Ex serie C fuori di testa. Il football, quello italiano in particolare, è ricco di scandali tra doping, calcio scommesse, arbitri venduti, presidenti imbroglioni e ingiustizie varie. Chiedersi perché è facile: indiscutibilmente tutti i fatti sono legati all’enorme massa di denaro che gira intorno allo sport più popolare al mondo, spesso in maniera incontrollata.

Al di là della facile spiegazione c’è però un’ignoranza di fondo tra i vari dirigenti a livello nazionale, e non, che continuano a prendere decisioni illogiche. E mi fermo qui perché l’illogicità può essere generata da buona o cattiva fede.

Un anno fa il ‘generale’ Tavecchio volle a tutti i costi portare l’ex serie C a 54 squadre (con una decisione giusta ma sbagliata nel metodo: 500 mila euro a fondo perduto per il ripescaggio) a causa dei continui fallimenti. O i soldi li hai o non giochi. Un ragionamento che non faceva una grinza.

Infatti, i presidenti in grado di investire nel calcio sono sempre meno mentre sono molti di più quelli che, tramite il calcio, fingendosi possidenti, riescono ad accaparrarsi belle somme di denaro a discapito del futuro della squadra e della città.

All’ordine del giorno fallimenti di squadre gloriose, e con tanti tifosi, gettate nella disperazione di doppie retrocessioni a tavolino.
Dopo un quadro così, che nessuno può ritenere inverosimile, ecco l’intenzione dell’attuale ‘capo’ della Lega Pro di riportare l’ex serie C a 60 squadre, nonostante che, dopo la stagione 2015-2016, i fallimenti siano superiori agli anni precedenti. Cose da pazzi.

Se qualcuno trova una spiegazione la dica. La mia conclusione è invece che la decisione è quasi certamente legata alla massa di denaro e e quindi molto probabilmente alla non buona fede di cui parlavo all’inizio. Un ravvedimento di certe malsane idee sarebbe più che propizio.