SAN BENEDETTO DEL TRONTO-Uno spettro, un fantasma si aggirava sulle torri di Elsinore, capitale della Danimarca, lo spettro del defunto Re Amleto, “morto da soli due mesi! Anzi, non da tanto, nemmeno due” recita la seconda scena del I Atto dell’Amleto, celeberrima tragedia shakespeariana del 1600. Adesso San Benedetto non è certo Elsinore né riusciremmo facilmente a trovare parallelismi di facile lettura fra i protagonisti politici in Riviera e quelli della scena aristocratica danese. Una cosa è certa però, la politica sambenedettese, nella sua attualissima fase, è governata, al pari del dramma teatrale del “Bardo”, da una sorta di presenza di sottofondo, ovvero l’eredità della appena passata amministrazione, che sembra, al pari della Corte di Danimarca, governare talune dinamiche e influenzare altre percezioni interne ed esterne alla “corte” di Viale De Gasperi.

Questa è politica e, soprattutto, vita “vera” dove le persone, a differenza dei personaggi non sono buoni e cattivi e come tutti hanno le loro sfumature perciò faticheremmo e sarebbe ingiusto dare a Pasqualino Piunti le vesti del perfido Claudio, né faremmo un lavoro fedele ai consensi goduti da Giovanni Gaspari, specialmente nell’ultimo periodo, se dovessimo dargli l’uniforme “dell’eccellente” Re Amleto. Quindi prendete questo parallelismo come espediente e nulla più per la descrizione di questi giorni della politica sambenedettese, che tanto nella guida esecutiva quanto nell’opposizione sembra attraversare un ponte, un ponte politico tra il passato e il futuro.

Partiamo dall’area di centrosinistra che soprattutto nel Pd, non vive giorni sereni senza segretario ancora dopo l’uscita, non troppo “soft” di Sabrina Gregori e dopo soprattutto le vendette, queste sì quasi amletiche, consumate e autodenunciate alle elezioni. Sullo sfondo poi sempre le speranze di trovare nel Tar l’Orazio della situazione per rimanere nel solco shakespeariano tracciato.

Le dinamiche del Consiglio Comunale di sabato, tra le fila del centrosinistra ci dicono che il fantasma dell’amministrazione Gaspari è presente e che ci sia la voglia di scrollarsi di dosso certe eredità. Non è una novità che la nuova area di centrosinistra voglia tagliare i legami col passato e in questo senso vanno lette anche le critiche espresse ad esempio da Marco Curzi sull’utilità del network “Picenopass”, eredità “gaspariana” ancora in bilancio comunale, visto che il costo complessivo del progetto del 2012, circa 200mila euro, è stato spalmato su 4 esercizi. E ancora le parole di Paolo Perazzoli sulle necessità della città in materia di edilizia popolare, argomento caro all’ex sindaco e speso anche in campagna elettorale, non tengono conto delle responsabilità di un’amministrazione in sella per dieci anni sull’attuale stato di cose e sulle misure prese sui Pruacs, con la sensazione che le parole, meno l’astensione, di Perazzoli possano spiegarsi come un segno di distacco da chi c’era prima oltre che di esortazione nei confronti dell’attuale amministrazione.

E poi c’è l’attuale guida esecutiva, con Piunti che a fine Consiglio ha voluto prendere la parola per spiegare che la maggior parte dei provvedimenti presi e ratificati fossero eredità di Gaspari, per colpa di probabili problemi di tempo e organizzazione incontrati sulla strada, con la scadenza incombente del 31 luglio che ex Dlgs 267 del 2000 è la dead line per la deliberazione con cui dare atto del permanere degli equilibri generali di bilancio.

In tutto questo si inseriscono aspetti meno tecnici, con Gaspari che si è lamentato pubblicamente sui social “della raccolta dei frutti di un albero piantato da altri”, riferendosi alla conferenza stampa, presenziata da Piunti, in cui si annunciava la riapertura dello stadio, un sole che la passata amministrazione, che ha lavorato per la riapertura, non ha fatto in tempo a veder sorgere. Da lì il sindaco sembra aver capito l’antifona e qualche giorno più tardi dà a Gaspari quel che è di Gaspari riconoscendo, al taglio del nastro del Centro Sportivo Eleonora, “il lavoro della passata amministrazione”.

Insomma gli atti tecnici e i momenti istituzionali per la maggioranza e le valutazioni politiche per la minoranza di centrosinistra sono ancora sovrastati da una presenza un po’ ingombrante, dal fantasma del “Vecchio Re” che aleggia ancora. La politica sambenedettese è quindi su un ponte tra passato e futuro, un ponte che per il bene di tutte le parti sarà fondamentale percorrere velocemente, affinché la nuova minoranza ritrovi un’identità nitida fondamentale per una valida e sana opposizione e affinché l’esecutivo possa iniziare ad agire con autonomia prendendosi anche proprie e personali responsabilità.