SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Di seguito una nota stampa congiunta dei sindacati Cgil, Cisl e Uil sulle elezioni comunali a San Benedetto

Cara San Benedetto, è il momento di ripartire.

Queste elezioni comunali si inseriscono in un periodo di grande difficoltà economica della città, e di tutto il Paese. Il Governo nazionale ha mancato completamente l’appuntamento con le risposte strutturali che necessitavamo, costruendo la ripresa su basi tutt’altro che solide, non dando risposte ai lavoratori del Paese e anzi, minando alle basi il diritto del lavoro. Una situazione di crisi di cui il nostro territorio è stato precursore e che vive da ben prima dell’inizio della crisi economica mondiale.

In questi periodi di difficoltà la città ha bisogno di un indirizzo, di una direzione chiara e i lavoratori di questo territorio hanno bisogno di risposte dalla Politica e dall’Amministrazione Comunale. Ci rivolgiamo con questa lettera aperta a tutte le forze che si candidano a guidare San Benedetto. Crediamo che il dibattito di queste comunali si debba centrare sui temi che possono costruire una prospettiva concreta per la città, l’occupazione, le condizioni dei lavoratori sambenedettesi; occorre immaginare una prospettiva di futuro che metta al centro l’occupazione ed il sostegno per delle famiglie di  lavoratori e pensionati, che in questi anni difficili hanno pagato il prezzo più alto.

Siamo pienamente consapevoli delle difficoltà che un Amministrazione Comunale affronta oggi, in termini di bilancio e risorse, e sappiamo che le competenze dell’Amministrazione Comunale sono decisamente limitate, ma crediamo, tuttavia, che la città abbia bisogno di  un Sindaco che sia in grado di costruire un’idea di sviluppo e rilancio del territorio con azioni, su ogni singolo settore, funzionali ad un progetto unico e strategico, indispensabile per accedere a risorse europee, nazionali e regionali.

Per questo abbiamo scelto di rivolgerci a voi per chiedervi apertamente di rispondere non solo a noi e a nostri iscritti, ma a tutta la Città, su alcuni temi a noi cari.     

 

Il turismo: lavoro di qualità o estrema precarietà?

Il turismo e il commercio sono senza dubbio due dei principali volani di sviluppo del nostro territorio. Negli ultimi anni la stagione turistica ha vissuto alti e bassi in termini di arrivi, ma l’offerta non ha fatto registrare quel salto di qualità che sarebbe stata indispensabile anche per intercettare la nuova domanda che deriva dall’instabilità politica delle altre aree turistiche del mondo. Il ritardo nella realizzazione di infrastrutture, la mancata progettazione di pacchetti turistici integrativi dell’offerta balneare, che prevedesse un collegamento con le risorse storiche, ambientali e gastronomiche dell’entroterra, sono alcune delle cause della stagnazione di questo settore.

Un settore che storicamente aveva rappresentato una ricchezza non solo per gli imprenditori del comparto, ma per l’intera collettività, creando importanti occasioni di occupazione e di reddito, ma che ha perso questa valenza avendo sempre più dequalificato il lavoro, con un uso spregiudicato ed eccessivo del lavoro accessorio (voucher) e del contratto a chiamata e con la sistematica mancata applicazione del Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro in termini di orari e di retribuzioni.

Questa situazione da un lato conferma quel mancato salto di qualità di cui si diceva, e dall’altro ha ulteriormente impoverito la collettività, venendo meno la redistribuzione della ricchezza attraverso il lavoro e impedendo, avendo utilizzato il lavoro accessorio (voucher),  anche la possibilità di fruire della Naspi (ex disoccupazione). Chiediamo quindi, come  intendete intervenire per migliorare il turismo di qualità, affinché sia anche volano di occupazione? Ritenete importante limitare l’utilizzo dei voucher e del lavoro a chiamata e promuovere il lavoro stagionale di qualità?

Il nostro territorio: costruire o riqualificare? Che idea di città?

La nostra Città negli ultimi anni, a causa principalmente della crisi economica, ha sofferto moltissimo, molte aziende del territorio hanno chiuso e numerosi capannoni delle zone industriali sono completamente abbandonati. Molte abitazioni di nuova costruzione sono rimaste invendute o sfitte. In questo quadro, c’è da ragionare con serietà e consapevolezza sul consumo di suolo del nostro territorio e sulla inopportunità di prevedere ulteriori aree edificabili. Se è senza dubbio vero che c’è la necessità di far ripartire il settore edile, è sostenibile che ciò avvenga consumando altro suolo e non piuttosto recuperando e riqualificando le tante zone cittadine ancora fatiscenti e abbandonate ed avviando le importanti opere pubbliche necessarie al territorio? Non ritenete sia necessario pianificare la realizzazione di nuove aree verdi e la valorizzazione di quelle esistenti?

Tutelare i più deboli: impegno di prospettiva?

Negli ultimi anni nel Comune di San Benedetto abbiamo portato avanti una positiva attività di contrattazione sociale, indirizzata a preservare i servizi ai cittadini, soprattutto ai più deboli, a redistribuire le risorse verso le categorie che più soffrono: i pensionati, i disabili, gli incapienti, i disoccupati. Da questo punto di vista l’impegno preso in questi anni è stato utile, in un periodo di ristrettezze di bilancio, a non far abbassare mai il livello delle tutele ai più deboli. C’è però, forse, da fare uno passo in avanti e ragionare, a partire dagli accordi già siglati e dalle Piattaforme sindacali di Contrattazione Sociale, su come avviare un percorso che cominci a restituire potere d’acquisto alle classi sociali che più hanno pagato per la crisi economica e che risponda ai nuovi bisogni che la crisi stessa ha generato. Come intendete muoversi su tal tema? Come pensate di incrementare e migliorare ulteriormente i servizi e diminuire la tassazione per i cittadini?

Le prospettive occupazionali tra passato e futuro: dove andare?

Dare una prospettiva al nostro territorio significa, a nostro avviso, da una parte rilanciare alcuni settori  produttivi strategici e dall’altra pensare e lanciarne di nuovi. Siamo convinti che il filone dell’agroalimentare non possa essere abbandonato ma vada rilanciato, la tradizione produttiva del territorio ha le proprie radici in questo settore, prima della crisi il Piceno, e San Benedetto in particolare, era il distretto agroalimentare più importante di tutta la Regione, nella produzione, nella logistica e soprattutto nella trasformazione dei prodotti ortofrutticoli e ittici. Oggi purtroppo non è più così, e di tutte quelle aziende che hanno fatto grande l’economia del nostro territorio non rimane quasi più nulla. Considerato che l’agroalimentare italiano è diventato uno dei settori di maggior esportazione nel mondo, non ritenete ci si debba impegnare per il rilancio di questo distretto? In che modo? Pensiamo che il turismo, la pesca e il rilancio dell’agroalimentare debbano andare a braccetto. Come intende muoversi qualora sia eletto per rilanciare questo settore? Verifichiamo che sempre più i giovani abbandonano il nostro territorio non trovando occasioni di lavoro adeguate alle professionalità acquisite presso le Università di altre città, considerato che ciò è la dimostrazione della scarsa propensione del territorio e dell’imprenditoria locale ad investire nell’innovazione e quindi a dare prospettive di sviluppo, ci chiediamo se non sia il caso realizzare nel nostro territorio una sperimentazione nazionale per l’innovazione, creando un luogo in cui sfruttando le tante intelligenze che il nostro territorio produce, si diano gli strumenti idonei che permetta a questi giovani di costruire impresa, non solo start-up, nei settori tradizionali innovati, nella  green economy, e nelle nuove tecnologie. Come e cosa intendete fare per mettere le nostre migliori intelligenze nella condizione di tornare sul territorio e spendere qui le proprie alte professionalità?

 

Il futuro del Porto al centro del futuro della Città?

Il nostro Porto è sempre stato il cuore pulsante della Città. Negli ultimi anni, però, il cuore ha rallentato il suo battito; il mercato ittico è sempre meno frequentato, i problemi di dragaggio non sono stati ancora risolti e mettono in seria difficoltà sia i lavoratori della pesca che la funzione diportistica e cantieristica del porto ed in più di una occasione, l’attività di manutenzione delle barche si è spostata da San Benedetto. Non è possibile immaginare la San Benedetto del domani senza ridare al Porto la sua funzione centrale per l’economia della Città. Un ruolo che sarà possibile solo se, partendo dalla tutela e il sostegno alla pesca, si valorizza l’intera area portuale in funzione del turismo da diporto, della ristorazione, del turismo ittico. Analogamente bisognerebbe ridare slancio alla cantieristica che comincia a registrare timidi segnali di ripresa che vanno colti con una progettazione infrastrutturale adeguata.  Come intendete muoversi per ridare un ruolo centrale al Porto di San Benedetto, per aiutare e mettere in sicurezza il comparto della Pesca, per ridare dignità e centralità al Mercato Ittico, per far ripartire la cantieristica, quale volano di nuova occupazione?

 

Attendiamo da Voi tutti delle risposte programmatiche, che diano una nuova prospettiva di sviluppo alla nostra Città, e un po’ di ottimismo ai suoi cittadini.