuori posto, da vero capitano. Lui e Sabatino tengono lo spogliatoio in mano benissimo e in maniera sana.”

Raccontaci del rapporto che hai con Andrea e Franco Fedeli

“Il rapporto con Andrea è un rapporto da birra al pub assieme la sera, anche se ci tengo al rispetto dei ruoli, è un rapporto genuino in cui siamo liberi di dirci quello che pensiamo dandoci del tu e parlando in maniera schietta. Con il presidente invece ho un rapporto particolare ma altrettanto schietto e genuino. Spesso sono io a prendermi i suoi “vaffa” perché ci sto a stretto contatto e lo chiamo ogni giorno visto che è una persona a attenta a tutto e che vuole essere informata su ogni spesa, dai pochi euro per la carta da ufficio fino alle spese per le trasferte. Essendo poi io a chiedergli i soldi mi prendo anche qualche parola a volte ma è lui stesso che mi dice: ‘non preoccuparti finché ti mando a quel paese, fallo quando inizio a darti del lei’. Mi prendo qualche insulto quindi, anche se bonariamente, ma sono anche quello che lo contraddice se serve, sempre sapendo che decide lui e che è lui la persona al comando”.

Visto che li conosci ormai, pensi possano rimanere qui a lungo?

Il presidente ama la Samb, è la sua creatura e di questo sono certo. E’ vero che i Fedeli hanno cambiato molti club ma perché hanno visto scendere le emozioni e l’attaccamento alla squadra, una cosa che difficilmente potrà accadere qui. Quindi penso che possano rimanere a lungo, la mia sensazione è questa, nonostante Franco Fedeli sia corteggiatissimo da tante piazze perché una persona così seria e affidabile è merce rara nel calcio”.

Dove vuole arrivare la Samb e dove vuole arrivare Daniele Diomede nella vita?

Io credo davvero che dobbiamo porci l’obiettivo primario della salvezza, nonostante il primo posto (al momento dell’intervista n.d.r.) perché è l’unico modo per mantenere intatta la fame, la corsa e la voglia che fanno la differenza in questa categoria. Anche il nostro allenatore poi ha fame essendo un esordiente in Lega Pro e sono convinto che se i ragazzi lo seguiranno potremo arrivare lontano. In quanto a me in un futuro, anche fra dieci anni non so, mi piacerebbe tornare a fare il Direttore Generale perché sono attratto dall’aspetto tecnico e amministrativo del calcio”.