SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Colpito e affondato. Il decennio di Giovanni Gaspari si conclude nel peggiore dei modi, con ben tre delibere bocciate o rispedite al mittente.

Lidl, Chiesa Evangelica e Poru. Eccole le fermate della Via Crucis di un sindaco che, nemmeno due ore prima, aveva goduto di una standing-ovation al termine dell’appuntamento autocelebrativo “Così la città ha cambiato volto”.

Ed è proprio sul cambio di volto – nel senso di voltafaccia – che pone le radici l’ultima assise con pieni poteri deliberativi, prima dello stop imposto dalle scadenze elettorali.

La spia si accende alle 21 e 55 di giovedì. Si discute la proposta di cambio di destinazione dell’area di Ragnola, per consentire la realizzazione di un centro commerciale della Lidl. Luca Vignoli è il primo a scagliarsi contro l’amministrazione: “Mi sfuggono i motivi che dovrebbero giustificare questa delibera. Stiamo parlando della modifica della destinazione da commercio all’ingrosso a commercio al dettaglio. Si va a fare un grande favore a un’azienda privata. Da consigliere mi chiedo perche dovrei votarla, dato che si va a dare un vantaggio al privato senza ottenere in cambio un beneficio pubblico”. Gli fanno eco Bruno Gabrielli e Loredana Emili: “Invito il sindaco ad un ripensamento”, dichiara l’ex capogruppo Pd. “Notiamo poca sensibilità verso il futuro della città. Non si può procedere con così tanta velocità, c’è stata scarsa discussione”.

Tutto normale, il gioco delle parti viene rispettato. In fondo l’opposizione fa l’opposizione. E quando Gaspari prende la parola si percepisce ancora un’incrollabile tranquillità: “San Benedetto è una realtà a fortissima attrazione commerciale. Si tratta semplicemente di prendere atto della situazione che vive il nostro territorio, perché vogliamo impedire che ci possano essere questi tipi di interventi? Se lì avessimo dato l’autorizzazione al commercio all’ingrosso, avremmo avuto 4.500 metri quadrati di superficie occupata ed una volumetria superiore. L’impatto sarebbe stato differente”.

LIDL, DUE VOTAZIONI NULLE Si vota. La schermata si colora di verde, rosso e giallo. Qualcuno conta a mano, partono applausi isolati. E’ il segnale di ciò che sta per accadere: 11 consiglieri favorevoli, 11 contrari e 3 astenuti. Decisive le titubanze di Calvaresi (neo-alleato di Perazzoli), Zocchi e Marinucci. Alla seconda conta l’esito non cambia ed il documento viene rimandato a dopo le elezioni.

GASPARI RITIRA IL PUNTO SULLA CHIESA EVANGELICA In Sala Consiliare il clima cambia: “I Poru non passeranno mai”, è la convinzione generale. Ma prima dei piani di riqualificazione urbana c’è da risolvere la questione di Fosso dei Galli. Tempo venti minuti e crolla pure il secondo muro: i capigruppo di Pd, Verdi-Socialisti, Idv e Città Aperta presentano un ordine del giorno in cui si invita la futura giunta ad occuparsi della vicenda. La nota non verrà mai messa ai voti, in quanto Gaspari ritira ufficialmente il punto.

DIRIGENTE MALATO, SALTA EMENDAMENTO DEI GRILLINI SUI PORU Alle 23 tocca ai Poru. L’aula si riempie. Prendono la parola i Cinque Stelle che chiedono la sospensione del consesso per 15 minuti per la definizione di un emendamento chiamato a stralciare i progetti di Areamare ed Edilcomar.

Lo stop si allunga. Attorno ai grillini si forma un capannello di curiosi. Non a torto: “Siamo impossibilitati a presentare l’emendamento per mancanza di un parere tecnico – rivela sconsolato Peppe Giorgini – il dirigente competente stasera è assente per malattia”.

A pochi metri di distanza il resto della minoranza rumoreggia. C’è il timore che la pausa si trasformi in un clamoroso boomerang: “L’atmosfera era talmente bollente che potevamo sferrare il colpo finale. Il break potrebbe ricompattarli”.

In realtà la serata ha preso tutt’altra piega. Il centrosinistra, riunitosi in sala giunta, tenta il tutto per tutto buttando giù un emendamento fotocopia, così da non essere costretto a votarne uno col ‘marchio’ dei pentastellati.

CINQUE STELLE: “RINVIATE LA DELIBERA” L’impressione è che Gaspari voglia portare i Poru alla conta, a tutti i costi, comunque vada. Tuttavia, l’intoppo del dirigente assente inguaia anche la maggioranza. I grillini riprendono la parola: “Dal momento che non possiamo ottenere il parere tecnico, proponiamo il rinvio della delibera ad un’altra seduta”.

FURIA GASPARI: “DIRIGENTI, VI RICHIAMO AL DOVERE” E’ la goccia che fa traboccare il vaso. “Stasera sta andando in scena una delle peggiori sedute di questi dieci anni”, sbotta il sindaco. “Se manca un dirigente, la struttura comunale ha ugualmente un numero di dirigenti tale da poter offrire un parere. Alcuni di loro sono presenti in Consiglio. Se non lo faranno, questo episodio non passerà inosservato, fosse l’ultima cosa che faccio, ve lo posso garantire. La mia non è una minaccia, è un richiamo al dovere”.

RINVIO DEI PORU, 15 SI’ Non rimane che esprimersi sul parere dei Cinque Stelle. Stavolta i sì e i no hanno significato inverso: col tasto verde si va a casa, col rosso si rimane in assise. I favorevoli al rinvio diventano 15 (tra cui Morganti e Marinucci), i contrari si fermano a 9, Zocchi è l’unico astenuto.

LAVERSA AI SUOI: “VERGOGNATEVI” Gaspari abbandona l’emiciclo in fretta e furia. A rappresentare la sua indignazione ci pensa il socialista Pino Laversa, che spedisce un sms di fuoco ai compagni d’avventura: “Dovete vergognarvi”. Non un pensiero isolato. Nella riunione di maggioranza di lunedì sera, l’intera maggioranza si era trovata d’accordo sulla bontà dell’operazione relativa alla Lidl. Nessuno aveva posto obiezioni. Anzi, era stata manifestata soddisfazione per la diminuzione di cubature in relazione alle indicazioni originarie del Prg. Sui Poru invece, l’eliminazione del discorso commerciale sembrava poter convincere i più scettici. Previsioni entrambe errate.

PERAZZOLI DECISIVO Per molti la figura ingombrante di Paolo Perazzoli è stata determinante. “Come voteranno i consiglieri comunali ricandidabili?”, si era domandato alla vigilia dell’assise. “A quale fedeltà si atterranno? A quella verso l’attuale sindaco o a quella verso il possibile sindaco del futuro?”.

LIBERATI: “HO UNA MIA TESTA” L’avvertimento non ha in ogni caso condizionato le scelte di Vinicio Liberati: “Perazzoli mi ha dato un’indicazione di voto, non ho nessun obbligo. Ho una mia testa, le mie ragioni non sono in vendita. Devo rendere conto ai cittadini che mi hanno eletto. Il percorso dei Poru venne avviato tre anni fa, era giusto portarlo a termine. Se i Poru fossero passati sarebbero andati a Vas, Perazzoli sarebbe potuto intervenire una volta eletto”.