Società in via di sviluppo – Sono veramente contento e soddisfatto per i momenti che sta vivendo la mia squadra del cuore. Per più motivi. Primo fra tutti che i ‘nostri’ calciatori da un anno ricevono puntualmente lo stipendio pattuito, come normale per ogni lavoratore. “Giusti ma sicuri” sembra il motto del generale Franco Fedeli. Di questi tempi un esempio che i club, professionisti e non, dovrebbero seguire.
Non sarà però così, specialmente se saranno veramente 60 le squadre che parteciperanno alla prossima Lega Pro, per motivi che solo gli attuali gestori del calcio italiano (chissà perché anche se gatta ci cova) non capiscono.
Con 60 presidenti il rischio che personaggi malintenzionati e squattrinati, trovino spazio per farli i soldi invece di investirli, non può che aumentare. Saranno quelli che non baderanno a spese e faranno i migliori contratti. Tanto, male che va, fallisce la squadra non loro che un bottino se lo sono già ‘aggiudicato’.
Tornando alla Samb, un’altra cosa che mi sta piacendo è la serenità che, seppur in modo apparentemente burbero, sta dando il patron romano. Con lui in tribuna si sta ritrovando a San Benedetto quel modo scanzonato che si addice allo sport italiano più famoso. In realtà infatti, i suoi rimbrotti (a voce alta) ai giocatori in campo sono un modo per sdrammatizzare e far capire che si sta assistendo ad un gioco nel quale l’errore non va nascosto o sottaciuto ipocritamente, ma evidenziato perché tale è, secondo lui.
Una volta, quando seguivo le partite della Samb dal ‘prato’ del Ballarin, per me e per i miei amici  era normale rimproverare i rossoblu in campo per un passaggio sbagliato o per un gol ‘mangiato’.
Sono anche certo che se altri tifosi in tribuna facessero come lui, il presidente non avrebbe nulla da ridire. Al limite si troverebbe in disaccordo nel particolare ma non farebbe come molti suoi predecessori abituati a tenere i calciatori “sotto la bambagia”, l’ovatta per i sambenedettesi. Un ritorno all’antico che a me piace. La ritengo una bella vittoria sull’ipocrisia imperante nel mondo del calcio nostrano. Calcio nel quale molti presidenti, per nascondere le loro negligenze, aizzano i tifosi contro giornalisti che hanno il coraggio di dire quello che pensano.
Noto anche che l’organico societario che Fedeli sta mettendo a punto, dopo un primo periodo di normale ambientamento, è in linea con le ambizioni della squadra. Al figlio Andrea ha alleggerito gli impegni lasciandogli quello di Ad che è determinante per qualsiasi proprietà, ha responsabilizzato l’avvocato Gianni affidandogli l’arduo compito di Direttore Generale costringendolo praticamente a vivere da vicino gli umori della città, una dimostrazione di fiducia non da poco. A Simone Perotti, altro suo uomo di fiducia, ha assegnato il settore giovanile, un ruolo importante che il ternano sta curando con grande dedizione. Tutti gli altri sono rimasti nello stesso ruolo con l’aggiunta del neo Ds rossoblu, Federico.
A proposito del team manger Diomede ieri ad Amatrice si è tenuto il solito proverbiale duetto tra lui e il presidente. Lancio di Beradocco oltre la linea laterale, Diomede: “il campo è troppo stretto“, Fedeli: “ma quale campo la colpa è del piede…“. Altri distingui hanno fatto da cornice al gioioso duello verbale ma una cosa in particolare mi ha colpito positivamente. Diomede: “Presidente mi riconosca però che io sono l’unico o uno dei pochi che la contraddice”. Fedeli, pur non accusando il colpo, non ha risposto. Un buon segnale per entrambi di un’armonia che solo apparentemente assomiglia ad una diatriba, diciamo “pericolosa”. Un clima che a me piace moltissimo.
Sono anche convinto che le prime critiche alla società il presidente e i suoi sapranno gestirle nel mondo migliore. Senza quegli eccessi di presidenti che, avendo qualcosa da nascondere, la buttavano in cagnara protetti da tifosi, spesso ignari, spesso no.