SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Riportiamo e pubblichiamo un comunicato congiunto, arrivato in redazione, da parte di Ceimas e Coop Progresso.

A poche settimane dalla scadenza dell art. 6 del  Decreto 3 luglio 2015  del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali “Arresto temporaneo obbligatorio – Annualita’ 2015” che prevedeva l’ interdizione alla pesca  per un anno di una vasta area denominata Fossa di Pomo, le marinerie di San Benedetto del Tronto e di Pescara coscienti del fatto che una corretta politica di gestione delle risorse trova l’attenta e favorevole considerazione delle marinerie a meno che non si vada a danneggiare economicamente una categoria professionale già fortemente provata da anni di crisi.

Nel corso di questo anno di fermo si sono riscontrati fenomeni che sono andati ad incidere fortemente nell’ economia della pesca di questa area, quali:

–        una super utilizzazione delle zone marine adiacenti con conseguente depauperamento delle risorse ittiche già compromesse.

–        Un incremento del prezzo del pescato locale che ha allontanato i consumatori  incoraggiando così una forte importazione di naselli freschi spagnoli, francesi e argentini a prezzi concorrenziali e di qualità inferiore che hanno avuto una larga diffusione.

–        Una maggiore aggressività da parte della pesca artigianale che si è dotata di potenti motori per raggiungere i banchi di pesca preclusi e calare reti da posta superiori alle prescrizioni.

–        Una presenza massiccia di pescherecci croati e di altre nazionalità nei banchi di pesca preclusi che hanno costantemente pescato con palangari di fondo facendo stragi di naselli adulti e quindi alterando pesantemente la loro capacità riproduttiva nei periodi invernali.

–        Una presenza considerevole di pescatori sportivi nei banchi di pesca preclusi che hanno esercitato ogni tipo di pesca dalla canna da traino ai palangari di fondo pescando pesce demersale e pelagico .

Fenomeni questi che senza interventi migliorativi potranno modificare in modo irreversibile l’ ecosistema marino di quest’ area.

Sulla base di queste realtà le marinerie del Centro Adriatico avanzano questa proposta:

–        proroga del fermo pesca dell’ area marina fino al termine del Fermo pesca 2016 e iniziare una verifica della  riapertura alla pesca partendo da queste basi:

–        Verifica della biomassa esistente.

–        Delimitazione di due aree di pesca denominate Scalata del Fondaletto e  Scalata di Pomo a fermo pesca almeno triennale in quanto zone a fortissima presenza di giovanili di nasello e scampi tali da rappresentare vere e proprie nursery.

–        Nelle altre zone pescare con maglia quadra da 50mm.

–        Nell’ attività settimanale prevedere solo un giorno di pesca nelle aree riaperte.

–        Divieto assoluto di pesca con palangari di fondo e controllo della piccola pesca  artigianale e sportiva.

–        Ferreo controllo della pesca di giovanili.

–        Breve corso obbligatorio a capitani e armatori su Biologia Marina e Gestione Razionale delle Risorse Marine.

Sarebbe un risultato fortemente innovativo poter gestire la risorsa in modo congiunto tra lo Stato gli operatori della pesca e il mondo dela ricerca e da ognuno ricevere il meglio.