MONTEPRANDONE – Ancora una volta, si è concluso con successo l’incontro con la Cucina dello Spirito, al ristorante San Giacomo di Monteprandone.

Il progetto era iniziato nel 2005, ben undici anni fa, a cura dell’associazione culturale “Sapori del Piceno”. Originariamente, vari paesi della provincia avevano aperto i loro ristoranti per serate rievocative delle antiche tradizioni, con musica e inserti artistici; con il passare del tempo, questi incontri si sono ridotti sempre più, fino a diventare pressoché esclusivi del ristorante San Giacomo.

Oggi si stanno avviando a diventare una vera e propria tradizione monteprandonese, così come della tradizione sono i piatti presentati.

Questa volta, la cena si è ispirata alla cucina monastica celebrativa, connessa alla realtà agricola dei braccianti: “Dal chiostro all’aia: ricette dei monasteri per le “opere” agricole”.

“Opere” è un termine tipicamente marchigiano, che indica i grandi lavori nei campi; con questa parola, ad esempio, si indicavano pratiche come la mietitura e la trebbiatura del grano, ma anche vendemmie e raccolta di frutta. Tutti lavori lunghi e faticosi, il cui compimento veniva festeggiato con gustosi banchetti a base di primizie e pietanze elaborate.

Monasteri e conventi avevano spesso un ruolo fondamentale in queste occasioni: i più grandi possedevano molti appezzamenti, che facevano coltivare da mezzadri locali. Quando non avevano proprietà terriere, era comunque un’usanza diffusa chiedere cibo per il sostentamento dell’ordine. In cambio, gli stessi monasteri si occupavano di preparare i piatti per le grandi celebrazioni, e per chiunque ne avesse bisogno al momento. Tra le suore, in particolare, la preparazione della pasta sfoglia era considerata una forma di virtuosismo. Più era sottile, più il lavoro era lodevole.

Da queste antiche ricette, accuratamente trascritte e conservate nelle biblioteche, è nata la cucina tipica del piceno, della quale alcuni piatti sono ancora presenti sulle nostre tavole.

La Cucina dello Spirito, però, ha voluto scavare più a fondo. Grazie al lavoro di recupero di Ermetina Mira e del professor Tommaso Lucchetti, vivande a lungo dimenticate sono state riproposte in versione integrale. Durante l’incontro del 1 luglio, così, gli ospiti hanno potuto assaporare squisite specialità del passato: crostini con rigaglie, coniglio in fornetto, bracalaccio e tanti altri piatti, così come erano solite prepararli le monache della provincia. L’intervento dello stesso professor Lucchetti, durante la cena, ha fatto fare ai presenti un salto indietro nella storia.

Questa edizione, inoltre, ha potuto contare su un ospite speciale: lo chef giornalista Efrem Tassinato, che ha contribuito personalmente alla preparazione. La sua presenza rientra in un progetto di collaborazione tra Cucina dello Spirito e Wigwam Clubs Italia, per la salvaguardia di ambiente e cultura locale.

Da quest’anno Monteprandone ha anche accolto il nuovo progetto Rural Links, che mira a promuovere il turismo nei borghi dell’entroterra. Quale paese natale di San Giacomo, il comune monteprandonese è un’ottima meta per il turismo religioso. Per il prossimo futuro, quindi, è molto probabile che iniziative come la Cucina dello Spirito acquistino sempre maggiore importanza; per ora, è già in programma un gemellaggio alimentare con il Veneto. La Cucina dello Spirito, in versione street food, è attesa anche il 2 luglio, dalle 16 in poi, per l’evento “Rural Day” al Santuario di San Giacomo della Marca.