Da RivieraOggi n°1075, in edicola dal 23 Maggio

MONSAMPOLO – Ancora una volta ci immergiamo nell’affascinante mondo della letteratura. La scrittrice Giulietta Straccia ci presenta un mondo leggero e semplice, dove sono le piccole cose della quotidianità a fare la differenza. Pagina dopo pagina l’anima si spiega e lascia intravedere le intercapedini del sentimento. Si tratta di una poesia che trova il suo pregio più grande nella spontaneità: artifici retorici e ornamenti passano in secondo piano, mentre sono protagoniste le sensazioni dell’autrice, in un altalenarsi di attimi di gioia e di disperazione.

Quando ha iniziato a scrivere e perché?

“Ho iniziato a scrivere in un periodo poco piacevole della mia vita. Sono stata licenziata in un età dove si è troppo vecchi per lavorare e troppo giovane per la pensione, quindi in un momento di disperazione. Per me la scrittura è una specie di diario, un modo per “vuotarmi”, come modalità terapeutica. Scrivendo mi analizzo, mi punisco o mi premio a seconda della sensazione che mi suscita lo scritto. Ho anche partecipato ad un concorso, scrivendo una “lettera-racconto” frutto di pura fantasia, ma nello scrivere mi impregnavo di sofferenza per alleggerirmi, cioè, raccontavo una pena grande e fittizia per affievolire la mia, reale”.

Cosa rappresenta per lei la poesia e qual è lo scopo di essa?

“La poesia rappresenta per me l’interpretazione scritta delle emozioni dell’anima. Ha lo scopo di rinvigorire, accentuare quello che in realtà è un qualcosa di invisibile. Proprio attraverso la poesia questa sensazione trova espressione e quindi la poesia è come una culla d’inchiostro per ammirarla! Senza poesia, rimarrebbe solo una mia emozione…sconosciuta!”.

Quali sono i suoi poeti preferiti e i suoi modelli di ispirazione?

“Certamente tra i miei preferiti c’è Alda Merini! Il suo scrivere e raccontarsi fino alle viscere mi attirano molto. In ogni caso, io non sono una letterata, non ho un modello d’ispirazione ben preciso, bensì mi baso sulle mie emozioni: provo rabbia, scrivo rabbia! Provo gioia, scrivo la mia gioia! Sono parole mie! Poi rimango sempre attenta a non fare arrivare troppo in fretta il lettore all’analisi finale, quasi un intrigo, per fare assaporare la lirica”.

Perché l’opera si chiama “Sapori dell’Anima” e cosa significa questa espressione?

“Sapori dell’anima é il titolo della silloge, perché srotolando la mia anima, ripercorro il mio passato, odorando nuovamente proprio quei sapori gustati un tempo! Quindi il titolo più appropriato mi è sembrato proprio ‘sapori dell’anima’”.

Le poesie della raccolta sono raggruppate secondo diverse tematiche: c’è uno schema preciso alle spalle?

“Si, sono raggruppate seguendo l’introspezione della mia anima, e seguendo un po’ quello che più conta nella mia vita! All’inizio, il libro nasce come progetto per una vita futura, come un augurio per ” il rosso della vita” alla fine della malinconia di aver gridato invano…”.

Il suo modo di utilizzare la punteggiatura è peculiare: qual è il fine di questo espediente stilistico?

“Il mio modo di usare la punteggiatura può essere retorico ma é servito a dare spessore alle sensazioni, quasi a voler dare alla poesia una forma, e farla arrivare al lettore un po’…canterellata!”.

In che modo secondo lei la poesia può aiutarci ad affrontare la vita?

“La poesia può aiutarci ad affrontare la vita facendo fluire lo stupore delle parole! Serve a destare la malinconia della vita e come supporto per ritrovare quell’effluvio di felicità in tutte quelle cose ordinarie che attraverso di essa ci appaiono straordinarie!”.

Sempre meno persone sono interessate alla poesia se non come mezzo per mostrare la propria cultura: dove è finita l’ispirazione poetica? Perché la poesia sta decadendo?

“La poesia sta decadendo come scompare lo stupore della vita. Se ci immergiamo nel nostro tempo, dove tutto é sincronizzato , e dove il tempo fa a gara con il tempo, ecco che la poesia svanisce! Nel mio caso, solo quando ho assaporato la meraviglia del quotidiano è arrivata l’ispirazione! L’ispirazione é accorgersi… Scorgere… Essere attenti..”.

A chi consiglierebbe di leggere questo libro?
“Lo consiglierei a tutti coloro che cercano qualcosa che vada “oltre” la routine del quotidiano, agli schemi delle regole, ai vincoli della grammatica e della “buona educazione”, al formalismo e, soprattutto, al “contenimento delle proprie emozioni”, dunque a tutti coloro che si vogliono sentire liberi di esplorare le proprie sensazioni e, riflettendo, cercare di darsi delle risposte per vivere una vita più felice!”

Continuerà a scrivere poesie? Ci sono obiettivi che vorrebbe raggiungere?
“Sicuramente continuerò a scrivere poesie e racconti, e vorrei diventare una scrittrice per donare agli altri un po’ di me!”