MARTINSICURO – Anche se ormai vive negli Stati Uniti con la sua famiglia, Romina Bosica non può mancare al Memorial “D. Bosica” che si tiene ogni anno ad agosto presso il Tempo Libero di Martinsicuro. Si tratta di un Trofeo di pattinaggio corsa istituito in memoria di Domenico Bosica, fondatore della Rolling Pattinatori “D. Bosica” insieme a Corrado Cipriani e padre di Lorenzo, Tina e Romina Bosica. Ed è proprio con il pattinaggio corsa che inizia la carriera sportiva della protagonista di questa intervista: “Ho vinto diversi titoli europei e italiani nelle categorie giovanili – ricorda Romina Bosica – mentre ai Mondiali Junior sono arrivata due volte quarta. Da Senior ho invece conquistato un paio di titoli italiani”. Grazie al pattinaggio conosce suo marito, il pattinatore americano Dante Muse, ma l’amore nasce solo parecchi anni dopo: “Ci siamo conosciuti a metà degli anni Novanta durante un Campionato mondiale al quale partecipavano sia lui che mia sorella Tina. Ci siamo tenuti in contatto per una decina d’anni, poi ci siamo fidanzati. Lui ha provato a vivere in Italia, ma non si è mai abituato, allora mi sono trasferita io negli Stati Uniti, nell’Iowa, a Des Moines”. E una volta arrivata in America il passo dal pattinaggio corsa al roller derby non è stato così lungo.

Romina, come hai iniziato con a praticare il roller derby?

“Tutto è cominciato perché io e mio marito gestiamo un palazzetto di pattinaggio dove le persone vengono per divertirsi e organizzare feste, con cibo, musica, animazione etc. Qualche anno fa una squadra di roller derby ci ha chiesto di prendere in affitto il palazzetto per fare allenamento ed è stata la prima volta che sono entrata in contatto questo sport. Di lì a poco abbiamo iniziato anche io e mio marito. Io l’ho praticato per cinque anni circa, per lo più con la squadra locale, ma per un anno ho giocato anche nello stato di Washington, dove ho vinto il Campionato nazionale della massima serie. Sono riuscita anche ad entrare nella Nazionale americana, ma come riserva, quindi ho deciso di non partecipare alla Coppa del Mondo. Ho smesso di giocare quando è nata la mia seconda figlia”.

Quali sono le regole del gioco?

“Il roller derby è uno sport a rotelle praticato con i pattini tradizionali su una pista piana. Ogni squadra è composta da quattordici giocatori: ogni due minuti ne entrano cinque, di cui un jammer, che rimane arretrato, e quattro blocker, che vanno avanti. I jammer devono doppiare il gruppo il maggior numero di volte possibile e conquistano un punto per ogni avversario doppiato. I blocker devono cercare di ostacolare i jammer colpendoli o di agevolarli, a seconda della squadra di cui fanno parte. Terminati i due minuti cambiano i giocatori. In tutto la partita si compone di due parziali di trenta minuti, separati da una pausa di quindici minuti. Descritto così sembra molto semplice, ma ci sono tante pagine di regolamento, perché i colpi non possono essere sferrati liberamente. Si gioca con un nickname e il mio è sempre stato Stella Italiana”.

Sei anche un’allenatrice giusto?

“Nel 2011 ho iniziato ad allenare due squadre: una chiamata Des Moines Derby Brats, composta da ragazzini dai 10 ai 18 anni, l’altra Tootsie Rollers, di cui fanno parte bambini dai 3 ai 9 anni. Oggi abbiamo circa 50 Tootsie Rollers e 35-40 Brats. Le Brats hanno vinto il Campionato nazionale 2014 e 2016 grazie al fratello di mio marito, Mark Muse, che è il principale allenatore da quando è nata la mia seconda figlia e io mi sono dedicata di più alla famiglia”.

Il roller derby è una disciplina diffusa? 

“È molto praticata negli Stati Uniti, ma è in forte espansione. Ci sono anche diverse squadre in Italia e la Nazionale azzurra femminile ha partecipato alla Coppa del Mondo l’anno scorso, avvalendosi anche di ragazze che giocano all’estero”.

Cosa ti ha lasciato lo sport?

“Per me e mio marito lo sport è fondamentale: ti costruisce il carattere, ti insegna a cadere e rialzarti. È una vera e propria scuola di vita. Ecco perché sto indirizzando le mie figlie verso questo mondo. Sceglieranno loro quale disciplina praticare, l’importante è che facciano sport”.