ROMA – Dall’inizio della sequenza sismica iniziata alle ore 3:36 italiane del 24 agosto, la Rete Sismica Nazionale (RSN) dell’INGV ha localizzato complessivamente oltre 5300 eventi (al 5 settembre, ore 10).

L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sta continuando a studiare il fenomeno e già da diversi anni elabora anche le ShakeMap per i terremoti di magnitudo uguale o superiore al 3° grado Richter, ossia le mappe di scuotimento che forniscono un’immediata visualizzazione del livello di scuotimento (shaking) di una zona colpita o interessata da un terremoto.

La ShakeMap dell’evento principale di magnitudo M6.0 avvenuto alle 3.36 del 24 agosto 2016, è espressa in termini di intensità in Scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS) ed è ottenuta convertendo i valori di picco del moto del suolo (espresso in termini di accelerazione e in velocità) in intensità, attraverso una relazione empirica ricavata dai dati registrati e macrosismici disponibili.

Nel caso del terremoto di Amatrice, è stato stimato che il valore massimo è superiore all’VIII grado della Scala MCS, mentre i valori minimi (ai bordi della mappa) sono circa del V-VI grado.

“Le mappe riportano i valori di picco registrati da accelerometri e sismometri, principalmente forniti dalla Rete Accelerometrica Nazionale (RAN) del Dipartimento per la Protezione Civile e dalla Rete Sismica Nazionale (RSN) dell’INGV, presenti nella zona del terremoto. Dove invece non sono presenti valori osservati, il software interpola i dati avvalendosi, per esempio, delle leggi di attenuazione dello scuotimento con la distanza disponibili per l’area in esame – spiega l’Ingv – Riportano sia valori fisici (es. accelerazione e velocità di picco del suolo sulle componenti orizzontali) che la loro trasposizione in intensità macrosismica (Scala MCS), che ovviamente non è osservata ma stimata dai dati. La distribuzione del risentimento atteso fornisce una prima indicazione sul livello di scuotimento osservato e quindi del potenziale impatto, informazione molto utile alla Protezione Civile per il coordinamento e l’organizzazione delle squadre di soccorso in caso di terremoti rilevanti”.

L’Istituto ha diffuso oggi anche le mappe semplificate di 4 diversi terremoti della sequenza sismica in Italia centrale, che illustrano la differenza di scuotimento indotto da essi, dato che rilasciano quantità molto diverse di energia elastica immagazzinata precedentemente nelle rocce:
il terremoto di magnitudo M3.1 avvenuto il 1 settembre alle ore 01.55 UTC in provincia di Macerata;
quello di magnitudo M4.2 avvenuto il 28 Agosto alle ore 15.55 UTC in provincia di Ascoli Piceno;
il terremoto di magnitudo M5.3 avvenuto il 24 Agosto alle ore 02.33 UTC in provincia di Perugia;
l’evento principale di magnitudo M6.0 avvenuto il 24 Agosto alle ore 01.36 UTC in provincia di Rieti.

Le 4 mappe adottano la stessa scala di colore per le intensità e danno un’idea  del livello di scuotimento del suolo prodotto dal terremoto, attraverso la dicitura “Weak-Strong-Severe” (debole-forte-severo). Se con “Weak” (azzurro) lo scuotimento è appena avvertito, con “Strong” (verde-giallo) le cose cambiano molto e la scossa si avverte distintamente e forte, tanto che potrebbe persino causare danni, sebbene lievi (es.crepe nell’intonaco). Lo scuotimento “Severe” (molto forte) può invece arrecare danni consistenti fino al collasso di interi edifici dove il colore passa dall’arancio al rosso intenso.

“Nel confrontare le mappe calcolate per i 4 eventi sismici – conclude l’Ingv – è importante ricordare che, in termini di energia elastica rilasciata durante il processo di rottura sulla faglia all’origine del terremoto, vi è un fattore di 32 per ogni unità di magnitudo. Pertanto,  tra terremoti di magnitudo M3.1 e di magnitudo M6.0, l’energia rilasciata si differenzia di circa 30.000 volte“.

Nota dell’INGV: Le ShakeMap, calcolate per tutti i terremoti con magnitudo M ≥ 3.0 che si verificano in Italia e nelle zone circostanti, sono pubblicate sul sito web. Qualora risultino disponibili nuove informazioni o ulteriori dati relativi al terremoto (e.g. la dimensione della faglia del terremoto – faglia estesa -, nuovi dati da reti gestite da altri enti) le mappe vengono aggiornate per migliorare la definizione dello scuotimento del terreno, in particolare nelle zone epicentrali.