
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Ci devo pensare. Come per un attore, più che l’entrata in scena è importante l’uscita di scena”. Paolo Perazzoli lo andava ripetendo in continuazione nei giorni in cui il suo nome per la candidatura a sindaco iniziava a circolare con insistenza.
L’incubo si chiamava ‘effetto Rutelli’, bocciato dai cittadini nel 2008 dopo due mandati da sindaco dal 1993 al 2001. Proprio come Perazzoli, ironia della sorte.
L’ex consigliere regionale aveva riflettuto per mesi. I pareri chiesti agli amici più intimi, la raccolta firme con oltre 2 mila sottoscrizioni e soprattutto il sondaggio che lo dava vincitore alle primarie e alle elezioni vere e proprie. Un pronostico azzeccato a metà. Perazzoli ha trionfato alle consultazioni del centrosinistra, cadendo invece a giugno, nonostante un primo turno che l’aveva dato 15 punti avanti a Pasqualino Piunti.
“Non diventi un referendum su di me”, avvisò Perazzoli l’8 giugno presso l’associazione Pescatori. Un primo segnale di debolezza dopo mesi passati a personalizzare i successi dei suoi due mandati amministrativi. “Questa città mi ha sempre voluto bene”. Perché allora temere un giudizio sulla persona?
Evidentemente qualcosa sottotraccia si stava muovendo, con un clima avverso al Pd cresciuto in maniera esponenziale soprattutto dopo il riavvicinamento diplomatico col sindaco Gaspari. Un episodio che oggi i perazzoliani indicano come il punto di rottura della campagna elettorale, parlando chiaramente di trappola costruita a tavolino.
Il 6 marzo, giorno delle primarie, il partito era uscito dai seggi con le ossa rotte. Se Perazzoli rideva, qualcun altro si stava leccando le ferite. “Prima avremmo dovuto tenerle a novembre, poi a dicembre, poi a febbraio, infine le abbiamo svolte a marzo”, dichiarò Perazzoli, contestando la poca distanza dalle elezioni comunali e l’impossibilità di ricomporre i cocci. In realtà i tre mesi di tempo combaciavano con l’intervallo trascorso nel 2011 tra le primarie fra Gaspari-Spadoni e le seguenti amministrative.
La questione semmai sta tutta nella qualità della competizione. Cinque anni fa si trattò di una passerella col vincitore già incoronato a priori, così come nei casi nazionali relativi a Prodi (2006), Veltroni (2007) e Bersani (2009).
L’abbiamo capito: le primarie sono sostanzialmente una mossa mediatica per parlare (e far parlare) del Pd, occupando spazi sui giornali e togliendoli ai rivali. Raramente si è assistito ad un duello vero. Quando è accaduto le conseguenze sono state considerevoli.
Nel 2012 Pierluigi Bersani sfidò Matteo Renzi. Tre mesi dopo gli strascichi di quella battaglia (vera) causarono la non vittoria alle politiche e l’ingovernabilità del Paese. A San Benedetto è avvenuto qualcosa di simile: la vittoria di Perazzoli – unico candidato entrato in rotta di collisione con la giunta Gaspari – ha generato una valanga che ha aumentato consistenza col passare dei giorni.
Cicatrici mai ricucite, rancori ingigantiti, desideri di vendette e antipatie profonde. Morale della favola? Le primarie fanno male alla salute. Piunti, che le ha sempre evitate, lo ha capito. E ha vinto.
Un caso. Magari no.
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A quanto pare è vero che le primarie sono sostanzialmente una mossa mediatica. Ovviamente la svolta che c’è stata in città con il ballottaggio di domenica è stata una svolta vera e non perché il Pd ora in Consiglio sarà all’opposizione. Gradualmente in città ci sarà anche una evoluzione culturale culturale e non solo dell’agire politico. Certo la stampa dovrà sempre seguire le pieghe della città ma il profilo del politico che agisce in città nei prossimi mesi si rinnoverà radicalmente. I processi mediatici possono essere roboanti quanto si vuole ma poi si voglia o no sono gli strumenti di… Leggi il resto »
Ci sono due considerazioni da fare. La prima, come ho già scritto, è che questo genere di primarie sono la distruzione dei partiti. Di fatto sono una follia, perché oltre al Pd non mi risultano esistano organizzazioni sociali che fanno scegliere il proprio rappresentante anche a chi appartiene ad una organizzazione concorrente https://www.rivieraoggi.it/2016/06/20/221593/renzi-sacrificato-come-marino-prima-del-referendum-cosi-il-pd-salverebbe-la-faccia-ma-poco-altro/ La seconda è che, come giustamente sottolineato nell’articolo, il punto di svolta di questo ballottaggio potrebbe essere stato rappresentato dall’incontro di Perazzoli con Gaspari. Dopo aver per mesi e anni evidenziato la rottura con l’amministrazione Gaspari, questo incontro è stato valutato dal cittadino medio come un rischioso… Leggi il resto »
Le primarie del PD di San Benedetto sono state una “sanguinosa” resa dei conti tra comitati elettorali, con lacerazioni e ferite che hanno dissolto il partito e indebolito il candidato uscito vincitore.
Assurde le primarie aperte anche ai non iscritti, a maggior ragione, per la scelta delle figure dirigenziali di vertice del partito.
Ora serve umiltà, coraggio e forza per un deciso cambio di rotta.