SAN BENEDETTO DEL TRONTO- La partita attorno al ricorso al Tar che Pd e Udc stanno preparando assomiglia tanto, approfittando della stagione degli Slam, a una partita di tennis. Magari in doppio se consideriamo le squadre pressoché fatte dopo l’ultimo Consiglio. L’area del Pd assieme all’Udc da una parte favorevoli all’intervento giurisdizionale e la maggioranza dall’altra che su questo punto ha trovato un “partner di racchetta” in Giorgio De Vecchis.

Il Pd, che correderà la sua domanda di istanza cautelare, punta a portarsi a casa il primo set in 30 giorni, tanto infatti impiegherebbe il Tar a decidere per la sospensiva. L’Udc invece, compagno di doppio ma con qualche evidente problema di alchimia di “gioco”, la vorrebbe risolvere al meglio dei tre set (non dei cinque perché il procedimento per i contenziosi elettorali davanti al Tar ha tempi relativamente brevi e durerà qualche mese) e quindi non presenterà istanza cautelare aspettandosi una risoluzione della partita “entro la fine del 2016” come si è auspicato anche l’avvocato Dalessio.

L’oggetto del contendere è formalmente la richiesta al giudice amministrativo di “ridisegnare” l’emiciclo in base al tanto citato comma 10 dell’art.73 del Tuel e tiene fuori, sempre formalmente, la questione della governabilità perché sulla carta, data la distinzione legale dei due organi, un Sindaco e un Consiglio Comunale di “segno opposto” possono coesistere. In caso il Tar desse ragione al Pd e all’Udc quindi, non solo il premio di maggioranza attribuito dall’ufficio elettorale alla coalizione Piunti si annullerebbe, ma l’intero assise vedrebbe gli attuali equilibri ribaltati.

Ma la partita si giocherà effettivamente solo per la “coppa” della rappresentanza in Consiglio o inevitabilmente la “prima di servizio” si sposterà anche sulla governabilità?

Per l’Udc l’unico obiettivo sarebbe un nuovo equilibrio in assise, come dimostrato dall’intenzione “di non chiedere sospensive” ha dichiarato meno di due giorni fa Domenico Pellei che assicura di “non voler paralizzare la politica cittadina” con una eventuale sfiducia a Piunti nel caso in cui il Tar assegnasse una diversa maggioranza.

Assieme a questo rilievo, da parte dell’Udc e dei suoi avvocati, anche quello sul cosiddetto “Divieto di Mandato Imperativo” (art.67 della Costituzione) che impedirebbe sulla carta alle coalizioni di centrosinistra ritrovatesi in maggioranza di dare disposizioni dirette ai consiglieri su una eventuale sfiducia. Per la Costituzione, che si riferisce invero al solo Parlamento anche se il Consiglio può esserne considerato declinazione locale, un membro di un organo deve infatti sempre garantire responsabilità politica nei confronti di chi lo ha eletto.

Il concetto di per sé è però piuttosto fragile, sia per la mancanza di conseguenze concrete (quali l’espulsione dall’organo ad esempio) in caso di violazione di tale divieto, sia perché l’intero concetto della responsabilità verso gli elettori è facilmente ribaltabile, quanto più se l’oggetto è proprio la rivendicazione della maggioranza dei consensi, di lista, alle elezioni.

Nonostante l’aria di sostanziale collaborazione che si è respirata in Consiglio quindi, non si possono escludere in definitiva conseguenze sul governo della città in caso di pronuncia favorevole del Tar per i ricorrenti. E per diversi motivi. La richiesta di sospensiva che eventualmente correderebbe il ricorso dei democratici infatti difficilmente potrà essere vista dalla maggioranza come segno di pace in tal senso, poiché tenderebbe a “bloccare” una parte consistente dell’attività consiliare in attesa di giudizio definitivo. In più, a far tremare la maggioranza potrebbero esserci i casi precedenti di “anatre zoppe” in Italia nei comuni di Bolzano, Isernia, Nocera Inferiore, Torremaggiore, Marigliano e Battipaglia in cui le amministrazioni “azzoppate”, non dal Tar ma ab initio, hanno avuto vita breve nella maggior parte dei casi. Lo spettro di sfiducie, commissariamenti e nuove elezioni potrebbe essere già presente ma a onor del vero nulla al momento, se non premature previsioni, farebbe pensare a queste intenzioni da parte dei ricorrenti.

Insomma se questa sarà una partita fra rappresentanza e governabilità, più lunga di quella che si giocherà al Tar, i cittadini potrebbero auspicarsi alla fine che non somigli troppo a un match di tennis, sport che per il filosofo francese Andrè Scala è, parafrasando, “un combattimento a distanza in cui la palla viene ricevuta carica di tutte le intenzioni dell’avversario senza tuttavia la sua presenza”. Se infatti le palle, i ricorsi, le azioni di governo fossero “scagliati”, da una parte e dall’altra del “campo”, senza presenza, senza collaborazione e senso di responsabilità tra i giocatori, a rimetterci sarebbero solo i cittadini.