SAN BENEDETTO DEL TRONTO- “Sliding Doors” è un film del 1998 diretto e sceneggiato da Peter Howitt che riflette sull’importanza del caso nel disegnare il destino umano, con piccole o grandi sfortune le quali, a lungo termine, possono rivelarsi provvidenziali. La storia brevemente è questa: Helen, interpretata da Gwyneth Paltrow, perde il lavoro e disperata, corre per non perdere la metro. A questo punto la trama si divide in due strade mostrate parallelamente dalla pellicola. In una delle due ipotesi la ragazza perde il treno e non trova il fidanzato a letto con un’altra, continuando così una storia che la deluderà e umilierà giorno per giorno; nell’altra ipotesi prende la metro e scopre il tradimento del suo uomo con cui rompe, incontrando dopo poco James, che la renderà felice.

Cosa c’entra tutto questo col calcio vi chiederete? E in effetti i collegamenti non sono poi così immediati, ma se ci riflettiamo, il calcio e le storie di uomini che questo meraviglioso sport ha talvolta da offrire, sono profondamente intrecciate col destino e i suoi “scherzi”. Prendiamo la storia di Roberto Baronio come esempio. Per anni considerato il futuro del centrocampo italiano grazie alla sua splendida visione di gioco e alle sue geometrie, Baronio ha vissuto una vita a filo doppio con quello che può tranquillamente essere considerato tra i primi tre registi di centrocampo più forti della storia del calcio: Andrea Pirlo.

Pirlo appunto, cresciuto come lui nel Brescia e come lui passato alla Reggina nella stessa stagione 1999-2000, quando gli onori delle cronache incoronarono paradossalmente Baronio a “genio” del centrocampo calabrese. Il resto della storia la sappiamo e Pirlo in seguito, “abbassato” a regista da Carletto Mazzone prima e da Ancelotti poi, ha rivoluzionato e scritto la storia del pallone in quel ruolo portando a casa un mondiale, due Champions League e numerosi scudetti, mentre Roberto Baronio, pur costruendosi una carriera di buon livello, non si è mai avvicinato alla gloria raggiunta dal suo “gemello”.

La storia di Luca Berardocco è per certi versi simile e le Sliding Doors che caratterizzano il neo acquisto rossoblu sono, neanche a farlo apposta, quelle che lo legano all’erede di Pirlo per molti: Marco Verratti. Cresciuti entrambi nei dintorni di Pescara, a Manoppello Verratti e a Montesilvano Berardocco, i due ragazzi hanno giocato insieme nelle giovanili del delfino con Berardocco che ricopriva proprio il ruolo in cui il talento di Manoppello si è poi consacrato, ovvero regista e costruttore di gioco, mentre Verratti giocava da trequartista. Il destino, come per il treno di Helen, ha voluto che proprio nell’estate che fece da preludio all’esplosione di Verratti nel Pescara delle meraviglie di Zeman, Berardocco passasse al Pisa in prestito e il tecnico boemo decise di “abbassare” il gufetto ora al Psg in cabina di regia, proprio come Mazzone fece con Pirlo. La storia viene raccontata, in modo anche colorito, dal giornalista Gianfranco Semproni in un video su YouTube che qui vi proponiamo.

 

Semproni parla di Berardocco

 

Se Berardocco sarebbe potuto diventare Verratti  non lo sapremo mai, anche perché lo stesso neo acquisto rossoblu, in diverse interviste ha sempre dichiarato la stima per il centrocampista della nazionale e ha sempre confermato che Verratti sarebbe arrivato comunque  in alto poiché “uno dei giocatori di maggior talento che lo stesso avesse mai incontrato” come in un passaggio di un’intervista rilasciata a Pescarasport24 dallo stesso neo rossoblu un paio d’anni fa.

 

Intervista doppia dei due

 

In ogni caso la vita non è stata troppo lusinghiera con Berardocco, almeno finora sperano in Riviera, ma il talento c’è sempre stato. Basti pensare, per quel che vale e più che altro per un esercizio di fantasia più che di giornalismo, che il ragazzo negli anni a cavallo tra il 2011 e il 2013 era considerato anche un “fenomeno virtuale” visto che il famoso gioco Pro Evolution Soccer gli regalava valori tecnici piuttosto alti.

Dicevamo che la vita non ha sempre regalato gioie al giovane di Montesilvano, che dopo l’avventura col Pescara, passata più che altro in prestito qua e là, è finito al Parma, senza mai scendere in campo, nell’enorme “giro” di compravendite della scellerata gestione Ghirardi che alla fine ha toccato le 1400 operazioni di mercato. Proprio in quel periodo il padre del ragazzo finì sulle cronache con una minaccia di suicidio finita su diversi giornali, gesto ventilato dal genitore proprio per le conseguenze del fallimento dei ducali sulla vita professionale e personale del figlio.

Dopo Parma anche un’esperienza in Slovenia per il ragazzo prima del Como e della Carrarese. Ora Berardocco è a San Benedetto dove sperano tutti di non avere per le mani il nuovo Baronio, ma magari anche se un po’ in ritardo, un altro Verratti. Perché l’ipotesi in cui Helen prende il treno e finisce, felice, con James è quella che tutti preferiscono.