ANCONA – Nelle Marche non ci sarà un anticipo dell’avvio della pesca dei gasteropodi (lumachini). Intanto la Regione, prima e unica del Mediterraneo, sta studiando modelli alternati al tradizionale fermo pesca – che ogni anno blocca l’attività delle marinerie per più di un mese – in quanto nei prossimi anni la Commissione europea non destinerà più fondi per una misura molto discussa, che ha riscosso consensi da parte di molte marinerie, ma anche forti critiche dagli operatori del settore turistico. Le due questioni sono state affrontate dalla Commissione tecnico scientifica regionale per la pesca, nel corso di una seduta presso la sede della Giunta regionale.

Le attività di prelievo dei lumachini inizieranno, come già previsto, il 1° novembre, mentre alcune marineria marchigiane chiedevano un anticipo a ottobre, considerando che quelle confinanti o hanno iniziato la pesca (Rimini il 1° ottobre) o lo faranno nei prossimo giorni (Pescara il 15 ottobre). La Commissione, con votazione, ha espresso parere contrario all’anticipo nelle Marche, impegnando però la Regione ad attivarsi presso il ministero della Pesca per una regolamentazione uniforme della materia che consenta un’oculata gestione della risorsa. Entro la seconda decade di gennaio 2017 la Giunta regionale condividerà con la Commissione le richieste da trasmettere a Roma.

Le autorità competenti sono state invitate a effettuare controlli per scongiurare sconfinamenti delle imbarcazioni nei tratti di mare di competenza delle marinerie marchigiane. La Commissione ha anche avviato lo studio di modalità alternative al fermo pesca. Nell’ambito del progetto EcoSea (che vede la collaborazione di sei Regioni italiane, due Contee croate e l’Albania), le Marche, in previsione di un ormai prossimo pensionamento della misura, hanno individuato un modello bioeconomico che consente di delineare anticipatamente scenari e impatti sulle attività ittiche. L’obiettivo, è stato detto, è quello di rottamare il vecchio fermo biologico con soluzioni “chiave in mano” alternative. I costi del fermo pesca non sono più sostenibili e le risorse finanziarie disponibili, nei prossimi anni, non saranno sufficienti a remunerare la sospensione delle attività. L’idea è quella di non sospendere tutta la pesca, ma le attività in alcune aree. Con il modello ideato è possibile stimare preventivamente gli effetti, sociali ed economici, di ciascuna scelta e valutare soluzioni alternative al fermo pesca.

“Nasce un modello marchigiano di gestione delle risorse ittiche unico nel Mediterraneo – ha commentato l’assessora alla Pesca, Manuela Bora – Un modello avanzato, ideato dall’Università di Copenaghen per il Mare del Nord, che noi vogliamo tarare per i nostri mari, in collaborazione con i partener del progetto EcoSea”. Il modello è stato costruito simulando i comportamenti di ogni imbarcazione sulla base dei cinque scenari individuati. “Abbiamo così risposte dirette e con valori comparabili per ogni soluzione scelta – spiega il dirigente del servizio Pesca, Uriano Meconi – Potremo disporre anticipatamente di una banca dati attendibile che aiuterà a individuare la soluzione migliore per la salvaguardia e la gestione economica delle risorse ittiche”.