Le parole frustano, i silenzi tutelano. Entrambi dicono, ma declinano il termine “rispetto” in modo molto diverso. Sono concetti semplici, basilari, fondamentali. Eppure.

Quando all’Università prepariamo i giornalisti a fare il loro mestiere, accanto alla semiotica, alla retorica e alla linguistica insegniamo la psicologia sociale, quella della comunicazione, la sociologia e l’antropologia. E provoca davvero un grande dolore al cuore vedere con quanta facilità essi poi le dimentichino nei momenti in cui vengono messi alla prova. Eppure avviene ogni volta. Ed è triste.

L’altro giorno sono passata a trovare degli amici che hanno vissuto gravi lutti durante questo tragico terremoto. Angela, una delle mie migliori amiche che suona da diversi anni nella banda del paese di Valle Castellana e di Accumoli, e che conosceva molto bene la famiglia spezzata dal crollo del campanile della cittadina (Andrea, il padre, suonava con lei), tra le altre cose mi ha detto: “È una tragedia, ma sono avvenuti anche dei miracoli, per fortuna. Hanno tirato fuori mia zia dalle macerie a Pescara del Tronto dopo 5 ore e mezzo che era sepolta. Era ancora viva. La cosa triste è che la prima cosa che ha visto appena uscita fuori dalle macerie, non sono stati i suoi cari, ma il microfono ed una camera di un giornalista che le chiedeva come si sentisse visto che si era salvata”. Allora io le ho chiesto cosa avesse risposto la zia. E lei mi ha detto che la zia le ha candidamente confessato: “Cosa vuoi che ricordi Angela? A me sembrava tutto irreale. Niente mi sembrava vero. Credo di aver risposto qualcosa, ma cosa proprio non lo so”.

Sebbene ritenga che chi non ha l’etica nel cuore, probabilmente dovrebbe cambiare mestiere, mi riterrei soddisfatta anche solo se chi proprio non è in grado da solo di comprendere il termine “rispetto” da sé, faccia tesoro di alcune piccole regole di base.

1) Se stai male perché non capisci cosa sta succedendo, perché tutto ti sembra surreale e ti è crollato il mondo addosso, ti aspetti risposte, non domande. Per quelle sarai pronto molto, molto più tardi. O forse non sarai pronto mai.
2) Se sei in grado di mostrare ciò che vedi, e ciò che vedi è tragico, sottolinearlo con retorica da bar non serve: è irritante e irriverente.
3) Se conosci per certo qualcuno che possa darti risposte, prima di violentarlo, domandati se ha anche lui il dramma nel cuore. E sii morbido, prima che deciso. Siamo tutti uomini prima di essere avvocati, sindaci, o giuristi.
4) Se sai già che ti stai occupando di qualcosa che non sei in grado di comprendere (per fortuna), sii umile. E confessalo ogni volta che puoi. Con ogni mezzo che puoi. Avvicinandoti agli altri a testa bassa.
5) Se non hai nulla da dire, aspetta. Finché non avrai qualcosa da dire. Nel frattempo abbraccia chi te lo chiede con gli occhi e non ha il coraggio di chiedertelo con le parole.