SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La serata è iniziata con la proiezione di un vecchio quanto suggestivo ciclostilato datato 1941: a scriverlo era don Vittorio Massetti, a un anno dall’apertura della sua signorile dimora a bambini  privati dell’infanzia  a causa della guerra.  In quell’anno  il giovane sacerdote aveva visto concretamente l’agire della Provvidenza attraverso  i gesti generosi di tanta gente,  nonostante la povertà, nonostante le ristrettezze imposte dalla guerra. Di fronte a tanto  si augurava ”Qualcuno  un giorno scriverà questa storia”.

A distanza di più di settanta anni Giulia Ciriaci e Ascenza Mancini si sono trovate a rispondere  al suo invito ma oltre alla storia di  “Santa Gemma” (così fu chiamato l’asilo per i bambini) hanno narrato l’intera vita del fondatore. Vita intensa, ricca e piena di intuizioni, di innovazioni contestate al momento da parte del clero, poi ratificate dal Concilio Vaticano II. Vita che ha conosciuto lunghi momenti di prova e di sofferenza.

Il libro si intitola “L’Amore che guarisce” proprio perché dall’abbraccio con la misericordia di Dio ogni apparente sconfitta umana si trasforma in vittoria e ogni persona rinasce nuova. Così fu per don Vittorio e per le tante diverse povertà  che egli incontrò nella sua vita e di cui si fece carico.

La sala del Bianco Azzurro , dove si è tenuta la presentazione del libro, ha accolto veramente tanta gente. Era presente anche il vescovo  S.E. Carlo Bresciani che è intervenuto  alla fine sintetizzando  efficacemente  il profilo del sacerdote e sostenendo  come a suo avviso  ciò che  lo rende veramente  grande è la forza espressa nel rimanere fedele  alla chiesa nel lungo periodo della prova.

A gioire con le autrici per aver portato alla conoscenza di un vasto pubblico la vita sconosciuta di questo grande uomo e sacerdote era soprattutto don Gianni Anelli, che già da piccolo si pose alla sequela di don Vittorio, chiedendolo addirittura  a soli otto anni come suo padrino per la cresima . Con questo libro, affermato nella premessa,   si è assunto l’impegno “di donare a tutti e, alla chiesa in particolare,  la figura di questo sacerdote non per dare lustro alla sua persona (sarebbe cosa completamente contraria al suo spirito)ma perché da tanta ricchezza la chiesa possa trarre giovamento e stimolo”.