CORROPOLI – Martedì 12 luglio, a Corropoli, si è svolto il primo concerto estivo del Cinquecento Jazz Festival, l’evento musicale che anima la città tutto l’anno, con figure affermate o emergenti del panorama jazz contemporaneo.

Protagonista assoluto della serata, questa volta, è stato il sedicenne Dai Liang, in arte conosciuto come A BU. Il giovanissimo pianista, già apprezzato a livello internazionale, ha omaggiato i presenti con una selezione di brani, tratti dalla sua personalissima raccolta di composizioni. Il suo tocco, misurato e preciso, ha saputo affascinare e coinvolgere, trasmettendo delicate emozioni; reduce da una formazione classica, A BU conserva ancora forte questo tratto nel suo stile, mescolandolo però a ritmi e melodie tipicamente moderne.

L’evento si è chiuso con uno speciale omaggio all’artista: il premio Alfredo Impullitti, consegnato dall’assessore alla cultura. Il pianista, dietro calorose richieste del pubblico, ha poi concesso il bis.

Con la stessa disponibilità, unita ad un pizzico di stupore, si è reso disponibile per un’intervista al termine della manifestazione. A seguito, è riportata la traduzione in italiano e l’originale in inglese.

Perché hai scelto il nome d’arte A BU? C’è qualche significato particolare?

“Il nome lo ha scelto mio padre: quando avevo due o tre anni, circa, dicevo spesso una parola senza senso, che suonava come “a..bu..”, così lui ha cominciato a chiamarmi in questo modo”.

Se dovessi descrivere da solo il tuo stile, come lo definiresti?

“Beh, in realtà è difficile da dire. Penso che può essere considerato uno stile “mix-jazz”, perché non è esattamente un jazz canonico. Molte parti sono improvvisate, riorganizzate, quindi i brani non possono essere inclusi in uno specifico genere musicale. E ‘semplicemente la mia musica”.

Durante i tuoi viaggi, sei entrato in contatto con molti ambienti diversi, e hai potuto conoscere molte personalità del mondo della musica. C’è stata un’esperienza in particolare che ti ha influenzato profondamente?

“Ho fatto molte cose, non riesco a scegliere una particolare circostanza su due piedi; in questo momento, però, sto rimanendo impressionato dall’Italia. Un paese con una grande cultura, e molti luoghi storici. Mi sono appena esibito all’Umbria Jazz Festival, ieri, penso sia stata una grande esperienza per me”.

Questo dovrebbe essere il tuo secondo concerto in Italia. Che impressione hai avuto finora di questa nazione? E’ come avevi immaginato che fosse?

“Sì, mi piace l’Italia. Molto. Vorrei tornarci, in futuro”.

Cosa fai, abitualmente, quando non sei all’estero in tour? Ci descriveresti una tua giornata tipo a New York?

“I giorni possono essere frenetici quando sono in tour, ma ho una vita piuttosto normale a casa: vado a scuola, mi esercito al pianoforte, qualche volta esco con i miei amici. Come tutti i ragazzi della mia età”.

Un’ultima domanda: che cosa progetti per il prossimo futuro? Hai qualche altro concerto o collaborazione in vista?

“Sto pensando di pubblicare un nuovo album l’anno prossimo, ma sono ancora incerto. Devo ancora decidere quali brani utilizzare, il titolo, e molte altre cose. Si vedrà in futuro”.

Versione inglese

Why did you chose the stage name “A BU”? There’s some special meaning?

“The name was given by my father: when I was about, two or three years old, I often made a baby sound like “a..bu..”, so he kept calling me this way”.

If you had to describe your own style, how would you define it?

“Well, it’s actually difficult to say. I think it can be considered a “mix-jazz” style, because it’s not canonly jazz. Most parts are improvvised, rearranged, so this can’t be included in a specific musical genre. It’s simply my music”.

During all your travels, you get in touch with many different environments, and you’ve got to know many personalities of the music world. There was a special experience that has influenced you deeply?

“I did many things, I can’t choose a particular circumstance on the spot; but in this specific moment, I remain impressed by Italy. Deep culture, many historical places. I just attended the Umbria Jazz Festival, yesterday, i think it has been a great experience for me”.

Speaking about that, this should be your second concert in Italy. What impression did you have had so far of this nation? Is as you imagined it to be?

“Yeah, I like it. Very much. I want to come again sometime”.

What do you usually do, when you’re not in a travel? Could you describe your tipical day in New York?

“Days can be hectic when I’m in a tour, but I have a rather normal life at home. I study at school, practice piano, and sometime hang out with my friends. Like every other guy of my age”.

One last question: what are you planning for the next future? Do you have another concert or partnership in sight?

“I’m thinking about making a new album next year, but it’s still unsure. I’ve jet to decide which pieces to use, the title, and other stuff. We’ll see for the near future”.