ISERNIA – La Guardia di Finanza di Isernia ha notificato il 21 aprile quattro ordinanze applicative della misura cautelare degli arresti domiciliari al sindaco di Forlì del Sannio ed a tre imprenditori tra cui figura anche il fratello del primo cittadino. Per appalti truccati. Nell’inchiesta sono state sottoposte ad indagini anche alcune imprese sedenti in varie Regioni tra cui Marche (una in provincia di Macerata) e Abruzzo (tre nella provincia di Teramo), Lazio, Molise, Lombardia ed Emilia Romagna.

Complessivamente, fra le regioni interessate, 144 persone fisiche a vario titolo sono state segnalate all’Autorità Giudiziaria per i reati di turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione, istigazione alla corruzione e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

I provvedimenti, su richiesta di della Procura d’Isernia, sono stati emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Isernia.

Altre misure riguardano un funzionario pubblico, già responsabile dell’Ufficio Fondi Strutturali della Regione Molise, Servizio difesa del suolo, opere idrauliche e marittime (sede di Isernia e all’epoca dei fatti sindaco di Acquaviva d’Isernia destinatario della misura interdittiva della sospensione dall’esercizio delle funzioni di pubblico ufficio) ed un noto imprenditore della provincia destinatario dell’obbligo di dimora presso il Comune di residenza.

L’indagine, condotta dalle Fiamme Gialle d’Isernia, ha messo in evidenza una sconcertante commistione politico-gestionale della cosa pubblica riconducibile al funzionario pubblico, il quale, muovendosi a vari livelli è riuscito a creare nel tempo una rete di amministratori compiacenti ed “amici” ai quali riservare un trattamento privilegiato nella programmazione regionale per la destinazione dei fondi per il dissesto idrogeologico (e non solo) in forza del doppio ruolo da egli rivestito (funzionario pubblico e sindaco). Egli, infatti, piazzava con stucchevole disinvoltura incarichi di progettazione di lavori e appalti pubblici per lo più derivanti dai fondi che egli stesso procurava ai vari “sindaci amici”, anche grazie ad influenti contatti capitolini.

Era ben noto all’organizzazione che nel piano Italia Sicura erano stati stanziati 1,7 miliardi di euro per più di 1.150 interventi. Ed allo stesso tempo il decreto Salva Italia ha innalzato la soglia a 5.186.000 euro per l’utilizzo della procedura negoziata per gli interventi di somma urgenza. Approfittando di tali circostanze è stato fatto uno smodato ed irregolare utilizzo della procedura negoziata a scapito della normale procedura aperta. Ne derivava che l’affidamento dei lavori seguiva un iter del tutto opposto rispetto a quello previsto dalla legge, atteso che spesso i vincitori delle gare risultavano non solo i soggetti prescelti (come ovvio illecitamente) ancor prima dell’attivazione del’iter burocratico ma anche coloro che hanno fattualmente costruito quella che può definirsi la vera e propria pantomima procedimentale.

Con sorteggi truccati, simulazioni di necessità d’urgenza, falsificazione di atti amministrativi e preordinati avvalimenti figuravano sempre le stesse compagini societarie: quelle destinate a vincere, con reciprocità di favori, e, ovviamente i competitors di comodo.

La Guardia di Finanza ha accertato che il sistema illecito è ben collaudato ed anche quando non riesce a preconfezionarsi l’aggiudicazione del lavoro pubblico sa trovare agevolmente altre scaltre strade per raggirare la stazione appaltante, quali, per esempio, falsi preventivi da propinare all’Ente, salvo poi richiedere supplementi di corrispettivo a giochi fatti. Vantaggi per tutti insomma. Il funzionario pubblico non ne fa mistero “Io a rotazione faccio lavorare tutti….” dai rilievi compiuti dai finanzieri. Il sistema, essendoci un accordo a monte, garantiva percentuali di ribasso minime e ben lontane dalle condizioni di mercato sicché si potessero creare quelle provvidenze necessarie per accontentare proprio tutti. Pur tuttavia non mancano le polemiche tra i sodali. Un indagato, confidandosi con l’amante: “…a me i grossi non sono mai toccati! Quelli sono per….(omissis)…Ehh! Sono loro che li fanno gli appalti….mica me li faccio io” sempre dai rilievi compiuti dai finanzieri.

Determinante anche il ruolo del sindaco di Forlì del Sannio che, sebbene incensurato, ha dimostrato di svolgere la funzione non già per perseguire la salvaguardia di interessi pubblici bensì per soddisfare le esigenze personali proprie e del fratello avallando ed alimentando tenacemente l’illecita collaborazione instauratasi con altro imprenditore ed inducendo a delinquere anche il proprio tecnico comunale. Molti degli indagati, seppur ignari di essere intercettati dalla Guardia di Finanza, sospettavano di essere sottoposti ad indagini, circostanza questa che li induceva a cadenzare le aggiudicazioni, ad esempio “Giampaolo non può vincere, perché ha vinto adesso a Pescolanciano!” ed ancora “…Silvano sta sotto inchiesta…”, quindi “Non è che per (incomprensibile) mila euro ci dobbiamo fare sbattere tutti in carcere o sui giornali tutti quanti!”.

In via prudenziale nelle conversazioni telefoniche gli indagati utilizzano un linguaggio criptico, evidentemente noto a tutti. Per esempio vengono indicate le percentuali di ribasso simulando inesistenti appuntamenti: “buongiorno a te! Sai la mia memoria perde colpi…volevo sapere, a che ora ci dobbiamo vedere? Alle due e mezza o alle tre e mezza?” La risposta è “alle due e mezza”.

Mentre ad un altro imprenditore viene detto “ti chiamo io alle tre meno un quarto, dai!” Ed infatti, in quella gara, le imprese ad essi riconducibili praticano, rispettivamente, il 2,50% ed il 2,45% di ribasso sull’importo di gara.

Complessivamente lo scenario scandagliato ha preso in considerazione 60 appalti per un valore complessivo di 30 milioni di euro.

In ben 47 casi sono emerse condotte atte a turbare le procedure che dovevano aggiudicare appalti per complessivi 27.107.751 euro con un corrispondente danno per l’erario quantificabile in 5.198.279 euro.

Le indagini della Guardia di Finanza di Isernia hanno interessato ben 23 amministrazioni comunali della provincia di Isernia e Campobasso. Sono state sottoposte alle indagini 109 imprese sedenti nelle Regioni Molise, Lazio, Abruzzo (tre in provincia di Teramo), Marche (una in provincia di Macerat), Lombardia, Emilia Romagna e Campania e 144 persone fisiche a vario titolo segnalate all’Autorità Giudiziaria per i reati di turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione, istigazione alla corruzione e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Unitamente ai soggetti destinatari di misure cautelari verranno notificati avvisi di garanzia agli altri indagati ed invito a rendere interrogatorio nei confronti di otto tecnici comunali nei cui confronti è stata richiesta la misura dell’interdizione dai pubblici uffici.