SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Se non fosse stato per la segretaria del Pd comunale, Sabrina Gregori, che gli ha rovinato un po’ la festa durante la presentazione del programma, nemmeno Paolo Perazzoli, candidato del Partito Democratico (più alleati) alla carica di primo cittadino di San Benedetto, si sarebbe auspicato di meglio.

Passi la vittoria alle primarie, con afflusso record di votanti (circa 7.200). Ma a quel punto, non tutto sembrava spingere a favore del già due volte sindaco sambenedettese. Margherita Sorge minacciava una scissione, Antimo Di Francesco non sprizzava gioia. Così alla “sinistra” del Pd ci si armava per creare un antagonista pericoloso, che nelle intenzioni iniziali poteva coinvolgere oltre ai “sorgiani”, anche i socialisti, i Verdi, Sel, e magari Rifondazione.

Tutto ciò non è avvenuto e con il passare dei giorni e delle settimane l’antagonismo sorgiano è rientrato, con candidati di quell’area all’interno del Pd. I Verdi sembra non si ripresentino, i socialisti hanno accettato la non ricandidatura di Laversa e Sestri (Laversa poi approderà nella lista di Sel assieme all’ex assessore della prima giunta Gaspari Settimio Capriotti), dal centro politico si è fatto l’accordo con l’Udc del consigliere Domenico Pellei e con Marco Calvaresi, che ha rinunciato alle sue ambizioni personali entrando definitivamente nella coalizione di centro sinistra. Anche Tablino Campanelli, dopo due campagne elettorali da candidato sindaco, senza successo, stavolta si è aggregato sperando di entrare in consiglio comunale non come comandante ma almeno come marinaio semplice (si traduca in consigliere comunale).

Ma negli ultimi giorni Paolino Perazzoli Pigliatutto si è superato: la galassia di sinistra, tra Rifondazione, Comunisti Italiani e cani sciolti, ha deciso di creare una lista civica, ma sicuramente non depoliticizzata, a sostegno di Perazzoli. E oggi, colpo grosso: Riego Gambini, ex consigliere comunale del M5S tempo fa indicato come potenziale candidato sindaco per i grillini e oggi in forte polemica con la candidatura a sindaco di Giorgio Fede, compare come candidato nella lista civica di Paolino Perazzoli Pigliatutto.

Cosa volere di più dalla vita? Se non fosse per il pepe gettato da Sabrina Gregori e per l’eterna disputa tra Sel e rifondaroli (i primi sono gli unici che hanno resistito all’abbraccio di P.P.P), con forti polemiche per l’alleanza anche da parte di ex rifondaroli di lotta e di governo, sarebbe la campagna elettorale perfetta, considerando che il fronte degli antagonisti si presenta molto frammentato.

Tre considerazioni doverose:

a) P.P.P. non è uno sprovveduto: sa che nelle elezioni comunali “più siamo meglio stiamo“, non fosse altro perché voto al consigliere porta (spesso) voto al candidato sindaco. E proprio qui gioca una gara sul filo del rasoio: se i vari alleati ottenessero buoni risultati, in caso di vittoria la maggioranza di 14 consiglieri potrebbe risultare fortemente frammentata. In caso contrario, è facile prevedere una notevole centralità del Pd e della lista di Perazzoli stesso in consiglio. P.P.P. crediamo sappia che “più siamo meglio stiamo” anche perché “più siamo e meno entriamo“, in consiglio comunale.

b) se però così non fosse, con un Pd arrancante e una lista civica che non sfonda, una maggioranza tanto larga, in caso di vittoria, entrerebbe in maniera “orizzontale” in consiglio comunale, con il rischio di balcanizzare la maggioranza. Prendere più voti oggi per governare con il misurino domani.

c) Ampliare così tanto la formazione da presentare agli elettori presenta anche un’eventuale arma da doppio taglio. Infatti cercando il “pieno” fin da subito, è facile prevedere che al secondo turno questo non aumenti granché, cosa in cui invece sperano gli sfidanti.