SAN BENEDETTO DEL TRONTOCome promesso, dopo aver ‘scavato’ nel personaggio Pasqualino Piunti, neo sindaco di San Benedetto del Tronto, ecco Paolo Perazzoli, il suo principale antagonista. Un uomo che, oggi si può dire, è stato protagonista nel bene e nel male della vita amministrativa sambenedettese degli ultimi trenta anni. Dato per favorito ha perso sul filo di lana una corsa per la quale lui stesso, più di tutti gli altri, si riteneva sicuro vincitore. Tutti sanno come è andata e con questa intervista vogliamo regalargli l’onore delle armi oltre a farlo conoscere meglio al popolo sambenedettese come abbiamo fatto con Piunti.

Come sintetizzerebbe il suo percorso politico fino ad oggi?
E stata una vita con tanti sali e scendi all’interno della sinistra italiani, con tutti i travagli che ha avuto. Sono sempre stato visto come un rompiscatole, uno non allineato alle rigide direttive di Partito.
Ciononostante è stato eletto due volte sindaco oltre ad aver occupato poltrone importanti. Ha inaugurato l’era di primo cittadino eletto dal popolo? Visto quello che ha appena detto, con il vecchio metodo proporzionale che vedeva il sindaco eletto dal Consiglio comunale, avrebbe trovato più difficoltà?
“Bè sì. Anche se quando fui eletto ci furono problemi all’interno del Partito, dell’Ulivo esattamente. Ci fu una specie di scissione tanto è che  facemmo una lista chiamata Patto democratico per San Benedetto che fu un anticipazione di come vanno le cose oggi. Gli incarichi da me ricoperti, sindaco a parte, sono stati diversi, ho fatto il vice sindaco, il presidente della Confesercenti e recentemente il consigliere regionale. Ho vissuto contraddizioni che non mi so spiegare neanche adesso. La prima volta che fui eletto avevo 42 anni e già dicevano che ero vecchio. Forse per colpa mia sono stato sempre un personaggio ingombrante che ha attirato ‘amore e odio’, direi in modo equivalente”

Quindi non si ritiene un ‘figlio’ del Partito che da buon padre lo ha aiutato a fare strada? Come molti pensano.
“Avevo sì una larga coalizione a mio favore ma anche avversari all’interno che si impegnarono per non candidarmi, erano capeggiati da Pietro Colonnella. Già allora facemmo le primarie ed io presi il 90%, nonostante la sinistra mi avesse sempre visto con occhio critico. Anche l’area moderata naturalmente non mi riteneva all’altezza. Insomma la mia carriera non è stata mai in discesa”.

Per Gaspari, un tempo suo allievo preferito, invece sì?
“Lui ha avuto un percorso diverso. Lo elessero i Diesse. Io per esempio non sono mai stato segretario provinciale di Partito. Essendo io visto come personaggio troppo accentratore c’erano remore nei miei confronti, come uno che si batte per le proprie idee e un po’ fuori gli schemi. Devo però riconoscere, alla mia età è obbligato farlo, che magari qualcosa di vero c’è nelle parole di quelli che mi contestano. Tornando a Giovanni Gaspari la sua ascesa è stata naturale, secondo i canoni del Partito. Lui, prima di diventare sindaco vinse la battaglia con Colonnella per la carica di segretario provinciale dei Diesse. Era l’anticamera della candidatura a sindaco.un elemento decisivo per gestire le seguenti elezioni comunali”.

È stato anche il suo vice?
“Quando lui è stato vice sindaco non aveva fatto male. Da sindaco invece ha dimostrato limiti di metodo, oltre ad aver detto spesso qualche bugia di troppo. Difficile prevedere quello che accade quando una persona da subalterno diventa numero uno. Giovanni XXIII, per esempio, doveva essere un pontefice di transizione invece è stato un grande papa. Quando si occupa la poltrona più importante si cambia in meglio o in peggio, lui è cambiato in peggio”

A proposito di chiesa cattolica, lei si è sempre professato agnostico, la sua convinzione oggi è minore o è cresciuta?
“No, anche se io non sono mai stato anticlericale, la fede è un dono o ce l’hai o non ce l’hai. Riconosco che papa Francesco mi emoziona come Giovanni XXIII e forse di più. Insomma che ci sia un ‘al di là’ come inteso dalla chiesa, purtroppo, non riesco a crederci. Magari non mi sono sforzato tanto? Questo è vero. Il fatto, però, che oggi dico che non riesco a crederci lo considero un piccolo passo avanti. Non è comunque un pensiero che mi assilla. Più avanti chissà…”

Se l’avessi intervistato il giorno dopo le elezioni avrebbe detto le stesse cose di adesso?
“Assolutamente no, a ferita aperta, visto come è nata la sconfitta, sarei stato sicuramente meno sereno di oggi. Al di là dell’amarezza e della consistenza, perdere non fa mai piacere. Ho incontrato una tempesta perfetta, non solo locale. Si sono concentrati in quelle domeniche alcuni crolli del Pd che prima non erano all’ordine del giorno. Oggi i social e i media sono più determinanti di prima. Tutta colpa di Renzi che ha generato un conflitto interno ma anche creato nemici comuni che ha coalizzato: nei ballottaggi i 5 stelle votano per la destra e viceversa pur di sconfiggere il Pd. Se ci si mettono pure quelli all’interno del Pd stesso capirà che tutto diventa più arduo e difficile. Una nostra frangia qui a San Benedetto ha sicuramente lavorato contro. Per capirlo basta valutare i risultati del primo turno con 1000-1500 voti disgiunti, tra loro qualcuno era in buona fede molti altri no. C’è stato un lavoro frutto di uno scontro politico suicida, in particola modo da parte di chi è stato sconfitto alle primarie. Non le hanno digerite ed è scattata una rabbia masochista. Non so se il loro comportamento è stato determinante ma credo di sì. Sono venuti a mancarmi 1000 voti. Il fuoco amico brucia proprio perché amico”

Se lo doveva aspettare, visto che ha rotto alcune uova nel paniere…
Qualcuno mi aveva consigliato di presentarmi fuori dal Pd. Ho preferito lottare all’interno e le Primarie mi hanno dato ragione. Il mio errore è forse stato quello di aver attenuato la critica ai miei rivali interni prima del ballottaggio, forse è stata una via di mezzo che ha influito negativamente.

Paolo Perazzoli viene visto da molti come una specie ‘diavolo politico’ ma non esattamente perché ha governato male. Come se lo spiega?
“Mi hanno affibbiato, secondo me ingiustamente, il ruolo del cementificatore e di arrogante. Due concezioni su una persona che alla lunga pesano ma io, vincendo le primarie, ero riuscito a far capire che non ero così. Anche se qualcosa di vero quando vieni criticato può starci. In tanti anni di politica chi non fa errori. Nei miei confronti non c’è ostilità in chi non condivide il mio modo di fare ma forse un misto tra invidia e necessità politica di degradarmi”

L’accusa più grande che le rivolgono sono i debiti che avrebbe lasciato dopo i suoi due mandati di sindaco
“Oggi c’è una forte discussione, io sono un keynesiano di fatto anche se non per studi. Oggi ci sono difficoltà ma nel 1993 San Benedetto era una città bloccata. Per lo sviluppo i debiti servono quando non sono ‘debiti negativi’ cioè fatti per la crescita in tutti i sensi della città, li equiparerei a quelli che un imprenditore considera investimenti necessari. Se faccio un mutuo per giocarmeli a carte è un conto. È diverso se si fanno mutui per un campo sportivo, per una scuola, per cose utili nel tempo alla città invece di farla stagnare (anche per colpa del governo centrale) con restrizioni che bloccano la crescita. La crescita permetterà poi di rimborsarli quei soldi. Certamente i debiti non devono superare limiti che poi ti strozzano. Non è il caso nostro. Per esempio ricordo che Bernardo Speca è stato il sindaco che ha fatto più debiti-investimenti di tutti (Palazzetto, Piscina, stadio per 20 miliardi di lire) eppure è ricordato come uno dei migliori sindaci. Solo in parte perché ci ha lasciati precocemente come spesso accade ma principalmente per le opere grandissime oggi alla vista di tutti. L’aspetto del debito è solo uno strumento pretenzioso che non sento come colpa, forse c’è un misto di invidia, di prevenzione nei miei confronti che potrebbe essere naturale visti i successi che ho avuto nella vita. Anche perché non sono ipocrita e non faccio con tutti buon viso a cattiva sorte, forse la mia arroganza è questa. Anche all’interno al mio partito”

Certo che senza la sua discesa in campo molti della Giunta Gaspari avrebbero avuto una strada in discesa per la rielezione, grazie alla forza del vostro partito organizzato come pochi. Oggi in molti ti ringraziano per aver fatto, in un certo senso, piazza pulita…
“Io se devo dare del testa di… a qualcuno lo dico, non faccio calcoli. Come me era la buonanima di Pier Paolo Menzietti con il quale andavo d’accordo anche se pure tra di noi qualche scontro c’era ma non perché io o lui eravamo opportunisti o posizionatori come sono alcuni personaggi del Pd attuale.
Cosa non rifarebbe della sua campagna elettorale? È stato troppo duro o troppo morbido?
Entrambe le cose. Subito dopo le primarie mi sono ammorbidito per recuperare gli “sconfitti” ma la cosa non è andata bene a qualcun altro per cui la mia operazione è risultata incompleta. C’erano due fronti che era difficilissimo mettere d’accordo. Forse dovevo continuare con la linea dura visto che c’era gente che, in ogni caso, non avrebbe seguito la ragione e fatto la scelta migliore per il Partito. Certi personalismi sono stati fondamentali per la mia sconfitta. Ma forse è ancora troppo presto per dare giudizi mirati.

Passiamo a Pasqualino Piunti, la sua mi sembra una buona partenza anche se qualcuno è portato a criticarlo preventivamente. È d’accordo?
“E vero, la sua è stata una partenza morbida. Forse anch’io avrei fatto la stessa cosa. Fare buoni proponimenti all’inizio è facile ma poi non si sa. Se penso ai primi miei giorni da sindaco nel 1993 , ricordo un lavoro frenetico. Oltre a quello che sta facendo Piunti adesso avrei dato subito segnali importanti per le prime emergenze. Per esempio la piscina scoperta che avevo già dato come primo mio impegno. Stessa cosa per i manti stradali che sono veramente indecorosi oltre che pericolosi. C’è tempo per queste cose? E vero infatti ho espresso soltanto le mie priorità, giudicare Piunti adesso. che è appena all’inizio. non è giusto”

Sulle tante deleghe prese da Piunti che può dire?
“Che non si fida molto della squadra. Se io avrei fatto lo stesso? Io tenni il personale e l’urbanistica che poi ho dato a Gaspari. Un sindaco ha tante cose da fare per cui non può arrivare a tutto. Per fare tutto da solo bisogna essere super dotati. La macchina amministrativa deve avere una guida ferma e certa. In molti in Comune, per le mie caratteristiche, mi aspettavano a braccia aperte; perché se io, con tutti i miei difetti, dico una cosa, la faccio, non giro intorno agli ostacoli e molti di loro lo sanno. La mia sconfitta li ha sorpresi negativamente sotto questo aspetto. Vedremo adesso cosa saprà fare Piunti che, ripeto, va giudicato fra qualche mese, adesso è prematuro e sbagliato. Secondo i dipendenti comunali davo serenità proprio perché io dico sempre o sì o no senza vie di mezzo. Speriamo che faccia così anche il neo sindaco”

Ha letto le opinioni della segretaria del Pd, Sabrina Gregori, che si è dimessa?
Non ho approfondito (l’intervista risale a giovedì 7 luglio. Ndd). Se ha detto che il Pd è pieno di arrivisti, che per loro la politica è un opzional, che tutti cercano esclusivamente interessi personali, che Perazzoli una volta eletto non può tirarsi indietro, sono d’accordo ma dico anche  che lei non è immune da certe colpe e che certe cose le avevo dette io prima e che forse sono state la causa principale della mia sconfitta, la verità fa male.

Quanto hanno inciso le umiliazioni politiche che ha subito sua moglie?
“Niente. Io mi sono presentato grazie alla spinta di molti sambenedettesi, da lì è nato il sondaggio. La differenza è che è stato fatto qualche mese fa quando Renzi andava gonfie vele, adesso molto è cambiato rispetto ad allora. Di certo io venivo visto come uomo in grado di cambiare radicalmente un’amministrazione che non era stata affatto apprezzata dai sambenedettesi. Mia moglie ha avuto il merito di averlo capito prima e di esseri impegnata per provare a cambiare un iter politico-amministrativo che non condivideva. Se mia moglie non la pensa così? Quei fatti hanno portato ad una certa situazione. Senza quello scontro la strada era tracciata: il partito aveva deciso che Gaspari sarebbe diventato consigliere regionale e che Urbinati, la Sorge e Loredana si sarebbero giocata la candidatura a sindaco. A cambiare le carte in tavola è stata la famosa questione della pompa di benzina: se non interveniva la politica per mano di mia moglie noi adesso saremmo stati nel mezzo delle indagini sulla mafia romana. Averlo evitato lo ritengo un successo, quindi nessuna vendetta ma soltanto mosse politiche sbagliate che Loredana voleva impedire. Si è visto poi che lei era dalla parte della ragione. Lo scontro con l’onorevole Luciano Agostini è nato lì”

In conclusione il suo ingresso è servito per azzerare un’amministrazione Gaspari insufficiente. Avrebbe vinto o perso egualmente senza la sua intromissione e se le cose fossero andate come prevedeva lo stato maggiore del Pd sambenedettese?
“Difficile dirlo ma visto come sono andate le cose, credo che avrebbe perso lo stesso. Nel ballottaggio la vittoria della destra è arrivata anche perché si vedeva in una nostra sconfitta la fine del periodo gaspariano”

Qualcuno, Urbinati, ne ha tratto vantaggio, adesso sarebbe stato diverso l’esito regionale?
“Le elezioni sono così, lui ha sfruttato il momento positivo anche perché ha trovato terreno fertile non essendo io ancora in campo e gli altri lo hanno accettato, pensando che alle amministrative sarebbe spettato ad uno di loro, alla Sorge in particolare. Un momento favorevole l’ho avuto anch’io nel 2010. La politica ha alti e bassi e serve anche la fortuna per vincere. Vinsi con una buona percentuale, anche se non ero favorito ma lì capii che molti sambenedettesi mi volevano bene”

Si dice che lei non ha fatto niente per la città da consigliere regionale
“Non è assolutamente così. Le dico le cose in cui mi sono impegnato di più. Non posso dimenticare, per esempio, che avevo fatto un progetto per le scogliere con l’assessore Eusebi e Spacca sarebbe venuto a San Benedetto per fare un sopralluogo, Gaspari fece di tutto per non fare venire in città il presidente della Marche. Sono molto apprezzato dai cacciatori, ho contributo a fare norme che sono state gradite, la legge elettorale regionale (un’ottima legge) porta anche la mia firma. Mi mpegnai molto per farla approvare. L’ho fatta praticamente io. Altri non volevano un premio di maggioranza graduato. Mi ritengo il padre del nuovo consorzio di bonifica, delle piste ciclabili e del contributo dato sulle questione urbanistiche, sui poru. Ero con tutti molto disponibile, i sindaci del territorio possono testimoniarlo”

Forse Urbinati si sta vendendo meglio?
“Alla fine giudicheranno i fatti che sono dalla mia parte. Vedremo cosa farà lui. Senza fare l’assessore è comunque difficile influenzare i percorsi politici. Io dico armiamoci e partiamo non ‘e partite’, se sapranno farlo anche Piunti e Urbinati li applaudiremo”

Il ricorso?
“Noi abbiamo trenta giorni per farlo dopo la proclamazione del sindaco. È complicato anche perché in Italia spesso le leggi le scrivono i magistrati altrimenti sarebbe molto chiara e in questo caso a favore nostro, adesso. Non ci sarebbero nuove elezioni, in America e in Francia i rispettivi presidenti non hanno la maggioranza. A Potenza il sindaco di centro destra governa con la sinistra. L’unica cosa ineccepibile è la vittoria di Piunti. Per i consiglieri, invece, visti i risultati è un po’ ridicolo che noi ne abbiamo appena un quarto del totale. Cambiando consiglieri si potrebbe comunque trovare un accordo. La vedrei come una cosa positiva per la città, una soluzione che ci metterebbe tutti alla prova. Sicuramente noi non cercheremmo di rompere solo perché le possibilità di riuscirci sarebbero maggiori. Lo facciamo il ricorso perché crediamo che debba essere fatto nel rispetto dei consiglieri esclusi. Se la sentenza a noi favorevole arriva entro la fine dell’anno si può rivotare, dopo verrebbe il commissario. Ma provare a trovare un accordo sarebbe buono secondo me.Si potrebbe trovare una sintesi tra i nostri programmi. Se ne parlerà nella ipotesi, non molto probabile, che il ricorso venga accettato”

Nella speranza di aver fatto cosa gradita per i nostri lettori ringraziamo Paolo Perazzoli e gli auguriamo buon lavoro.