di Lucilio Santoni e Alessandro Pertosa
Molto è stato scritto e detto sui noti fatti accaduti a Fermo, che hanno portato alla morte di Emmanuel Namdi. La maggior parte di tali commenti ha visto le persone schierarsi a difesa dell’uno o dell’altro, tentando di spiegare il fascismo, l’immigrazione e il razzismo. Noi vorremmo riflettere, invece, su un altro aspetto della vicenda, che ci sembra il più drammatico di tutti.
Analizziamo, con i dati che abbiamo, i tre protagonisti.
Mancini insulta gratuitamente la donna, dandole della scimmia. È un idiota, ma non in senso dostoevskijano; è un idiota provocatore, incline alla violenza, che non comprende la portata delle parole, che coltiva i muscoli lasciando andare il cervello completamente in avaria. In definitiva, un degno rappresentate di masse senza testa, che si muovono teleguidate da pochi, i quali ne traggono vantaggio politico ed economico.
Emmanuel reagisce fisicamente, violentemente, all’insulto verso la propria donna. Anche lui, evidentemente, è incline alla violenza. Anche lui un facinoroso che nella vita ha coltivato poco il cervello; uno che pensa di essere l’unico a subire ingiustizie sulla terra, la quale invece è un luogo di ingiustizie cosmiche, dove la dignità viene insultata ad ogni angolo, in oriente come in occidente, a nord come a sud. Se ognuno di noi dovesse reagire con forza a ogni insulto che ci prendiamo da tutte le parti (pensiamo solo al traffico automobilistico) probabilmente la popolazione sarebbe già dimezzata, ci sarebbero morti a ogni angolo di strada.
E veniamo a Chinyere. Dice il falso. Afferma che Mancini ha sradicato il palo e si è scagliato contro Emmanuel. Si fa riprendere mentre recita la sua straziante litania in ricordo del marito. Poi, viene smentita dai testimoni e allora ritratta, come se niente fosse. Chinyere gioca al meglio il ruolo della vittima, con fredda lucidità, cercando di trarre il massimo vantaggio da quel ruolo. Giova qui ricordare che tutta la nostra società si regge sul sistema della vittima. Chiunque riesca ad assumere quel ruolo, risulterà per sempre intoccabile e potrà pretendere ogni cosa.
La nostra conclusione, la più amara, è proprio il fatto che tutti e tre i protagonisti della vicenda sono persone immerse fino al collo nel peggior brodo di coltura della nostra società. Intrisi di violenza, ottundimento cerebrale, falsità, astuzia meschina, i tre, pur provenienti da contesti diversi, rappresentano quello che siamo tutti noi e che potremmo rivelarci, da un momento all’altro, non appena ci accada il piccolo incidente che scateni l’orrore.
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Credo che in conclusione l’analisi sia corretta… Lascio solo qualche giustificazione per la coppia, vittima di essere nata dalla parte sbagliata di questo pianeta e senza evidenti mezzi per poter elevare la propria situazione ahimè… Detto questo veniamo ai fatti: Il Mancini (persona ignorante) è colpevole di ingiurie con sfondo razzista, Emanuel è colpevole di lesioni aggravate, Mancini si difende a mani nude, quindi opponendo all’offesa la proporzionata difesa, poi tutto entra nel mondo della sfortuna e sappiamo come va a finire. La signora invece dovrà essere processata per falsa testimonianza. Ora la parola ai giudici e che non diventi… Leggi il resto »
un commento equilibrato e preciso che condivido in pieno – raramente capita – grazie
Complimenti a Pertosa e Santoni, hanno espresso ottimamente quanto già pensavo… L’ondata di falso buonismo con avvoltoi politici pronti a presenziare è stato l’aspetto più antipatico di una vicenda che sostanzialmente è privata, tra persone che hanno tutte i loro limiti e le loro grosse colpe. Uno è stato più sfortunato.
L’epiteto iniziale può dare una connotazione razzista alla vicenda, ma conoscenti del Mancini mi assicurano di no, se passava un bianco con la sciarpa dell’Ancona sarebbe successa la stessa identica cosa…
sì, sono convinto anch’io che se passavamo noi con la sciarpa della samb…
Concordo con la lucida analisi.
Finalmente un parere ragionato.
Diverso dai banali giudizi letti nelle parole di tutti i giornalisti d’inchiesta, politicanti in cerca di consenso, prete in cerca di visibilità, razzisti ed anti-razzisti e moralisti buoni per tutte le occasioni, che si sono avvicendati nei vari articoli di questi giorni.
Tutti accomunati da una stessa caratteristica: essere sempre pronti a giudicare il prossimo dal pulpito senza provare nemmeno a mettersi nei panni dell’altro…
proprio così, razzisti e anti-razzisti… grazie per le aggiunte, l’articolo sottintendeva tutto quello che dici
a prescindere che questa storia all’inizio non mi ha mai convinto,per la colpevolezza del mancini invece si,pugno dato e danno arrecato.invece non sono concorde con la desrizione del mancini in questo articolo,bisogna dire che il mancini ha sempre detto la verita’,provato poi con i testimoni,invece è stata smentita la moglie del nigeriano.tra poco la razzista sara’ la vedova!!
Prendere le distanze senza coinvolgersi. Le tensioni sono evidenti però un equilibrio di giudizio non c’è perché il 13 luglio 2016 c’è stata a Fermo la manifestazione “contro il razzismo” che ne è stato lo slogan e assicuro che il razzismo non è stato spiegato e la parola dai relatori tipo “capitalismo” e “liberismo” non è stata neanche pronunciata. Chiaramente con una partecipazione infinita di giovani, famiglie, ragazzi, ragazze e tutti uniti contro ogni forma di discriminazione si poteva dire qualcosa sulla fase socioeconomica attuale valido per tutti. Niente! Tutto Ok. Immensa la folla che si è ritrovata in piazza… Leggi il resto »