SAN BENEDETTO DEL TRONTO- “Dalle 2 e 30 alle 5 del mattino, nei week-end, il centro è sistematicamente preso d’assalto da un centinaio di ragazzi ubriachi che spadroneggiano senza controllo della forza pubblica” parole di Pietro Canducci, proprietario di un Bed and Breakfast in centro e parole che i residenti e i commercianti hanno portato alle orecchie del sindaco Piunti in un incontro lunedì. Crocevia di quello che sembra un nuovo capitolo di una battaglia che dura ormai quasi da un decennio: da una parte i residenti e gli esercenti che si ritengono danneggiati  nelle attività e nel quieto vivere e dall’altra parte le pieghe moleste che sa prendere la movida, con i proprietari dei bar più frequentati inevitabilmente tirati dentro dalla stessa parte della trincea.

“Via XX Settembre, Viale Secondo Moretti, Via Custoza e Via San Martino”, la “zona di guerra” la disegna idealmente Giovanni Filippini, presidente del quartiere Marina Centro, “una zona di poche centinaia di metri quadrati in cui ci sono 24 locali che servono alcolici e un giro di 1500-2000 persone ogni sera. Il degrado, gli schiamazzi e le risse poi vengono di conseguenza, uniti all’insufficiente presidio delle forze dell’ordine, specialmente dopo le 2” lo sfogo di Filippini.

Eppure un’ordinanza c’è e prevede che i locali senza personale di sorveglianza, i buttafuori per intenderci, debbano chiudere entro l’una, possono invece rimanere aperti un’ora in più gli esercizi il cui personale, assunto ad hoc, eviti che i clienti portino fuori dal bar le bevande alcoliche. “Un’ordinanza non sempre rispettata” per Filippini “almeno 2 o 3 bar hanno ancora gravi problemi a rispettarla e a contenere le conseguenze di un afflusso di clientela di una certa portata, per non parlare” aggiunge il presidente di quartiere “delle difficoltà, legittime, a far accettare regole del genere a caffè e bar che non si sentono collegati in alcun modo alla movida molesta”.

Dunque queste sono le istanze di chi rivendica il diritto al benessere e il diritto a svolgere la propria attività senza pregiudizi, “anche perché non mi risulta che esista un diritto al divertimento” puntualizza Filippini che poi si fa meno drastico “noi vogliamo una regolamentazione non una chiusura, d’altronde in mezzo ai quei ragazzi ci sono i figli di tutti e molti di loro abusano sistematicamente di alcool e droga, perciò le preoccupazioni sono rivolte anche a loro”.

L’altra istanza riguarda i pregiudizi alle attività commerciali. “Ho avuto recensioni negative per il mio B&B sulle piattaforme web, collegate agli schiamazzi e ai cattivi odori, per non parlare dei turisti che, pur non recensendo, per questo problema non hanno confermato per l’anno dopo” dice ancora Canducci ” si tratta di tutelare i nostri investimenti e anche il benessere di chi a una certa ora vuole dormire, perché il problema principale sono gli stazionamenti successivi alle chiusure dei bar”.

Commercianti e residenti quindi chiedono un “tavolo permanente con questa amministrazione, che abbiamo incontrato lunedì e a cui abbiamo chiesto un rafforzamento dell’utilizzo della forza pubblica o l’utilizzo dei volontari della protezione civile” spiega ancora Canducci che poi lancia la proposta: “Ci stiamo organizzando per un servizio di sentinelle, chiamiamole così, che sorveglino il centro e educatamente invitino i ragazzi a tornare a casa, è un gesto simbolico con cui vogliamo sensibilizzare l’amministrazione verso un problema che ci affligge ormai da almeno 7  anni, anni in cui c’è stato chi è arrivato a vendere casa e trasferirsi per l’esasperazione, è inaccettabile” chiosa l’esercente.

Insomma, la battaglia sembra ancora lunga perché contiene istanze e diritti di natura eterogenea e opposta in qualche caso, coinvolge organi pubblici diversi come Comune e Prefetto e soprattutto coinvolge e solleva disquisizioni culturali che toccano il divertimento e gli abusi e in sottofondo il conflitto intergenerazionale di un intero popolo di giovani che fatica a farsi accettare e a far convivere le proprie abitudini, purché di queste soltanto si tratti e non di devianze, con le abitudini di generazioni diverse. Una vecchia storia destinata probabilmente a non risolversi mai del tutto, ma che di certo, e forse senza barricate, può trovare compromessi ragionevoli.