SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una partecipazione di pubblico che è andata ben al di sopra delle previsioni, tanto che la sede del Quartiere Mare, dietro la facoltà di Economia, non è stata sufficiente ad accogliere tutto il pubblico accorso che è stato sistemato anche nel cortile adiacente. Un ottimo riscontro dunque per l’incontro organizzato venerdì 10 giugno e che aveva l’obiettivo di sensibilizzare sugli aspetti relativi alla revisione della Costituzione Italiana, per la quale, nel prossimo autunno, gli italiani voteranno al referendum.

Le relazioni del docente di Diritto Costituzionale all’Università di Teramo, Enzo Di Salvatore, e del coordinatore regionale dei Comitatinrete Adriano Mei, hanno consentito sicuramente di acquisire notevoli elementi e ulteriori spunti di riflessione.

“Dopo la crisi economica del 2008 molte cose sono cambiate – ha spiegato Di Salvatore – Gli Stati europei sono stati costretti a far cassa in maniera veloce e per questo si sono originate una serie di iniziative come ad esempio lo Sblocca Italia: tutti modi per consentire alle imprese spesso multinazionali di agire rapidamente. Questo viene chiesto espressamente dall’Unione Europea: e infatti il governo Renzi ha comunicato nell’aprile 2014 il programma di governo e di modifica istituzionale, ottenendo parere favorevole”.

“Guardiamo oggi la situazione reale – ha continuato – Non esiste di fatto un rapporto corretto tra Parlamento e Governo: il Parlamento per l’80% deve ratificare le direttive europee, mentre per il resto il governo agisce o con decreti legge o ponendo la fiducia. I rapporti di potere avvengono tra organismi non eletti, come Bce, Commissione Europea e Consiglio Europeo, e i governi”. Di Salvatore ha elencato una lunga serie di documenti a partire dalla lettera di Trichet e Draghi del 2011, nei quali si impartivano veri e propri ordini ai governi tra cui quello italiano, dal Jobs Act alla finta eliminazione delle Province, allo Sblocca Italia. Per arrivare, in buona compagnia, compresa ad esempio la grande banca Jp Morgan, alla richiesta di revisione della Costituzione.

“L’obiettivo della revisione è di rendere il procedimento più rapido e più moderno. Sulla rapidità ho pochi dubbi anche se i conflitti che rischiano poi di esplodere per mancanza di consultazione sono pericolosissimi e potrebbero essere un boomerang. Dobbiamo capire però: rapido ma a favore di chi? Chi è che chiede rapidità? Sulla modernità non ci siamo: la contrazione dei poteri di regioni, province e comuni e quindi l’accentramento susseguente sono tipici di uno stato pre-moderno. Torneremo indietro di decenni”.

Riguardo la modifica del Senato, Di Salvatore è netto: “Se dicono che non serve, perché non propongono l’eliminazione? In realtà hanno costruito un Senato dei partiti, altro che delle regioni, perché tutti saranno autonominati tra i partiti di maggioranza nelle regioni. Le Marche ne avranno solo due contro i 14 della Lombardia. E siamo ben lontani dalla forma di rappresentanza regionale sul modello tedesco”.

Adriano Mei, da parte sua, ha parlato di “neobonapartismo in un momento storico dove tutti le grandi nazioni europee procedono nel senso opposto, proprio per rispondere con il conferimento dei poteri a livello locale ai fenomeni della globalizzazione e a quelli derivanti dall’accentramento europeo. Pensiamo alla Spagna e all’Inghilterra, ma alla stessa Germania. L’unico stato centralista rimasto è la Francia. Così daremmo alla burocrazia centrale un potere enorme”.

“Loro dicono che noi siamo conservatori, invece è l’esatto contrario. Occorre respingere con forza una ipotesi del genere. Piuttosto, si chiarisca che l’intero Senato sarà nominato dai partiti nelle Regioni, e il 70% dei deputati sarà nominati dai partiti centrali” ha aggiunto.

Tra i vari interventi del pubblico, alcuni hanno chiesto come la modifica della Costituzione influirebbe sul progetto di stoccaggio gas a San Benedetto. “La modifica ipotizzata implicherebbe che le decisioni di questo genere, come anche su infrastrutture o energia, non siano più sottoposte ad un processo di co-decisione Stato-Regione” ha risposto Di Salvatore, “in merito allo stoccaggio a San Benedetto la mobilitazione dei cittadini ha condotto ad un No della Regione, che è una posizione importante. Il governo, se vincesse il Sì al referendum, dovrebbe ancora tenere conto di quella posizione ma, con una nuova legge ordinaria con effetto retroattivo, potrebbe annullarne gli effetti e agire in funzione della nuova Costituzione: e quindi agire in totale autonomia senza che le popolazioni locali possano opporsi nelle sedi istituzionali”.

L’incontro, moderato dal giornalista Pier Paolo Flammini, referente del Comitato Io Voto No Riviera delle Palme, avrà sicuramente un seguito considerato il notevole interesse manifestato: “Il comitato è apartitico e all’interno sono presenti figure con storie politiche diverse, ma questo è un punto di forza e non di debolezza perché la Costituzione è una carta dei diritti e dei doveri di tutti i cittadini e non di una sola parte”.