Fa tenerezza il superprof. Angelo Panebianco, editorialista del Corriere della Sera, quando cerca di giustificare la deforma costituzionale a firma ufficiale Renzi-Boschi, per altro non apportando alcune giustificazione concreta alla manomissione della nostra Carta. Fa tenerezza quando scrive che “non vi è alcun rischio di un governo più autoritario” perché, tra le altre cose, rispetto al dopoguerra “Il governo sarà un po’ più forte (e un po’ più stabile ed efficiente) ma continuerà ad essere bilanciato da contropoteri che esistono oggi ma non esistevano agli albori della Repubblica” come ad esempio, oltre le Regioni, “le istituzioni europee“.

Praticamente l’Italia, oggi, ha di fatto un governo commissariato, e siamo buoni perché occorrerebbe descrivere qual è la forma di governo democratico che non può gestire la moneta, non può gestire i propri tassi di interesse, non è libero di fare le politiche fiscali migliori a favore dei propri cittadini. Tutto questo secondo Panebianco dovrebbe rallegrarci, nel caso venisse approvata la deforma costituzionale, perché avremmo un governo più forte, più rapido nelle scelte, meno dibattito parlamentare. A questo punto, però, se il vero potere esecutivo non è nelle mani del nostro governo (ed è vero), rendere la procedura più rapida dando a minoranze organizzate un grande potere di governo, a chi giova?

Risposta scontata: a chi ha il vero potere decisionale, quindi non al Renzi di turno, che offre il volto ma non la testa. Ha chi ha la gestione della moneta, delle nostre politiche fiscali, ovvero la gestione di come allocare le risorse, ovvero attraverso il sistema euro perpetua automaticamente, senza necessità di legiferare per favorirlo, il quasi trentennale travaso di risorse dall’economia reale (famiglie, imprese) a quella finanziaria (detentori di titoli di Stato).

Meno opposizione, meno discussione parlamentare alla ricerca di una mediazione tra i diversi interessi della società. Azione più rapida e più certa. A vantaggio di chi è più forte.

(En passant: di questo parleremo sabato 14 maggio alle 17,30 a Montefiore dell’Aso per un incontro del Comitato per il No al Referendum Costituzionale, relazionerà Chiara Zoccarato, veneta, che definisco una “macchina da guerra” per la conoscenza di questi temi. Qui link).

I panegirici alla Panebianco sbiadiscono di fronte alla limpida capacità di chiarire quanto da me sovra-esposto negli interventi di due esperti giuristi i cui recenti interventi segnano il raggiungimento di un punto altissimo di competenza, passione politica e amore per questo Paese che improvvidi giocolieri stanno sempre più consegnando ad un irrimediabile declino. Ad ottobre, al referendum sulla deforma della Costituzione, tutti noi saremo chiamati ad una assunzione di responsabilità: sarà uno spartiacque che potrà aprire nuovi scenari o chiudere forse definitivamente un processo trentennale di distruzione dell’Italia della Costituzione Repubblicana del 1948.

Non esito a dire che per la generazione dei quarantenni potrebbe essere l’ultimo appello pena un epocale fallimento generazionale, peggiore del triste ventennio precedente dal quale non ci si è riscattati, mentre per i più giovani sarà una partita in grado di indirizzare il proprio futuro politico e sociale in direzioni opposte. La vittoria del No sancirà la riapertura di una partita e l’esigenza di una stagione di nuove lotte, coordinate e organizzate da sottrarre ai facili carnevali. Tutte queste nuove lotte potrebbero essere perse nuovamente, ma con il Sì sarà impossibile persino ipotizzarle.

Ecco ai giuristi che voglio porre all’attenzione di tutti. Il primo, Paolo Maddalena, ex presidente della Corte Costituzionale ora in pensione, durante una manifestazione a Roma, il 7 maggio, parla accoratamente e senza peli sulla lingua. Sette minuti e mezzo che sciolgono il sangue: “E’ dovere sacro del cittadino di difendere la Patria e la nostra Patria è in pericolo perché è in pericolo la nostra Costituzione intera, la Costituzione è in pericolo. Siamo di fronte ad una situazione economica insostenibile. La modifica della Costituzione a chi serve? A chi serve? Serve alle multinazionali, alle banche, alla finanza. Staniamo il nostro nemico in nome dell’articolo 52 che impone ad ogni cittadino di difendere la Patria dalla guerra economica, è essenziale e dovere inderogabile. L’ordinamento giuridico italiano, che ancora era fondato sulle norme costituzionali, dal periodo di Berlusconi in poi ha ceduto alla pressione della finanza e ci sono una quantità enorme di articoli della Costituzione. E adesso, attraverso il disegno dell’Unione Europea, che ci manda avanti attraverso il bail-in (…) C’è il disegno di espropriarci, perché l’ideologia neoliberista, che è entrata nelle menti e nell’immaginario collettivo, dice che l’uomo deve essere auto-imprenditore, che ci deve essere la concorrenza perfetta, e che bisogna mercificare tutto (…) stanno vendendo tutto, anche le cose che appartengono al popolo (…) Abbiamo un compito importante, dobbiamo vincere l’indifferenza, dobbiamo convincere gli italiani che siamo sotto l’influenza di un pensiero che ci porta alla rovina che vuole l‘accentramento della ricchezza nelle mani di pochi, la distruzione del diritto al lavoro, e far passare la sovranità dagli Stati al mercato, negli interessi delle multinazionali (…) oggi manifesteremo anche contro il Trattato Transatlantico, perché la spudoratezza della finanza è arrivata a dire che tra Usa e Ue dobbiamo mettere come norma fondamentale la libertà di commercio e investimento. Ma siamo ammattiti? Vogliamo cancellare la Costituzione? (…)

Ed ecco, sullo stesso tenore, meno comiziante ma non meno pungente e attento, il procuratore aggiunto alla Corte di Appello di Palermo, Roberto Scarpinato, che a sua volta evidenzia i legami tra dis-attuazione della Costituzione, poteri sovra-nazionali, distruzione della società. Altri sette minuti da studiare a memoria. Un’altra limpida boccata d’ossigeno. E una frase finale che suona come un richiamo d’emergenza: ““I giuristi di sincera fede democratica devono tenere ben alta la testa ed alzare la testa dalla loro scrivania al cielo, prima che il cielo si oscuri definitivamente e la luce si spenga”.