SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Trecento persone, diverse anime. Il Pd di San Benedetto abbraccia Massimo D’Alema, riempiendo una sala consiliare dove culture e opinioni non sempre si incontrano.

Gli applausi – tanti – non sono mai uniformi, tranne quando l’ospite d’onore omaggia Pietro Paolo Menzietti.

Perazzoliani e anti-perazzoliani, renziani e nostalgici della ‘quercia’. Tutti insieme, inevitabilmente.

“Se non avessi stima di Perazzoli non farei un comizio a suo favore”, dichiara l’ex Presidente del Consiglio. “Paolo ha un entusiasmo contagioso, non potevo sottrarmi. San Benedetto avrà un sindaco autorevole, le elezioni sono l’occasione per riallacciare il rapporto col nostro popolo. Questa città è fortunata, Perazzoli conosce la materia, non si fa prendere da entusiasmi, sa quali sono le difficoltà e i problemi. Ha l’energia per affrontarli e costruirà una squadra di giovani. Ci sono le condizioni affinché possiate risparmiare altre due settimane di campagna elettorale, tanto o il 5 o il 19 giugno, sempre Perazzoli sindaco troverete. E’ la persona di cui la vostra città ha bisogno. Quando mi confidò che voleva ricandidarsi, gli risposi: ma cosa ti salta in mente? – prosegue – quello del sindaco è il mestiere più duro, si sta in prima linea. E’ l’istituzione che i cittadini sentono più vicina, ma anche quella a cui si chiede di tutto”.

Dopo aver ribadito la vicinanza verso i marinai (“hanno la mia simpatia, il mio governo è stato uno dei pochi ad essersi occupato concretamente di pesca”), D’Alema evidenzia la necessità di non isolare la minoranza del Pd. “Sono certo che Perazzoli saprà confrontarsi con tutti e che avrà rispetto di tutte le anime. Paolo non direbbe mai che si è candidato per liberarsi di una parte del suo partito. Immagino che dal giorno successivo la vittoria alle primarie si sia impegnato per ricucire rapporto e per affrontare insieme la sfida successiva”.

Sul fronte nazionale, fa rumore l’affondo a Sergio Marchionne: “Questo manager che difende l’italianità della Ferrari è un cittadino del Lussemburgo. Io pago il 41% di tasse sul reddito, lui il 22%. E guadagna tanto, tanto, tanto più di me”. In platea Fabio Urbinati disapprova.

Grande assente Giovanni Gaspari, che cinque anni fa accolse proprio D’Alema in fase di ballottaggio. Per il resto, rispondono all’appello Margherita Sorge, Antimo Di Francesco e Tonino Capriotti. C’è pure la segretaria Sabrina Gregori, alla quale il candidato sindaco riserva una dedica tutt’altro che benevola: “Oltre 150 persone appassionate hanno partecipato alla stesura del programma. Ho trovato ingeneroso non aver detto prima cose per poi fare in seguito le maestrine e mettere i puntini sulle i. Affermano che vincerò grazie al fattore C. Sarà anche vero, ma bisogna meritarselo. Occorrono forza e determinazione”.