SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Alcune considerazioni sulla vicenda della esclusione del Movimento Cinque Stelle dal panorama della politica locale.

Dispiace innanzi tutto che una forza politica comunque espressione di una base elettorale sambenedettese consistente (al di la’ dei punti percentuale in più o in meno che avrebbe potuto conquistare alle prossime elezioni) non potrà essere rappresentata nel nuovo Consiglio Comunale con il rischio (se i grillini non dovessero o volessero assumere un qualche incarico all’interno della Giunta) di  rimanere fuori dalla sedi dove vengono discussi e approvati gli atti politici veri e propri.

Una tale mancanza di rappresentatività lascia senza voce “istituzionale” un gran numero di cittadini e questo in ogni caso è un dato poco confortante, che dovrebbe destare qualche preoccupazione anche nelle altre forze politiche, al netto di come quei voti verranno poi ridistribuiti.

Credo infatti che la politica, oltre al consenso e alle azioni di ciascun singolo partito o gruppo all’interno dei diversi partiti, possa anche essere considerata un sistema aperto alla partecipazione di più soggetti politici dove i punti di conflitto e la composizione successiva degli stessi creano un percorso politico in cui tutti, in misura e con ruoli diversi, prendono parte. Senza interlocutori e senza discussione anche prendere le decisioni giuste diventa più difficile.

Una seconda considerazione: durante le dirette web di Riviera Oggi tra i vari candidati sindaci più volte il candidato Cinque Stelle Giorgio Fede ha fatto riferimento alle regole interne del movimento dicendo che non sono “regole monastiche”, ma che la loro osservanza è un requisito fondamentale per il contributo nuovo di onestà, trasparenza e democrazia che i Cinque Stelle vogliono portare.

La domanda che mi pongo è: se da una parte l’uso di regole formali più democratiche sia nella scelta dei candidati che nella loro successiva attività politica è un fatto secondo me innovativo che nel tempo potrà davvero portare interessanti elementi di novità politica, d’altra parte l’osservanza della “legge”, in questo caso interna al movimento, è sufficiente per “estirpare” quell’atteggiamento che è in ognuno di noi e nella vita politica pubblica, di egoismo, attaccamento al denaro e al successo personale?