A cura di Alessandro Spina
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Sentimi, ascolta”, è il titolo della poesia con cui la sambenedettese Maria Rita Massettisi è aggiudicata il primo posto del II premio letterario “Città di Fermo”. Nata nel ’61, Rita è una poetessa a tutti gli effetti da più di 20 anni.
Abbiamo incontrato la scrittrice nel suo bar di via Calatafimi per conoscerla meglio.
Come ha accolto la vincita e qual è il suo stile o genere che predilige?
“Ovviamente con gioia, mi posso ritenere poliedrica in campo poetico, in quanto ho lavorato sul tema della violenza delle donne, dei diritti violati, della natura, e anche su libri di altri autori, arrivando a contare 600 poesie”.
Domanda ovvia ma mai banale per una scrittrice, cos’è per lei la poesia?
“La poesia è umiltà d’animo e il racconto dei silenzi della mia vita e di quella degli altri, io la chiamo il mio istante lucente che rimarrà in eterno.”
Dalla sua descrizione sembra di rileggere i versi della sua opera, dove in un contesto negativo e pieno di ombre lei invita a “non abbandonare la Primavera del cuore” e a non far affievolire la fiammella della speranza, è questa una sua filosofia di vita?
“Certamente, ma è anche un monito per l’uomo, che attraverso il forte mezzo di comunicazione della poesia, può salvare e salvarsi, tant’è che quando non scrivo giungo a sentirmi male e a provare un senso di incompiutezza, poi all’improvviso l’istante di cui parlavamo mi riabbraccia impetuoso e subito riacquisto vigore e soprattutto la felicità. Il riso si lega strettamente alla scrittura poetica, che diventa per me una necessità a questo punto. Nelle mie poesie canto e si ripete l’amore: nonostante io descriva problematiche nel mondo, alla fine è la speranza a emergere incontrastata.”
Come è giunta ad essere una poetessa? Si prefigurava una carriera o era inizialmente una semplice passione?
“Non si tratta di un mestiere ma di un percorso personale e spirituale, che ad un certo punto hai piacere a far conoscere ad altri, sperando magari che il flusso di energia che percepisci possa entrare a far parte del lettore.”
Quando ha iniziato a comporre e che cosa le suscita l’ispirazione giusta?
“Alle elementari. Ho iniziato a scrivere da piccola perchè quando mi arrabbiavo riuscivo a sfogarmi soltanto tramite la scrittura, che si è rivelata immediatamente una compagna di vita che poi sarebbe andata a costituire parte di me.”
La poesia oggi è possibile come era stata intesa dai grandi poeti del passato o è cambiato qualcosa?
“Senz’ altro il cambiamento va di pari passo con l’avanzare del tempo, esistono oggi più poeti di quanto si possa immaginare, bisogna scovarli e devono soprattutto scovarsi loro stessi. Purtroppo questa società è effimera e solo all’effimero dà l’occhio; se oggi in famiglia si sta davanti al tablet o allo smartphone, nell’antichità c’era più possibilità di far emergere la propria anima, elemento essenziale al poetare. Se l’uomo ricordasse che la vita è un percorso con una fine sarebbe senz’altro spronato a dedicarsi meno alla guerra, al denaro e alle piccolezze e ci sarebbe molto più amore non dimenticandosi quindi di condurre una vita che possa essere definita tale. La poesia nasce dal cuore libero e dagli occhi folli, ovvero che tendono alla fantasia, come gli occhi di un bimbo, ancora puro.”
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