Mantova non docet. Dopo tanto tempo, sconfitta interna con il Chieti a parte, la Samb ha perso male una partita che conta. Dopo però aver collezionato a Macerata la quindicesima vittoria su 18 gare fuori casa. Naturali il dispiacere e le critiche tecniche che sono il sale del calcio.  Meno normale, visto l’andamento degli ultimi anni, che il capro espiatorio sia la società e il presidente Franco Fedeli in prima persona. “Destabilizza la squadra, confonde le idee all’allenatore, i panni sporchi si devono lavare in casa e non farli conoscere alla stampa” ed altre amenità del genere. A parte che chi dirige una società, calcistica o non, ha il sacrosanto diritto a dire la sua senza ipocrisie, mi viene da ridere al pensiero di chi auspica la massima trasparenza, ma quando c’è la condanna.

Considerazioni che lascerebbero il tempo che trovano se dietro non ci fosse un comportamento sospetto e magari in mala fede. Mi auguro di no ma se c’è riguarda, secondo me, una piccola minoranza di popolo rivierasco. Si sa però che, come in politica e come in altre vicende della vita, spesso pochi i ‘cattivi’ condizionano più di una maggioranza silenziosa che sopporta fino a quando non ne può più. Lo dice la storia e la vita stessa.

Entro nel merito: ho sentito voci e letto locandine davanti alle edicole che stanno, a parer mio, buttando benzina sul fuoco. “Per aver giocatori forti bisogna pagarli profumatamente”, le voci; “Fedeli attacca giocatori e Palladini“, in locandina come se fosse l’argomento principale della sconfitta interna con il Mantova.

Non lo è stato anche perché, in sala stampa, pur mugugnando come nel suo carattere, il presidente della Samb ha espresso concetti semplici e realistici. Ha detto con grande lucidità e franchezza che il suo ‘cocco’ Candellori lo ha deluso (chi può affermare il contrario per Samb-Mantova?), che Pegorin sta pagando troppo l’inesperienza perché gettato nella mischia al posto di un portiere con un curriculum invidiabile “ha un dolorino che spero gli passi presto“. Affermazione con un pizzico di velenosa ironia ma niente più.

Alla mia personale domanda sulla posizione troppo centrale di Di Massimo ha risposto che il compito di decidere il ruolo dell’ex juventino aspetta all’allenatore… mi auguro che, essendo il suo mestiere, lo sappia meglio di noi.
Certe dichiarazioni e certi giudizi tecnici non fanno né male né bene, li ritengo semplicemente un diritto di chi i giocatori li acquista su suggerimento del diesse Federico. Al quale Fedeli ha rivolto la critica più diretta “se i giocatori non dovessero valere per come mi sono stati descritti, la colpa è sua…“.
Come smentirlo se così fosse? Fortunatamente però la mia impressione è che la rosa sia formata da giocatori validi che non si sono ancora assemblati, quindi una critica sì ma futuristica, con tanto di ‘se’ davanti. Alla considerazione su una sconfitta che potrebbe risultare salutare ha risposto senza fronzoli: “Speriamo che sia così“.

Giusto per dirla tutta una malignità mi ronza alle orecchie. Non è che certe persone, certi giornalisti preferivano presidenti che, per coprire le proprie magagne, avevano bisogno di una stampa compiacente o di personaggi che li difendessero minacciando chi evidenziava certe lacune… economiche con parole di questo tipo “attento a quello che scrivi… eccetera, eccetera“. Un passato al quale io non voglio più tornare, altri non so.

Fedeli ha lasciato più volte capire che non ha bisogno di un’informazione complice e tanto meno che la stessa non può esprimere liberamente concetti negativi nei riguardi dei tesserati. Tanto è vero che lui è molto più schietto, sovvertendo certi canoni che vorrebbero la stampa critica e la dirigenza sempre pronta a mettere sotto la cenere problemi e giudizi, qualunque essi siano. Un atteggiamento che io preferisco rispetto a quello un po’ carbonaro e spesso ipocritamente necessario per difendere egoisticamente più se stessi e meno la Samb che io, invece, ritengo al di sopra di tutto e tutti. Per non essere frainteso ripeto che mi riferisco alla minoranza in mala fede e prevenuta e non alla maggioranza silenziosa dei tifosi che invito a non farsi sopraffare e coinvolgere.