SAN BENEDETTO DEL TRONTO- E’ un Peppe Giorgini a 360 gradi quello che parla a Riviera Oggi. Il consigliere regionale dei “grillini” si confessa nelle nostre “stanze” e parla un po’ di tutto. La portata principale del menù è certamente la vicenda della mancata concessione del logo, da cui nascono rilievi sulla struttura nazionale e sulle logiche del Movimento. Giorgini parla anche della delusione per elezioni che era convinto di vincere e del lavoro di questi lunghi mesi in Regione. Sullo sfondo una convinzione per il pentastellato: “La sconfitta di San Benedetto ci fortificherà”.

La prima questione che ci viene in mente è il destino del Movimento sambenedettese adesso che non avete una rappresentanza consiliare.

“Prima avevamo un solo consigliere, in 5 anni non abbiamo avuto neanche una mozione approvata, è un punto di vista sbagliato e fuorviante dire “non siete quello che eravate” al massimo non siete quello che potevate essere. Siamo stati tra i primi a presentare una lista, una lista degli onesti mi piace chiamarla, la differenza sostanziale con le altre liste è che la nostra è stata stilata alla luce del sole, dall’inizio con il simbolo del Movimento 5 Stelle”.

Cioè?

“Voglio dire che non abbiamo mai pensato a trasformarla in una lista civica, neanche dopo la mancata certificazione, anche perché non avrei mai pensato che non sarebbe arrivata, altrimenti non sarei mai andato fino a Milano”.

Che spiegazione vi siete dati sulla mancata certificazione: scelta nazionale per cui si è deciso di puntare solo alle grandi città o mancanza di tempo?

“Ci siamo resi conto che siamo un grande esercito ma che ci mancano i generali. Non è un’accusa la mia ma una constatazione, il nostro è un movimento ancora giovane, nuovo, non abbiamo persone al comando. La morte di Casaleggio poi ha portato uno sconquasso nel bel mezzo di elezioni importanti, perché non abbiamo una struttura partitica, chi gestisce l’organizzazione non è un partito. Sono andate fuori anche Rimini, Ravenna, Salerno. Forse si è pensato che se non si poteva prendere tutto e si doveva guardare alla luna e non al dito”.

C’è chi però fa rilievi critici sulla vostra nota mancanza di una struttura partitica classica che sembrerebbe conferire a Grillo il potere di decidere indiscriminatamente su questioni come la concessione del logo.

“Noi siamo probabilmente il primo partito italiano adesso, se non ci fosse un garante come Grillo, data la mancanza di generali chiamiamoli così, considerando l’assioma “uno vale uno” e l’assenza di una struttura verticistica, l’apparato non funzionerebbe. La Casaleggio Associati è l’amministrazione e Beppe Grillo è il garante dello statuto e delle nostre regole, valuta le situazioni e interviene se ritiene che qualcosa non vada bene. Quando Grillo si muove è sempre perché c’è qualcosa di concreto dietro”.

E’ normale che un movimento di dissidenza, o almeno nato cosi, all’inizio funzionasse in quel modo. Adesso non c’è la necessita di crescere e darsi una struttura?

“Se tu hai un bambino piccolo che non sa camminare lo porti per mano perché credi che se lasciato potrebbe cadere. Io credo comunque che dobbiamo fare un’evoluzione. Dobbiamo evolverci non come struttura ma dobbiamo avere una evoluzione nell’interpretazione di queste strutture. Vorrei un collegio giudicante e di indirizzo politico, prendendo uno o due militanti per regione votati su internet. Così dimostreremmo di avere garanti votati dal popolo. In definitiva però posso dire che io non sono stato mai comandato da nessuno, neanche in Regione. La linea politica viene votata sul blog e su questioni generali come sulle Unioni Civili, per le linee politiche non votate ognuno segue il suo istinto e i suoi valori rispettando quelli del Movimento, come per la questione attuale della Bolkestein ad esempio”.

A proposito, cosa ne pensa di tutta la vicenda?

“E’ tutto a mio avviso la dimostrazione dell’esistenza di un volere di accaparrarsi le piccole imprese da parte di associazioni massoniche europee che hanno grande liquidità. I gruppi elitari vogliono accaparrarsi attività redditizie in momenti in cui non valgono nulla. Farmacie e laboratori di analisi vengono acquistati ogni giorno da grandi gruppi perché sono redditizi. Vogliono il monopolio dei servizi. I tedeschi hanno bloccato subito i mercatini sul Reno mentre da noi ci si è mossi solo ora. Questo perché al governo abbiamo un droide manipolato dai poteri forti. L’elitismo è una realtà. Ci vuole comunque un giusto equilibrio, le concessioni da pagare devono essere proporzionate alla redditività degli chalet, sono dalla parte dei balneatori in linea di massima, ma devono pagare il giusto”.

Tornando alle elezioni, dove sareste ora se fosse arrivata quella discussa certificazione?

“Avremmo vinto col 70% al ballottaggio, questa è la mia convinzione. Io sono stato male tre giorni dopo la mancata certificazione. Non ho pianto così neanche dopo la morte di mia sorella e mio padre, non per me ma per il dispiacere per il popolo sambenedettese che credeva in noi. Abbiamo fatto degli errori ma non è per questo che non abbiamo ottenuto il logo (si riferisce alla questione Marucci-Gambini n.d.r). Nessuno è stato fatto fuori per questioni personali. A Salerno il candidato del Movimento, Oreste Agosto, era stato proposto dal nostro gruppo parlamentare come membro del Csm, ci ha rimesso anche lui che era indubbiamente persona stimata, quindi non può essere stata una punizione”.

Diceva che è stato male tre giorni. Poi?

“Dopo questi tre giorni ho fatto le mie valutazioni, i sostenitori di Perazzoli avevano tutti un piccolo interesse, erano pochi i credenti della “missione” del Pd, sono tutt’ora pochi quelli che credono nel partito. Perazzoli è stato bravo a ripescare le persone parte del suo “harem”ma aveva anche tanti nemici. Il voto disgunto e le lotte interne lo confermano. Da tutto ciò è uscito Piunti che per me avrebbe avuto un 18% con noi in corsa, la rabbia dei nostri sostenitori può essere stata buttata su Piunti e contro Perazzoli. Credo che la sua vittoria sia scaturita anche da tanti nostri sostenitori”.

Eravate davvero pronti a governare?

“Avevamo preparato una struttura di assessori, senza fare nomi, che per competenze e professionalità avrebbe rivoltato il Comune come un calzino, assieme a un sindaco, Giorgio Fede, dalle grandi qualità umane. Tutte persone dall’enorme profilo tecnico, morale e civile. Eravamo prontissimi a governare”.

Cosa rimane di tutta questa vicenda ora?

“Ho imparato che nella vita devi lottare per essere ricompensato. Questa sconfitta può darci forza per il futuro a San Benedetto. Leggevo le parole di Kobe Bryant l’altro giorno e diceva: “Un campione non diventa tale con le vittorie ma con le sconfitte”. Dobbiamo imparare da questa sconfitta”.

Chiudiamo col suo impegno in Regione, quali sono le criticità delle Marche?

“Le criticità sono tantissime e potremmo parlare per giorni. Si va dall’aspetto idrogeologico con le Marche che hanno un indice di franosità altissimo per passare poi alle strade, che hanno fatto il ping-pong dalla competenza regionale a quella provinciale ma non ci sono fondi per metterle apposto. C’è il problema dei rifiuti e della loro gestione sempre soggetta a infiltrazioni di dubbia provenienza, e ancora l’acqua pubblica e il grandissimo scandalo delle gallerie del quadrilatero, per le quali non abbiamo competenza diretta essendo una legge obiettivo dello Stato, ma su cui abbiamo attivato la deputata Patrizia Terzoni”.