SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il 4 dicembre si avvicina e le argomentazioni del doppio fronte in materia Referendum Costituzionale si scaldano a livello nazionale come locale: SI o NO? Scopriamo allora da che parte si schierano e le relative motivazioni dei “nostri” sindaci, esponenti di partito e consiglieri regionali e comunali.

Antimo Di Francesco, Partito Democratico. Capogruppo Pd in Consiglio Comunale a San Benedetto del Tronto. SÌ

“Le ragioni del sì per avere uno Stato più efficiente e per concretizzare un processo di modernizzazione delle Istituzioni e del Paese, ritengo di fondamentale importanza un progetto di riforma a mio avviso innovativo e di qualità che guarda al futuro  per  realizzare un reale e concreto cambiamento che si tradurrà  in un sistema politico più solido efficiente ed efficace  innanzitutto attraverso il superamento dell’anacronistico bicameralismo paritario che comporterà la riduzione del costo degli apparati politici e velocizzerà l’attività del Parlamento rendendola più rapida snella e rispondente alle esigenze e necessità dei cittadini e del Paese.

Il senato dei territori e delle autonomie rappresenterà le istanze e i bisogni di comuni e regioni, si  ridurranno i costi della politica con 22o parlamentari in meno e senza le indennità ai senatori. Le proposte di legge non avranno più tempi dilatati e non dovranno pendolare tra Camera e Senato e questo comporterà risposte più celeri  tempestive  e significherà avere leggi in tempi rapidi.

Si semplifica e si rafforza il rapporto tra Stato e Regioni e di conseguenza si eviterà la conflittualità tra i due livelli istituzionali  e questo comporterà maggiore rappresentanza  degli Enti Locali in parlamento. Con la riforma inoltre la democrazia italiana diverrà autenticamente partecipativa perché il Parlamento avrà l’obbligo di discutere e deliberare sui disegni di legge di iniziativa popolare proposti da 150mila elettori, saranno introdotti i referendum propositivi e di indirizzo e inoltre si abbasserà  il quorum per la validità dei referendum abrogativi.

Ritengo che la riforma costituzionale sia importante da realizzare per avere un Paese più moderno ed efficiente, sono trent’anni che la classe politica promette e annuncia di cambiare il sistema bicamerale paritario, di ridurre i costi della politica e migliorare l’efficienza, è giunto il momento da aprire una nuova fase e passare dalle parole alle azioni concrete.”

Pasqualino Piunti, Forza Italia. Sindaco di San Benedetto del Tronto. NO

“Il mio sarà un no forte e chiaro alla riforma costituzionale del governo Renzi. E le motivazioni le trovo ogni giorno nel lavoro da Sindaco che mi trovo a svolgere da qualche mese. Con questa riforma la promessa di Matteo Renzi, quella di invertire la tendenza ad un progressivo accentramento a livello nazionale delle politiche di gestione della spesa pubblica verificatasi negli ultimi anni, viene clamorosamente cancellata.

I sindaci si ritrovano a dover gestire scelte decise da Roma, a far fronte al progressivo taglio delle risorse con strumenti individuati da altri. E con le mani legate dietro la schiena hanno dovuto e devono affrontare i cittadini che giustamente chiedono risposte a problematiche sempre più complesse.

La riforma costituzionale che Renzi propone va esattamente nella direzione opposta a quella richiesta dalle comunità locali: con l’abolizione dell’articolo 119 della Costituzione, quello che stabilisce il carattere concorrente del coordinamento della finanza pubblica, sarebbe uno solo a decidere, lo Stato, e gli altri ad eseguire. Per l’autonomia degli enti locali sarebbe un colpo mortale.

E pensare che proprio l’attuale Premier si era proposto come Sindaco d’Italia!”

Tonino Capriotti, Partito Democratico. Consigliere Comunale a San Benedetto del Tronto.

Con il referendum abbiamo finalmente un’opportunità per semplificare l’Italia, dopo 40 anni di tentativi, e per rendere il nostro Paese più moderno ed equo. Tralasciando le supposizioni, uniche fondamenta della campagna per il No, vorrei entrare in materia e considerare gli elementi certi che questa riforma va a cambiare.

Dal 1978 si è tentato di superare il bicameralismo paritario, adesso abbiamo l’occasione per superarlo definitivamente. Oggi abbiamo due camere che assolvono gli stessi compiti. È un caso unico al mondo (eccezion fatta per la Romania); di certo lo è per il numero di politici. Con la riforma questo quadro non ci sarà più: ridurremo di 315 il numero dei politici, il nuovo Senato rappresenterà i territori e non costerà nulla alla collettività, in quanto già remunerato.

La questione del CNEL trova tutti d’accordo; a differenza degli altri però non ci siamo limitati solo a parlarne ma lo abbiamo abolito. Così si risparmieranno i costi di un organo ormai inutile: il CNEL è costato agli italiani oltre 1 miliardo, per produrre zero leggi.

Anche sulla revisione del titolo il buon senso porta a larghe confluenze, con una condivisione quasi unanime. La riforma del 2001, passata con 3 voti e con primo firmatario Massimo D’Alema, ha intasato la corte costituzionale di ricorsi per conflitti di competenze. La revisione porterà a meno burocrazia e più chiarezza nelle competenze, e meno sprechi.

Per tutto questo sono convinto che sia un’occasione da non perdere votare Si il 4 dicembre. Cogliamola!”

Peppe Giorgini, Movimento 5 Stelle. Consigliere Regionale Marche. NO

“Il motivo per cui tutti i cittadini debbono votare NO a questo referendum oligarchico sono racchiusi in questi pochi punti, non ne occorrono tanti: 1) La riforma Costituzionale è figlia di ordini arrivati da poteri elitari e finanziari che hanno chiesto ai loro Maggiordomi in Europa di “aggiustare“, a loro vantaggio, la  Nostra Costituzione.

2) Un parlamento incostituzionale, vuole fare una riforma Costituzionale. L’attuale Parlamento è stato eletto con un sistema elettorale dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale;

3) Questa riforma costituzionale è stata approvata grazie a deputati e senatori eletti, anche loro, con una legge elettorale dichiarata incostituzionale.

4) Il Senato della Repubblica non sarà più eletto direttamente dai cittadini (articolo 58 Costituzione);

5) La riforma offrirà un potere abnorme al partito o alla lista che, con meno della maggioranza dei voti totali, otterrà la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera, tale da determinare la composizione dell’organo che vigilerà sulla Costituzione, la Corte Costituzionale, la composizione del CSM e l’elezione del Presidente della Repubblica.

Non entrando nel merito tecnico, posso affermare con assoluta certezza che negli ultimi venti anni chi ci ha governato, non era un governo Democratico ma un governo oligarchico.”

 Valerio Lucciarini De Vincenzi, Partito Democratico, Sindaco di Offida e vicesegretario regionale PD.

“Una riforma che semplifica le procedure legislative parlamentari, dà stabilità di governo, individua chiaramente le competenze tra Stato e regioni è una riforma assolutamente da approvare. Inoltre si dà seguito agli impegni che la lungimiranza dei padri costituenti consegnarono ai posteri attraverso posizioni storicamente verificabili  ove veniva rappresentata la necessità indispensabile di reintervenire sull’organizzazione del potere legislativo relativamente al bicameralismo paritario, indispensabile nel tempo in cui fu pensato e formalizzato, concretizzando il primo grande compromesso storico, ma assolutamente anacronistico nei tempi odierni in cui cittadini, imprese, famiglie bisognano di risposte dal legislatore che siano in grado di corrispondere alla risoluzione delle contingenti difficoltà in tempi agevolati e certi.”

Stefano Stracci, Partito Democratico. Sindaco di Monteprandone e Presidente Assemblea Regionale del Pd Marche.

“Il referendum costituzionale del 4 dicembre è un’opportunità di cambiamento che ha proporzioni storiche per il nostro Paese. Gli italiani non si recheranno alle urne per scegliere fra una riforma e una riforma diversa o migliore ma andranno a votare scegliendo fra il cambiamento e il permanere dello Status Quo.

Se dovessimo scegliere lo Status Quo non potremo poi lamentarci per quello che non va in questo Paese.”

Paolo Perazzoli, Partito Democratico. Ex Sindaco a San Benedetto e attuale Consigliere Comunale. NO

“Questo parlamento è stato eletto in base a una legge incostituzionale e vuole riscrivere parti importanti della Costituzione stessa, per non parlare degli equilibri politici in Parlamento che rischiano di diventare ancora più confusi perché, allo stato attuale, con la riforma in cantiere ci ritroveremmo una Camera a maggioranza 5 Stelle e un Senato di centrosinistra o di centrodestra addirittura.

Se passa il “Sì”, abbinato alla nuova legge elettorale, il leader del partito di maggioranza si ritroverebbe ad avere poteri enormi, per esempio in materia di elezione del Presidente della Repubblica o dei componenti del CSM.

Il mio No è dovuto anche al fatto che con questa Costituzione siamo diventati la quinta potenza mondiale, quindi poi tanto male non è. Tutto ciò che chiedo è che se una riforma deve essere fatta ci deve essere la certezza di una legge fatta bene.”

Domenico D’Annibali, Sindaco Di Cupra Marittima.

“Il mio voto sarà certamente per il SI pur non essendo parte di alcun comitato. Ritengo in fatti che siamo di fronte a una svolta non partitica ma politica in generale che investe l’intero Paese. Credo che gli italiani debbano prendere coscienza che del fatto ci troviamo di fronte a un’opportunità di cambiamento, per percepire ciò basta che si prenda coscienza infatti dei nuovi articoli della Costituzione, in rapporto a quelli vecchi.”

Massimo Rossi, Rifondazione Comunista. Presidente della Provincia di Ascoli Piceno dal 2004 al 2009. NO

“Sono convinto che la Costituzione vada attuata e non stravolta. La riforma è pensata affinché l’attacco in corso ai diritti costituzionali possa in futuro non trovare più ostacoli. Abbiamo raggiunto in questo Paese un livello insopportabile di ingiustizia sociale unitamente a una ingiusta distribuzione della ricchezza per una serie di meccanismi in atto che vedono coinvolte le strutture finanziarie e i poteri europei.

In questi anni di crisi economica si è dato il là a una sistematica e subdola disapplicazione della Costituzione. Questo è un attacco alle conquiste sociali e un conflitto di natura sociale rischia di aprirsi mentre il Governo Renzi, espressione delle forze dominanti europee vuole, con questa riforma, sottrarre sovranità all’elettorato e ridurre la democrazia. Il mio è un No di carattere sociale.

Un’argomentazione spesa a favore del Si è spesso la presunta velocizzazione de processi legislativi, ma vorrei far riflettere i cittadini sulle più grandi fregature che abbiamo preso in questi anni con le riforme Fornero o Sblocca Italia per esempio, tutte adottate in gran velocità. Non è la velocità l’argomentazione da spendere attorno alla legislazione italiana.”

Fabio Urbinati, Partito Democratico. Consigliere Regionale Marche.

“Questa riforma è l’unica vera opportunità di cambiamento per il nostro paese. Purtroppo il fronte del no tenta di spostare la discussione lontana dal merito. Io credo che l’opportunità vada colta, abbiamo un bisogno assoluto di cambiamenti nei processi decisionali. La forza di questa riforma sta tutta nel testo che troveremo sulla scheda elettorale, quella è la sostanza!”

Giorgio Mancini, Sinistra Italiana. NO

“Ho aderito sin da subito al comitato per il NO assieme a Sinistra Italiana. Considero la riforma costituzionale sbagliata sia nel merito che nel metodo perché un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale è arrivato, attraverso una serie di forzature (come l’esclusione dei parlamentari critici verso la riforma dalla Commissione Affari Costituzionali) a preparare la modifica di 47 articoli. Questa non è una riforma ma una nuova Costituzione, un’altra Costituzione che restringe gli spazi della democrazia, ancor di più se abbinata all’Italicum’, altra legge elettorale che per noi, ha gli stessi profili di incostituzionalità del ‘Porcellum’.”