MARTINSICURO – E’ stato presentato domenica 11 settembre presso lo Chalet Riccardo “La Stanza di Eric”, il nuovo libro della psicoterapeuta Ismaela Evangelista, edito da Les Flaneurs Edizioni. Il libro è il terzo di una fortunata serie di romanzi (dopo “Uno schiaffo e una carezza” e “La coperta corta”) basati sulle esperienze dell’autrice con i suoi pazienti, alcuni dei quali manifestavano una forma di chiusura al mondo esterno.

Il protagonista, Eric, soffre di questo stesso disturbo. Nonostante egli sia bello e intelligente, all’età di 17 anni decide improvvisamente di chiudersi nella sua stanza. Il cambiamento è graduale: prima non vuole più andare a scuola, poi non si allontana dalla sua stanza, uscendo solo per i pasti, e infine i genitori sono costretti a lasciargli il cibo su un vassoio fuori dalla sua stanza. A nulla valgono gli sforzi dei suoi genitori per convincerlo ad uscire: la stanza diventa il suo mondo, e il punto di partenza dell’indagine della sua psiche che compie nel libro. Diciotto anni dopo, diventato adulto, Eric, rimasto solo nella sua casa, decide di scrivere la sua storia sul pavimento della stanza dei genitori.

Il romanzo affronta, attraverso le parole di Eric, il problema del ritiro sociale: gli individui affetti da questa patologia sono detti, per usare un termine più specifico giapponese, Hikikomori, perché il fenomeno è stato studiato in Giappone ed è proprio nel paese del Sol Levante che si registra il numero più alto di ritirati sociali. Come Eric, sono adolescenti che si chiudono in camera per mesi, anni, o addirittura tutta la vita. Si stima che in Italia i casi siano tra i 20mila e i 30mila. Nel caso del protagonista, egli soffre di questa patologia a causa di una particolare fobia: il terrore per lo sguardo dell’altro, e quindi la sensazione di vergogna. Proprio la vergogna è il sentimento prevalente del ritirato sociale, che rifiuta ogni forma di attività sociale, come uscire con gli amici o praticare sport di gruppo. Il protagonista pone l’accento su un episodio che gli è accaduto alle medie e che ha minato alla sua autostima, predisponendolo inevitabilmente alla vergogna: Eric non si sente a suo agio a mostrare il proprio corpo, e per questo motivo si chiude a riccio nella sua esistenza.

All’inizio del disturbo è possibile intervenire, ma più il tempo passato nella condizione di reclusione aumenta, più diventa difficile risolvere il problema, che nel caso del protagonista è ormai irrisolvibile. Importantissimo è anche il ruolo di Internet, perché permette al ritirato sociale di costruire legami attraverso la rete senza dover necessariamente mostrare se stessi. Nonostante ci sia una linea di pensiero per cui Internet allonani il giovani dal mondo, il fenomeno del suicidio sociale esisteva fin da prima.

Lo psicoterapeuta, di fronte a casi del genere, può intervenire parlando con il paziente attraverso la porta, oppure, proprio grazie all’aiuto di Internet, può entrare in contatto con il ritirato sociale attraverso Skype o le chat. Nel libro i genitori di Eric chiameranno la psicologa Bianca, ma la sua missione è destinata a fallire, perché il ragazzo è ormai chiuso nella sua stanza da troppo tempo.

Dalla presentazione tenuta dall’autrice si evince come l’opera abbia un doppio scopo: diffondere la conoscenza di queste situazioni gravi, come l’abuso infantile ne “La coperta corta” e il suicidio sociale ne “La Stanza di Eric”, e soprattutto fare in modo che tutti coloro che soffrono di queste patologie possano identificarsi con i protagonisti dei romanzi e trovare una spiegazione accurata della loro sofferenza, con un linguaggio limpido ma pregnante. “La Stanza di Eric” è in vendita nelle librerie del territorio.