La faglia che si è aperta sul Monte Vettore il 24 agosto è una spaccatura lunga 25 km che attraversa l’Appennino da Arquata del Tronto a Castelluccio di Norcia. Secondo il Prof. Marco Menichetti, docente di Geodinamica presso il Dipartimento di Scienze Pure ed Applicate dell’Università degli Studi di Urbino, essa rappresenta una delle prime evidenze di faglia attiva in Italia connessa ad un evento sismico.
Servizio di Daniele Morini (Fonte Tv2000)

URBINO – Anche l’Università di Urbino offre il suo prezioso contributo per fare luce sul sisma del 24 agosto: alcuni geologi e dottorandi di ricerca dell’ateneo marchigiano si sono attivati subito dopo la scossa di magnitudo 6.0 per effettuare rilevamenti nell’area dei Monti Sibillini interessata dall’evento, sotto il coordinamento del Prof. Marco Menichetti, docente di Geodinamica presso il Dipartimento di Scienze Pure ed Applicate.

“I rilevamenti sono stati concentrati nell’area del Monte Vettore, a nord della zona di Accumuli e Arquata del Tronto epicentro del terremoto, dove da molti decenni i geologi dell’Università di Urbino stanno studiando le principali strutture tettoniche. Rilevamenti che hanno portato a mappare in dettaglio le principali strutture geologiche ed in particolare alcune faglie che sembrano essersi riattivate”, spiega la nota diffusa in mattinata da Uniurb.

Attualmente il team è al lavoro per elaborare i tanti dati raccolti in questi giorni, al fine di costruire la geometria delle faglie attive legate all’evento sismico, e che “una volta elaborati, verranno messi a disposizione della comunità scientifica per comprendere i meccanismi che generano i terremoti ed avere indicazioni sui movimenti del suolo indotti dal sisma. Informazioni basilari per la pianificazione del territorio e soprattutto costruire edifici che possano resistere ai terremoti”.