GROTTAMMARE – Parla sotto le logge di piazza Peretti il professore e giornalista Massimo Teodori. L’argomento è uno di quelli che definire d’attualità sarebbe riduttivo: Obama e le elezioni americane.

In occasione della presentazione del libro “Obama il grande“, la premessa di Teodori è ben nota: “nessun paragone con l’Europa è possibile” perché nel vecchio continente economia e politica hanno un nesso stretto. Ma il fulcro del discorso del giornalista è inedito: “Queste elezioni sono stranissime” per soggetti e dinamiche.

Sotto il profilo dei candidati lo storico si concentra sulle figure di Trump – definito “personaggio macchiettistico il cui populismo è una forma di nativismo” – e Sanders “sospinto da quei giovani che per la prima volta si sono sentiti insicuri”. Infine la Clinton che, pur essendo “riconosciuta dai giovani come parte dell’establishment”, ha avuto dalla sua la disponibilità economica del partito.

Le dinamiche inusuali di queste elezioni sono legate invece alla “crisi occidentale dello sviluppo“. Sebbene la disoccupazione sia scesa sotto l’amministrazione Obama dal 12 al 5% la working class di blue e white collar (compresa la black bourgeoise) si è polverizzata e sono aumentate le disuguaglianze tra ricchi e poveri.

Gli americani hanno paura, questo è anche motivo della loro legislazione sulle armi”. Obama, che dal canto suo ha tentato di modificare tale situazione, è stato osteggiato e ogni proposta di modifica è stata cassata dal congresso. Durante la sua presidenza è stato possibile invece l’inizio di una nuova disciplina della salute (con Obamacare) e della politica internazionale: una leadership senza boots on the ground, che “usa la trattativa e il dialogo”. “Ciò – prosegue Teodori – è emerso dalle politiche attuate con Cuba e l’Iran”.

Le previsioni del professore per l’8 novembre emergono dalla lettura di dati chiari. Le variabili sono diverse ma se verrà superato il 55% la Clinton sarà il nuovo presidente.