SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Quella che state per leggere è una relazione, come sempre, ben meditata e documentata del segretario del Comitato “Città Grande”, Carlo Clementoni. Appare evidente la disparità tra un territorio in continua crescita demografica, come quello costituito da dieci località di cui tre marittime (San Benedetto, Grottammare e Cupra) e sette collinari (Acquaviva, Monteprandone, Monsampolo, Massignano, Montefiore, Ripatransone, Cossignano) ma ormai facenti parti di un unico comprensorio (vedi relazioni Istat) spesso senza interruzioni di centri abitati e quello da Spinetoli ad Acquasanta.
La realizzazione di un solo comune farebbe giustizia perché, da quel momento, le nascite apparterrebbero anche a quello di origine e quindi storico. Perché, se non è giusto che a San Benedetto non nasca più nessuno, non lo è neanche per Grottammare, Cupra e così via. Ad una città che li comprendesse, nessuno oserebbe più pensare di togliergli il reparto di maternità. Anzi, dovrebbero preoccupassi, per i motivi esposti nel seguente articolo, città con un numero inferiore di abitanti o men
A cura di Carlo Clementoni
Le conseguenze del Decreto Balduzzi potrebbero aprire scenari impensabili in Ambiti Sanitari dinamici come quelli delle Marche sud dove l’Ospedale Unico sembrerebbe più un modo per distrarre la popolazione.
Il famoso periodo di osservazione dei reparti di Neonatologia dei due nosocomi piceni, se non ridiscussa fornirà con molta probabilità un esito politicamente preventivato: l’Entroterra avrà l’unico reparto della “provincia”. Tuttavia “nel campionato delle nascite” qualcuno è stato fatto partire con l’handicap di “-36 settimane”. Questo metodo assomiglia tanto ad alcune Primarie politiche in cui “democraticamente” si elegge il leader. Ovvero, dapprima la Base politica sceglie il prediletto sospingendolo mediaticamente nel lungo periodo dopodiché nel rush finale si affiancherà lo sfidante, a questo punto un cavallo zoppo.
Realizzare una riforma strutturale proprio sulla salute con “straordinaria urgenza e necessità” è tipicamente italiano, ecco perché la L.189/12 alias “Decreto Balduzzi” ha parecchi vizi ma l’universo-Sanità non poteva più andare avanti così. La Normativa fissa criteri demografici ma lascia discrezionalità alle Regioni. Ed è proprio nel Piceno che la RATIO della Riforma Nazionale rischia di essere tradita; ci riferiamo al principio di “più alto livello di tutela della salute in modo uniforme per l’intero territorio nazionale”. Dove uniforme sta per esigenze umane e non per anacronismi geopolitici di natura comunale e provinciale.
Volendo appositamente trascurare la questione sui migliori reparti ospedalieri locali è interessante soffermarsi invece su criteri indiscutibilmente oggettivi. Sotto questo punto di vista dinamiche come quelle demografiche, infrastrutturali e sociali devono determinare un Servizio Sanitario di I livello.
In questa ottica dunque ridiscutere una moderna area sanitaria più vicino alla costa [analoga situazione nel maceratese] appare strategicamente opportuno per via di una migliore rete stradale; del bacino turistico clamorosamente maggiore e di un andamento storico umano che delinea con evidenza quale sarà il ricambio generazionale del futuro. Lo si evince da migliori tassi di natalità, di mortalità, di vecchiaia e di carico di figli per donna feconda. Per non parlare dell’equazione piccoli comuni=tasso di natalità peggiore (Anci-Ifel 2012). In termini reali (e non burocratici) dovrebbe essere considerata anche l’endemica assistenza ai cittadini dei corposi comuni abruzzesi limitrofi. La valutazione istituzionale dunque sembra essere un’azione contro natura che spingerà le future generazioni ad adeguarsi a una minoranza non rispettando l’essenza della Riforma.
La storia si ripeterà così come accadde per la scelta della Procura, il peso politico inciderà eccome anche sulle potenziali decisioni organiche future: dagli uffici di Polizia, alle sedi governative fino all’Università. Anche sul versante dello Sviluppo è ormai certa la considerazione che le piccole istituzioni non reggono i Grandi Progetti, lo si è visto dapprima con il Centro Agroalimentare, poi con il polo congressuale e infine con A.N.I.M.A.
Più in generale ciò accade perché ogni misura parlamentare si basa su macro concezioni demografico-istituzionali. In altre parole il sistema è pensato sulle grandi aree, socialmente determinanti.
Dunque nessuno considererà mai il particolare caso della costa picena e la sua abnorme polverizzazione istituzionale (a carattere interregionale): un unicum nazionale! Solo i residenti del comprensorio potranno adeguare la governance amministrativa per rappresentarlo con il dovuto peso politico.
Lascia un commento
Sono totalmente d’accordo con lei anche perché quello che lei dice l’ho scritto innumerevoli volte (anche nella premessa dell’articolo che lei ha commentato) sui “sicari” venuti dalla regione. Detto ciò mi meraviglia la sua meraviglia nei miei confronti. Mi faccia capire.
Appunto: “Finora abbiamo avuto politici che hanno svenduto il territorio per accondiscendenza (speriamo solo quella) verso i loro vertici regionali che avevano in mente un piano ben preciso”. Mi sono stancato di scriverlo. Come te mi auguro che Piunti provi a rimediare. Sì “rimediare” è il verbo giusto. Impossibile chiedergli di più.
Per carità, il “rimediare” potrebbe essere la Grande vittoria del mandato Piunti, ma deve cambiare marcia. Il punto è: lo farà?
Auguriamocelo.
Neanche io sono d’accordo all’accorpamento, in quanto paghiamo le tasse per il Servizio Sanitario gratuito come principio di redistribuzione dei redditi ed equità sociale (almeno fino a che non cambieranno la costituzione) ma tra il non avere niente ed avere l’ospedale unico a metà strada la realpolitik impone di essere a favore dell’ospedale unico. Chiaramente se in questi anni di nuova amministrazione comunale assisteremo ad una rivoluzione politica in cui San Benedetto avrà un ruolo di protagonista tra Ancona e Pescara, l’obiettivo della battaglia dovrà cambiare!
Un pensiero? Meno male. Credo che i campanilisti come lei sono rari. Aggiungo una domanda: come vedrebbe una fusione tra i 10 comuni dell’hinterland sambenedettese per formare una città di 100 mila abitanti?
Ne ho già fatti tantissimi nel senso che indica lei ma quello che vorrebbe non è realizzabile
Non ha capito niente.
In teoria hai ragione, infatti, anche ideologicamente sono del parere che debbano esistere entrambe le realtà, ma purtroppo il vento soffia in un’altra direzione e come in tutte le cose o si è più forti del vento (in questo caso le politiche regionali) e puntiamo i piedi per resistere, oppure conviene mettersi a favore di vento piuttosto che essere spazzati via. Finora il nostro territorio non ha dimostrato la forza per potersi opporre, per cui per realpolitik vale la pena di ragionare sull’ospedale unico. Adesso non so se con la nuova amministrazione si troverà la forza necessaria per opporsi ma… Leggi il resto »
Beh voglio ricordare a tutti “riguardo all’assenza di una classe politica del nostro territorio” che quando Colonnella è stato presidente della provincia, prima del distacco di Fermo, propose di chiamare la provincia Ascoli Fermo, lasciando S.Benedetto esclusa, nel frattempo sono nate o convertite delle province “vedi Forli Rimini che diventa Forli Cesena è nata la BAT e tante altre, ora dicono che le province non ci sono più ma non è vero perché il territorio che viene salvaguardato nonostante i numeri sono nella riviera è Ascoli. Questo per me è stato un grande errore anche perché comunque si ha più… Leggi il resto »