SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nel “Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice”, alla presenza delle autorità civili e militari e degli studenti degli istituti superiori cittadini (licei classico “Leopardi” e scientifico “Rosetti” e Istituto Alberghiero “Buscemi”), si è tenuto stamattina, lunedì 9 maggio in Auditorium comunale, un momento di riflessione tenuto dal prof. Alessandro Orsini, direttore del Centro per lo Studio del Terrorismo dell’Università di “Tor Vergata” e docente della “Luiss” di Roma e autore del libro “Isis. I terroristi più fortunati del mondo e tutto ciò che è stato fatto per favorirli”.

Dopo il saluto del Sindaco, il prof. Orsini ha illustrato le sue tesi sull’Isis e il terrorismo islamico. Secondo Orsini “le differenze tra le stragi di Parigi e Bruxelles mostrano elementi di debolezza del terrorismo jihadista che non è più inarrestabile come prima. Nei 129 giorni che separano le due stragi, se ne sarebbero dovute consumare tante altre, invece non è stato così. Anche la metodologia con cui sono stati realizzati rispecchiano la fragilità del gruppo armato: mentre l’attentato in Francia è stato compiuto da dodici terroristi, quello in Belgio solo da quattro uomini. Anche il fatto che l’artificiere delle due stragi sia la stessa persona, sottolinea che l’Isis non cresce nei numeri”.

Orsini si è anche soffermato sulle vite dei terroristi che “non vivono una vita eroica come vogliono farci credere nei video di propaganda, ma sono costretti a trascorrere la loro esistenza braccati, nascosti, senza poter entrare in contatto con la propria famiglia. Ad esempio Salah Abdeslam, uno dei membri del commando terrorista della strage del 13 novembre a Parigi, quando è stato arrestato nel quartiere di Molenbeek a Bruxelles ha trovato sollievo. E’ un atteggiamento uguale a quello di tanti terroristi – ha aggiunto Orsini – anche per Patrizio Peci, brigatista sambenedettese, che nella sua autobiografia racconta di una vita d’inferno, orrenda, in cui neppure i rapporti sociali e d’amore potevano essere coltivati”.

Per lo studioso “è importante che quando si parla di Isis non ci si lasci coinvolgere emotivamente, ma ci si deve basare su fatti concreti e dati certi”. Proprio per questo, il prof. Orsini ha elaborato un modello teorico per ricostruire i processi socio-psicologici che portano le formazioni terroristiche di estrema sinistra a compiere omicidi. Esso è sintetizzato nell’acronimo DRIA: Disintegrazione dell’identità sociale, Ricostruzione della stessa, Integrazione in un gruppo, Alienazione dal mondo circostante. Costruito sull’intrecciarsi di variabili sociologiche, il modello consentirebbe di tracciare il percorso che spinge il terrorista a dare e ricevere morte attraverso la propria spersonalizzazione (disintegrazione), la successiva acquisizione di una mentalità integralista (ricostruzione), l’ingresso in un gruppo settario (integrazione) e l’allontanamento dalla realtà (alienazione).